Blog / Libri recensiti dal blog | 18 Novembre 2018

Federico Tartaglia – È ora di leggere la Bibbia (e ti spiego come fare)

Questo libro nasce, purtroppo, da un dato di fatto: conosciamo poco la Bibbia, la leggiamo poco. Quasi mai tutta. E il problema non è solo dei laici, ma anche di alcuni religiosi – e di noi preti – abituati a leggere e a studiare questo testo “a pezzi”, magari per prepararsi alla liturgia domenicale, e a non leggerlo mai come organismo intero, come corpo unico dotato di una precipua identità ed integralità.

Come dice l’autore: “Forse non siamo stati capaci di far capire che leggere la Bibbia non è un esercizio di devozione riservato a pochi (preti, frati e suore più qualche «laico impegnato»), ma, anzitutto, è una scuola di vita per tutti. Anzi, oso dire che, prima ancora che un «deposito di verità» da usare per attaccare chi non la pensa come noi la Bibbia è la più straordinaria scuola di vita a nostra disposizione”.

E io aggiungo che la Bibbia non è un testo solo per cattolici o per credenti, ma è un testo di cultura inserito a tutto titolo nel canone della cultura occidentale: la nostra cultura, i nostri testi letterari, i nostri dipinti, le nostre chiese ed i nostri musei, parlano il linguaggio biblico in tantissimi casi e certe frasi sono passate addirittura nel lessico quotidiano senza che le persone abbiano più la consapevolezza della loro provenienza.

Per questo Federico Tartaglia si avventura abilmente in una disamina di tutti i 73 libri della Bibbia (46 dell’antico testamento e 27 del nuovo) nella convinzione che essi, nel loro insieme, contengano le risposte  ai dubbi e alle domande degli uomini di ogni tempo e ogni luogo. Anzi, molti passaggi biblici se mantengono aperti, non hanno risposte, ma, rispettando dubbi e domande, accolgono l’incertezza del vivere umano, ovvero il Mistero che ci avvolge.

La conoscenza di questo libro, con questo particolare punto di vista, quindi, conduce a valorizzare nella Bibbia la ricerca di ogni uomo, le domande della scienza, della filosofia in modo da non confinare più la sfera religiosa in un pernicioso intimismo o in una sfera chiusa alla modernità, alla ricerca, alla ragione: non potrebbe essere altrimenti visto che Dio ha voluto fede  e ragione come forze reciprocamente indispensabili per giungere alla comprensione della Rivelazione.

Questo approccio alla Bibbia è fondamentale perché il senso religioso, il senso del mistero che circonda la vita umana, non è cosa da catechismo: è un senso profondamente radicato nell’umanità e precede qualsiasi religione  rivelata: è quella necessità di dare risposte alle domande ultime e prime sull’esistenza, sulla morte, sul senso del dolore e dell’amore, su perché valga la pena vivere .

Leggere la Bibbia, poi, per un credente, vuol dire accostarsi alla Parola di Dio e, in ultima analisi conoscere Gesù. E poiché nel linguaggio biblico conoscere è uguale ad amare, accostarsi con pazienza e con assiduità quotidiana a questo testo, è un modo per amare Cristo, per seguirlo, per dargli ospitalità nella nostra mente e nel nostro cuore facendo crescere dentro di noi il seme della parola che ci ha donato.

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