Blog / Rassegna stampa | 08 Maggio 2019

Avvenire (Guido Mocellin) – In Rete l’intenzione personale diventa una preghiera pubblica

Per la sezione Rassegna Stampa pubblichiamo sul blog l’articolo comparso oggi su Avvenire, scritto da Guido Mocellin, che parla del blog e delle intenzioni della Messa che, come abbiamo già detto, negli ultimi giorni sono state spesso dedicate a Noemi (la bambina napoletana che lotta tra la vita e la morte): avevamo fatto il post di cui parla Mocellin proprio per rilevare il fatto che tanta gente chiedesse preghiere per lei

Vincendo la comprensibile ritrosia, don Mauro Leonardi ha dedicato uno degli ultimi post del suo blog “Come Gesù” alle intenzioni di preghiera che egli raccoglie quotidianamente, intorno all’ora del Vespro, sull’omonima pagina Facebook, per portarle al Signore durante la Messa che celebrerà il mattino dopo. Su scala minore la cosa succede su molti altri profili e pagine dei social network, legati a preti e parrocchie o anche a religiosi e alle loro comunità, maschili e femminili. Ma qui su “Come Gesù” le proporzioni sono impressionanti: ogni giorno, intorno a seimila. Così don Leonardi spiega come gestisce una tale mole di orazioni senza tradire coloro che gliele affidano: «Qualche volta la sera ma più spesso la mattina, prima della Messa, se sono in un posto tranquillo le “sfoglio” sull’iPhone e, pregando per tutti, cerco di leggerne qualcuna». E aggiunge: «Se un romanziere volesse ispirazioni per un suo libro dovrebbe leggerle perché ogni giorno, pur nel pudore dei sentimenti, su quella pagina di Facebook passa l’intero arcobaleno dell’uomo». Non voglio fingere di averne letti a sufficienza per classificarli, ma certo l’impressione che si ha “sfogliandoli” conferma il suo giudizio. Ho avvertito prima di tutto un grande senso di pietà per quante sofferenze, prove, bisogni, desideri i nostri cuori custodiscono e, in questo caso, esibiscono. Poi, più freddamente, mi sono chiesto di che cosa si nutra la fiducia che viene riposta in questa “nuova” forma di preghiera, che è personale (come quella che si lascia, scritta, nei santuari) ma insieme è la più pubblica che la vita della Chiesa abbia mai conosciuto. Non credo che c’entri la fiducia nella persona di chi intercede, che sia il popolare don Mauro o qualche sconosciuta suor Chiara. Mi pare piuttosto che sia in gioco una speranza: che non solo l’intercessore, ma l’intera comunità virtuale, potenzialmente illimitata, leggendo l’intenzione di preghiera la faccia propria e la presenti a Dio.

Tratto da Avvenire