Blog / Buone nuove dal blog | 12 Febbraio 2019

Se “mi” racconto mi conosci – Napoli, la sfida del giovane Roberto: “Sono il vostro giornalaio e ho l’autismo”

Alessandra Bialetti segnala al blog questo articolo

“Buongiorno, mi chiamo Roberto e sono il vostro giornalaio. Ho l’autismo, vi chiedo di essere pazienti e di darmi un po’ di tempo. Impareremo a conoscerci e questo mi aiuterà a servirvi meglio. Grazie mille”. Dice così, il cartello dell’edicola di via Piave, nel quartiere Soccavo di Napoli, dove fa capolino un ventenne, Roberto, che si destreggia convinto tra riviste e quotidiani. Papà Giancarlo e mamma Titti lo osservano a distanza, c’è anche Michela, sua sorella venticinquenne. E poi ci sono lettori che hanno imparato a rapportarsi con lui, sorridenti, complice un altro foglio, che sintetizza un dialogo-tipo tra Roberto e chi acquista il giornale.

“Un mese fa, dopo aver ottenuto l’ok di due esperte che seguono Roberto, abbiamo deciso di rilevare l’edicola nel quartiere dove Roberto è cresciuto – spiega il papà – lanciando così un forte messaggio di integrazione. E’ andata benissimo”. Ed è andata bene per davvero, a giudicare dall’intenso via-vai in questo incrocio della periferia napoletana dove attecchiscono anche le storie più belle. “Abbiamo scoperto dei problemi di Roberto quando aveva 18 mesi, dopo la vaccinazione trivalente, ma i vaccini restano importanti”, spiegano i genitori. E quel cartello che avvisa i clienti? “Roberto ha un autismo di tipo relazionale, chi lo vede dietro al banco non sospetterebbe: così abbiamo ritenuto utile avvisare i clienti. E funziona”.

Funziona per davvero, visto che “quel che ci interessa non sono i margini di guadagnano dell’edicola, che oggi sono evidentemente bassi, ma la crescita dell’autonomia relazionale di nostro figlio, che cresce a vista d’occhio”. E “Repubblica” è tra i giornali preferiti dell’edicolante speciale che si fa apprezzare anche nella parrocchia Nostra Signora di Fatima, dove suona lo shaker, e che insegna tanto, molto sull’autismo e su come relazionarsi con chi ne soffre: “Il nostro – spiega papà Giancarlo  – vuole essere un messaggio forte alle famiglie che hanno ragazzi autistici, ma anche a chi, all’esterno, si ferma davanti ai luoghi comuni”. A volte basta poco per sfatarli. Chiedere un giornale, per esempio.