Blog / Valentina Grimaldi | 23 Novembre 2018

La Dott.ssa Grimaldi risponde – Quando la paternità è un diritto da difendere

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Cara dottoressa,
mi chiamo Gianluca sono un papà di 42 anni, divorziato ormai da 5 anni, con una figlia di 7, Guendalina, che amo profondamente. Le scrivo non per avere risposte, ma al contrario per sollevare un dibattito intorno al ruolo del padre nella nostra società.
Quando io e la mia ex moglie ci siamo lasciati e la nostra storia è finita, Guendalina aveva meno di due anni ed io, come accade alla maggior parte degli uomini in questi casi, ho potuto vedere mia figlia sempre molto poco rispetto a quanto avrei voluto: un week end sì ed uno no, un pomeriggio a settimana e tanti momenti rubati, reclamati, invocati, concordati o decisi a tavolino. Quando una coppia divorzia il padre inevitabilmente perde la quotidianità con il proprio figlio e quello che dovrebbe essere un diritto spontaneo ossia amare e curare la propria prole, diventa un lusso ed un diritto da difendere.
Io e la mia ex moglie abbiamo avuto un divorzio consensuale, ma nonostante questo ho sempre sentito che era poco il tempo che potevo trascorrere con Guendalina, ho sempre approfittato anche di  momenti extra nei quali uscire con lei o fare cose con lei proprio per non perdere quella quotidianità che crea poi il legame con il figlio. Perché dunque le scrivo: perché voglio dire che se ci sono tanti padri che non vedono l’ora di “sbarazzarsi” dei figli ce ne sono tanti come me che rivendicano il loro diritto ad essere padri e che un figlio, maschio o femmina che sia, ha bisogno anche del padre per crescere, ma questo spesso non viene abbastanza considerato. Gianluca Roma

Caro Gianluca, leggendo la tua lettera si sente veramente la sofferenza che hai provato e che ancora provi, nonostante siano ormai passati 5 anni dal divorzio. Ti ringrazio moltissimo per averci scritto, così con il “cuore in mano” , mettendo a nudo il tuo dolore. Nella tua lettera sollevi una questione molto spinosa e dibattuta, la tutela della paternità, e come sempre quando si parla di relazioni e affetti di un individuo, la norma giuridica anche la più perfetta, non può colmare i bisogni dell’anima. Credo sia molto importante la tua testimonianza perché dai voce a tanti padri che come te vivono il distacco dai loro figli con profondo dolore, ma non riescono a dirlo, non riescono a parlarne. Gli uomini più spesso delle donne non parlano dei loro sentimenti e questo alimenta tanti equivoci, incomprensioni e naturalmente sofferenza. In questa rubrica qualche mese fa abbiamo ricevuto una lettera di un altro lettore che dopo tanti anni, 20 più o meno, faceva i conti con una paternità che aveva rifiutato e che ora gli ritornava a galla con tutta la violenza del rimpianto: una situazione molto diversa dalla tua, direi opposta, ma ugualmente efficace per dimostrare come la paternità è un sentimento forte, radicato, da coltivare e non svalutare, non solo per il bene dei figli, ma anche per l’equilibrio interiore dell’individuo.

 

Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie.