Se “mi” racconto mi conosci – Maria e la salvezza dal marito violento: «Mi sono ripresa la vita»

«Mi sono ripresa la vita». Maria lo dice ridendo. Ha gli occhi che brillano, la voce squillante. È rinata e si vede, lei lo racconta felice. «Faccio cose che non pensavo di poter fare». Guarda i figli mentre giocano «e mi sembra di sognare. Perché appena un anno fa avevo paura di non sopravvivere. Alcuni giorni ho pensato che poteva ammazzarci tutti». Febbraio 2010. Maria è nel suo bar, Andrea entra spesso. La corteggia. Lei ha solo 20 anni, lui ne ha dieci di più. Si innamorano e decidono di andare a vivere insieme. Ma basta poco a capire che Andrea è molto diverso da come appare. «Era geloso e diventava aggressivo. Gridava che lui mi aveva conosciuta perché davo confidenza a tutti e lo sapeva che ero una facile». La insulta, ogni tanto fa volare uno schiaffo. Poi la situazione peggiora. La spintona, la fa cadere, la prende a calci, un giorno la minaccia con un coltello. Maria però non ce la fa a lasciarlo.

«Ogni volta che mi picchiava andavo via e mi rifugiavo da mia sorella. Lui veniva sotto casa per convincermi a tornare. Chiedeva scusa, giurava che non l’avrebbe fatto più. Mi diceva che mi amava tanto e io ero molto innamorata quindi lo perdonavo». Appena un anno dopo Maria aspetta un bambino. Pensa che questo spingerà Andrea a trattarla meglio. E invece succede il contrario. I suoi scatti d’ira sono ancora più frequenti, quando la picchia diventa brutale. E poi le fa pressione, cerca di controllare ogni suo movimento. «Sceglieva i vestiti che dovevo indossare, decideva come dovevo portare i capelli. Quando mi ha conosciuta li avevo ricci, ma diceva che non gli piacevano e quindi tutti i giorni mi faceva usare la piastra per tenerli lisci. Continuavo ad amarlo, volevo farlo contento. Una volta ho scoperto che aveva conversazioni intime con una ragazza via internet. Sono andata via di nuovo, non potevo credere che mi facesse questo mentre aspettavo suo figlio».

Però lo perdona ancora, si illude che quando arriverà il bambino sarà tutto diverso.E invece nasce Giorgio e la vita si trasforma in un vero e proprio inferno. Le botte diventano più frequenti, vere e proprie aggressioni. Ma questo evidentemente a lei non basta per dire basta. Nel 2015 Maria rimane di nuovo incinta. È una vittima, però non riesce a fare a meno del suo carnefice. Subisce in silenzio, si allontana anche dai familiari per paura che scoprano la verità. Loro sospettano qualcosa, ma nessuno ha evidentemente la forza di intervenire per salvarla. Così Andrea diventa più forte, si sente invincibile. E comincia a prendersela con i bambini. Grida con Giorgio e si accanisce con Matteo. Li chiude nello sgabuzzino buio per ore. Spesso, quando lui arriva i bimbi cominciano a tremare. «Io cercavo di proteggerli, ma lui mi picchiava talmente forte da lasciarmi lividi che duravano anche un mese. Una volta mi ha stretto le mani sul collo e minacciava di ammazzarmi. Più volte mi veniva addosso con un bastone, diceva che ero handicappata, un essere inutile». Maria capisce che se vuole vivere deve fuggire.

Febbraio 2018. Otto anni dopo il primo incontro, Maria chiede aiuto al Telefono Rosa. Entra in una casa rifugio e si salva. Trova finalmente assistenza e aiuto. L’avvocato Alessandra Lapadura è una delle esperte che lavorano per l’associazione. Ricorda bene quei momenti. «Quando l’ho conosciuta era triste, ansiosa, spaventata. Oggi è una giovane donna solare, una madre in grado di offrire sostegno adeguato ai propri figli, una persona nuova. Il suo ex compagno è stato accusato di maltrattamenti aggravati e lesioni. Al processo abbiamo deciso di costituirci parte civile».

Anche il coraggio di entrare in aula di tribunale è un segno della rinascita. Maria lo sa bene: «Quando sono entrata nella casa rifugio ho avuto la netta percezione di che cosa mi fosse davvero accaduto. Ho capito che per sopravvivere avevo completamente annullato le mie emozioni. Io sono figlia di genitori separati, non volevo fallire e soprattutto non volevo che i miei figli subissero quello che io avevo vissuto. Invece subivano l’inferno e per questo sono scappata». Adesso è «completamente dedicata a loro, ho ritrovato le mie amiche, i miei familiari. Esco, vado al cinema, ho riassaporato la gioia di andare a cena, vedere le persone. Ma soprattutto di ridere, credere che per noi tre possa esserci davvero un futuro». Andrea può vedere i figli ma gli incontri sono «protetti». Vuol dire che c’è sempre qualcuno a vigilare, come accade quando i piccoli devono essere tutelati dai grandi. Maria non ha più paura. Perché adesso è una donna consapevole. E questo le fa avere una certezza: «È inutile illudersi, pensare di farcela a rimanere. Bisogna andare via perché un uomo così non cambierà mai. Bisogna riprendersi la vita». Proprio come ha fatto lei.

Tratto da Corriere della Sera