Se “mi” racconto mi conosci – Charlotte, la ricca vedova che vende case a Londra per aiutare gli altri
C’è un angelo biondo che va in giro per Londra con delle buste rosa piene di soldi: che distribuisce in beneficenza a chi si occupa di bambini disabili, famiglie in difficoltà o ragazzi problematici. È una ricca vedova che dodici anni fa si è lanciata senza alcuna esperienza nel settore immobiliare con un solo obiettivo: fare tanti soldi. E non per sé, ma per gli altri.
Incontriamo Charlotte Grobien nell’esclusivo club di Londra che è solita frequentare: è una signora elegante, di gran fascino e soprattutto entusiasta della sua missione. «Sono – dice di sé – una banca che cammina. Anche se la filantropia non viene spesso associata con il mondo spietato del business immobiliare». E invece è proprio quello che lei ha fatto: finora ha realizzato profitti per circa due milioni di euro, tutti distribuiti in beneficenza attraverso la sua associazione «Give it away». Charlotte aveva avviato l’attività nel 2007, costruendo tre case su un terreno vicino alla sua zona, nel sud di Londra: «Ho fatto tutto da sola, dall’acquisto alle forniture – racconta – fino agli aspetti finanziari. E nel frattempo contattavo gli enti di beneficenza che avrei aiutato».
Dalla vendita di quel primo lotto Charlotte aveva ricavato profitti per oltre 600 mila sterline, che aveva subito girato alle charity. Lei sceglie personalmente i destinatari delle sue donazioni, va a visitarli per essere convinta che si tratti di una buona causa: «Devono farmi battere il cuore!». Sono in genere piccole associazioni che seguono bambini con disabilità fisiche o psicologiche, famiglie in difficoltà perché senzatetto, disoccupati o vittime di violenza, ma anche ragazzi a rischio criminalità o che necessitano di supporto educativo. Quando Charlotte arriva con la sua busta rosa è sempre una gran festa: «È una sensazione meravigliosa pensare che questa idea sia nata dal nulla. E che dopo aver corso grossi rischi finanziari, e averci messo tanto lavoro dentro, vederla realizzata significhi davvero migliorare la vita di qualcun altro».
Ma cosa la spinge? «Sono molto determinata – dice – e voglio sempre andare fino in fondo: in cambio ricevo tanto calore e amicizia». Perché Charlotte ammette che dopo la perdita del marito e dei genitori a volte si sente un po’ sola. Ma le associazioni di beneficenza che sostiene sono ormai la sua nuova famiglia: come si è dimostrato quando due anni fa la regina Elisabetta l’ha insignita del titolo di Ufficiale dell’Impero britannico. Alla cerimonia c’era il principe William ad appuntarle la medaglia sul petto, «ma purtroppo non avevo più nessuno della mia famiglia a condividere quel momento: allora ho portato con me tutte le mie charity e dopo ho fatto con loro un grande pranzo a St James per festeggiare». Non che Charlotte sia un tipo in vena di malinconie, tutt’altro. Sui suoi cantieri organizza party con i muratori, li fornisce di giubbotti rosa, porta in visita i ragazzi disabili sulle carrozzine, il tutto spesso sotto l’occhio delle telecamere che la seguono. Perché nel corso degli anni Charlotte ha attirato tanto sostegno: dalla stampa che le dà visibilità ai fornitori che le fanno sconti agli avvocati e commercialisti che si offrono di lavorare gratis per lei. «La gente ha creduto in me – spiega – ed è entrata nello spirito di quello che stavo facendo».
Col suo secondo progetto Charlotte ha raggiunto il milione di sterline: «Ho organizzato una grande festa col mio team e con tutte le associazioni di beneficenza. Ne ho radunate 13 in una stanza e vederle lavorare assieme è stato un altro bel risultato della mia opera». In dodici anni di attività Charlotte ha costruito otto nuove case, comprato, affittato e rivenduto due appartamenti, rinnovato e ampliato una proprietà a Chiswick, fuori Londra, e al momento sta costruendo due altre nuove case nel Surrey, che saranno pronte per la primavera. «E sarebbe carino – dice – se qualche interior designer, magari anche dall’Italia, si offrisse di venire ad arredarle». Non che tutto sia sempre stato facile. «Lavorare da sola può essere dura: con chi condividi preoccupazioni e momenti difficili? Ma quando cammino nel freddo, nel fango e nel vento di un cantiere, vado col pensiero alle visite che faccio alle famiglie in difficoltà, alle situazioni che vedo, che mi fanno prima venir da piangere e poi mi spingono ad aiutarle». «Give it away» è diventata la vita di Charlotte: «Sono così vicina alle charity che sostengo che siamo ormai amici personali. Mi ritengo estremamente privilegiata. Ma la cosa più eccitante è quando ricevo la telefonata dell’avvocato che mi annuncia che una casa è stata venduta e che i soldi sono arrivati. Allora parto con la mia busta rosa per cambiare la vita di qualcuno»
Tratto da CorrieredellaSera