Se “mi” racconto mi conosci – Alphonsine Yanogo: la suora che ripara motori e cuori
Continua la rubrica di Alessandra Bialetti «Se “mi” racconto mi conosci». Chiunque desidera può contribuire inviando la propria testimonianza a [email protected]
Strade interminabili di terra rossa alternate a tratti d’asfalto. Traffico di pedoni, motorini, camion, biciclette, taxi e auto. Siamo a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, in Africa. Una città che ai nostri occhi occidentali non può che apparire eccessivamente caotica e inquinata, ma che per chi la vive ha una sua logica. Ed è proprio attorno a ruote e motori che fa leva una delle tante forme dell’economia sommersa di Ouagà, come la chiamano i suoi abitanti. Oltre ai rivenditori di pezzi di ricambio, s’incontrano decine e decine di gommisti e meccanici.
Uno dei tanti, ma forse il più singolare di tutti, è il Garage Saint Michel de Sic (acronimo di Suore dell’Immacolata Concezione, ndr) a Tampouy, nella periferia nord della città. Gestito da una donna, meccanico, nonché suora: Alphonsine Yanogo. Una rarità in un Paese come il Burkina Faso considerato terra degli ultimi, sempre in fondo a qualsiasi statistica, ma soprattutto dove la parità di genere è ancora solo un miraggio.
Suor Alphonsine è burkinabé: nata il 29 gennaio 1977 a Pabré, un piccolo villaggio nella provincia di Kadiogo, è cresciuta in una famiglia cattolica, assieme a due sorelle e tre fratelli, dove le difficoltà erano all’ordine del giorno. Ancora molto giovane, a soli 9 anni, mentre frequentava la scuola primaria, ha iniziato a sentire la vocazione, coinvolta da una compagna di scuola che le raccontava delle sue attività parrocchiali, dei momenti di preghiera in casa sua. Con l’amica ha cominciato ad andare a Messa ogni domenica. «Mi piaceva ascoltarla», racconta. «Andare a Messa mi faceva stare bene, ero in pace». Così per Alphonsine la preghiera è diventato uno dei momenti più importanti della giornata.
Ottenuto il certificato di studi primari, ha superato il test per accedere all’Aspirat Saint Goretti di Tampouy, una scuola cattolica gestita dalle suore dell’Immacolata Concezione, con ginnasio femminile della durata di cinque anni. «L’educazione scolastica all’Aspirat, la disciplina e l’etica erano molto curate», racconta. «Venivano insegnate quasi tutte le principali materie (francese e matematica, storia e geografia, diritto, biologia), ma io preferivo quelle più tecniche e pratiche». Durante quel periodo Alphonsine continua ad alimentare la sua fede. Sempre più affascinata dal Vangelo, riscontra nella vita religiosa un vero e proprio richiamo alla felicità. Tant’è che, dopo essersi diplomata, parte alla volta di Guilongou, sempre in Burkina Faso, per un’esperienza vocazionale. Li rimane un anno per poi tornare a Pabré e intraprendere il noviziato.
Nel 2001 Alphonsine emette i voti e, nello stesso anno, si contraddistingue per bravura e ingegnosità nei lavori manuali. Un giorno realizza con semplicità estrema un mulino artigianale a motore per macinare i cereali. Così viene notata da un prete francese, fondatore di diverse associazioni umanitarie in Burkina Faso, Michel Pillot, il quale riconosce in lei una grande dote, invitandola a non sottovalutarla. Con il suo supporto suor Alphonsine prende la patente e, una volta al volante, la sua passione per i motori cresce ancor di più.
Intanto pensa al suo Paese, a Ouagadougou e ai suoi innumerevoli problemi fra i quali l’alto numero d’incidenti stradali, imputabile a una combinazione di fattori: strade in pessime condizioni, mancanza di illuminazione, scarsa abilità nella guida, ma anche veicoli in condizioni riprovevoli. In Burkina Faso prospera infatti il mercato delle auto di seconda mano, molte delle quali sono vecchie carrette sgangherate e da rottamare, dismesse dall’Europa.
Strada facendo suor Alphonsine intuisce che quello può essere il luogo ideale per esercitare la sua missione di suora e, allo stesso tempo, la professione di “riparatrice di auto”. Studia seriamente per due anni ottenendo con il massimo dei voti il diploma en mécanique de automobile. Sempre grazie all’aiuto di padre Pillot, fa pratica in una carrozzeria per imparare il mestiere.
A tutti gli effetti è meccanico, l’unica donna burkinabè, e per di più suora, con un titolo del genere. Un terreno di prova difficile per suor Alphonsine, in un Paese dove le donne vivono sospese tra desiderio e paura di cambiare, tra tradizioni radicate e diritti ancora da conquistare.Eppure Alphonsine, la suora meccanico in un Paese così ostile, ce l’ha fatta.
Ma non è finita qui. Padre Pillot riconosce nelle sue capacità e nelle sue intuizioni un presupposto più che valido per mettere in piedi una piccola impresa. E così il 10 marzo 2009 viene aperto il Garage Saint Michel de Sic, con Alphonsine e tre operai. L’officina con a capo una suora meccanico suscita da subito molta curiosità tanto che, come lei stessa racconta, «venivano e vengono tuttora a vedere se è vero».
Ma oltre ai curiosi, il garage ha attirato anche tanti giovani in cerca di lavoro. Al punto che attualmente l’officina conta 22 persone: la religiosa, un guardiano notturno, sette meccanici, un elettricista, quattro addetti alla carrozzeria e otto alla verniciatura, oltre a diversi apprendisti che pagano l’affitto del posto per imparare il mestiere. I collaboratori di suor Alphonsine percepiscono regolarmente uno stipendio mensile di 35 mila franchi Cfa (circa 50 euro).
L’impegno di suor Alphonsine oggi consiste prevalentemente nell’amministrare e coordinare il lavoro. Generalmente effettua una “diagnosi” dei problemi che le auto presentano, decidendo assieme ai suoi collaboratori il da farsi. Ma è in grado anche di “sporcarsi le mani”: altrimenti che meccanico sarebbe!
Oltre alle questioni burocratiche, tra una fattura e l’altra, la suora è infatti sempre attenta a dare supporto al suo staff. Così non di rado esce da suo ufficio, lega un fazzoletto attorno al velo, si rimbocca le maniche e, tra una chiave inglese e un compressore, insegna agli apprendisti tutto quel che sa sui motori. «Tutti siamo chiamati a fare qualcosa, basta saper ascoltare», conclude. «La vocazione è l’unione di amore e passione, io l’ho vista e sentita per Cristo e in Cristo. A questi sentimenti vanno poi ad aggiungersi l’esperienza e il talento, che lui ti insegna a vedere. Io la vocazione è come se l’avessi sentita due volte».