Se “mi” racconto mi conosci – Emanuele: «Sollevavo pesi per battere il cancro, ora parto per gli Europei»
Emanuele Conti faceva il preparatore atletico ad Avigliano Umbro in provincia di Terni, la città che ha il numero di casi di tumore tra i più alti in Italia. E nemmeno lui ha fatto eccezione: «Nel 2015, quando avevo 31 anni, ho scoperto un tumore al testicolo». Quella diagnosi, arrivata per caso durante un controllo di routine, gli ha cambiato la vita. In meglio, in un certo senso. Perché lottare contro la malattia gli ha dato la forza di migliorarsi nello sport che praticava e di diventare campione italiano e vice-campione mondiale.
Emanuele era un appassionato di kettlebell lifting, un’antica arma russa contro la debolezza che è diventata una disciplina sportiva, una sorta di pesistica del popolo: un sollevamento pesi (detti «ghirie») unito alla resistenza, dove il carico è fisso e vince che fa più ripetizioni in dieci minuti o anche durante un’ora nel caso delle maratone. «Ho iniziato in garage da solo, mi ha colpito la particolarità: è un attrezzo con cui si allena l’esercito russo ed stato è inserito nei programmi dei marines». Dopo la pratica amatoriale è arrivato l’agonismo. E la botta inattesa. «La diagnosi è arrivata con un controllo di routine. Avevo avuto una contusione al ginocchio e già che c’ero ho colto per verificare un varicocele. Dall’ecografia è uscito il sospetto e mi hanno fatto fare ulteriori accertamenti, che hanno confermato la malattia. L’intervento a Pisa il 15 marzo 2015 e a seguire la chemioterapia a Terni a giugno».
Ma ad agosto era già in gara. «Gli allenamenti sono stati una chiave per superare difficoltà», spiega. «Fissarsi un obiettivo è fondamentale per distrarsi dalle preoccupazioni. Io come obiettivo mi ero prefissato di ritornare alle gare, soprattutto quello che rappresentava la resilienza: la maratona, un’ora consecutiva di sollevamenti, per cui serve molta tenacia». Emanuele si è ispirato a l campione di ciclismo Lance Armstrong. «Prima di scoprire il tumore sono rimasto colpito dalla sua storia e dal suo progetto Live Strong: aveva avuto la mia stessa malattia, ma ritornò in sella e vinse. La differenza tra me è lui è che io non sono dopato…».
Nel dicembre del 2015 è arrivata la convocazione nella nazionale italiana, della quale è campione italiano in carica. poi il titolo di vice campione del mondo Danimarca 2016. Adesso è partito per gli Europei in Portogallo. «In una società in cui imperversano le mode e il consumismo, in cui si guarda all’apparenza delle cose e non alla sostanza bisogna dare peso alle cose che contano. La mia frase è “o si è alla moda o si è forti” coniata da Pavel Tsatsouline, l’istruttore russo che mi ha fatto conoscere il kettlebell nel 2007, in uno dei suoi articoli».
Ora Emanuele ha scritto un libro – «Life Strong dal cancro al master sport – diario di un maratoneta del ferro», pubblicato a inizio settembre da Calzetti e Mariucci – per lasciare un messaggio a chi affronta momenti di difficoltà: «Abbattersi o compatirsi è sbagliato. Trovate passione e fissatevi obiettivi per combattere lo sconforto. Dà autostima che si tende a perdere quando si scopre di essere malati». Nel libro ripercorre le tappe che lo hanno portato dalla scoperta del cancro ai testicoli fino al raggiungimento del titolo di Master Sport massima onorificenza sportiva nei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Il ricavato sarà interamente devoluto al Reparto di Oncologia di Terni dove sono stato in cura.
Tratto da Corriere della Sera – Buone Notizie