Le Lettere di Nicola Sparvieri – Clericalismo storico, il vero problema della Chiesa
Il problema della pedofilia nella Chiesa Cattolica è uno solo degli effetti di cause più profonde e, come di consueto, la grancassa dei media e di quanti vogliono partecipare alla polemica è nutrita e variegata. C’è chi, da una parte e dall’altra, sfodera tutte le sue armi polemiche e si butta nella mischia con il solito risultato finale: non si sposta di un millimetro la consapevolezza dei problemi veri né in chi partecipa alla tenzone (che non è disposto ad ascoltare niente se non le proprie opinioni) né a quella di un pubblico di esterni che spesso non capisce e si limita ad affibbiare alla chiesa tout court o ai preti, l’epiteto di “pedofili”. Non voglio polemizzare oltre con i polemici per non incappare in una ovvia contraddizione ☺.
Penso che una breve analisi della questione ci porti anzitutto a considerare che i motivi per cui la Chiesa è criticata da chi non vi appartiene sono numerosi e non appartengono solo alla categoria “abusi sui minori” da parte del clero. Ci sono infatti, oltre ai problemi storici come le crociate e l’inquisizione o le forme persecutorie nei confronti della Scienza moderna nel suo nascere, problemi legati all’ingerenza sulla vita pubblica, agli interessi economici del Vaticano, alla morale sessuale, paternità responsabile e controllo delle nascite, difesa della vita, procreazione assistita, aborto e eutanasia e disciplina sul matrimonio indissolubile e famiglia. Dunque, nell’immaginario collettivo, la Chiesa si è ridotta a un semplice agglomerato di persone celibi e frustrate sessualmente, spesso corrotte che gestiscono un potere residuo cui rimangono attaccate con le unghie e con i denti.
Questo mi sembra sia la tendenza che si debba combattere invece di litigare sui giornali o sui blog tra addetti ai lavori! La Chiesa è uno scrigno di tesori e di messaggi di salvezza per l’uomo di oggi che la gente deve conoscere e poter apprezzare nonostante chi, nella chiesa, somiglia sempre di più a un funzionario di partito e sempre meno a una persona cui guardare come modello di pienezza e realizzazione umana.
È vero che è una sofferenza pensare che il male della pedofilia sia penetrato all’interno della Chiesa ma, mentre dobbiamo fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano, è nostro compito indagare sulle cause profonde che hanno determinato il suo nascere e prima di tutto averne piena consapevolezza. Non è motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico della Chiesa.
Dico chiaramente che, come affermato dagli ultimi quattro Papi, il reato è reato, da qualunque parte venga e deve essere punito severamente con certezza della pena in modo da scoraggiarne la ripetizione. Il punto chiave è, però, che accanto alla punizione del reato si affronti, parallelamente, il problema di come rimuoverne le cause e, per fare questo, tali cause vanno individuate e riconosciute.
Questo è quello che vorrei mettere in luce anche se può sembrare un po pedante, ma chiedo coraggio a chi mi legge di seguirmi in questa avventura che ci porta a una nuova consapevolezza del problema al di là delle sterili polemiche che, francamente, ci hanno stancato. Le cause ultime vanno ricercate nella storia della Chiesa e, in particolare, quando la Chiesa di Cristo dei primi tre secoli ha abbandonato, con l’editto di Tessalonica del 380, un cristianesimo basato sul Kerygma e sul formarsi spontaneo di Comunità Cristiane, principalmente chiese domestiche che erano perseguitate dal potere politico cui opponevano, fedele agli insegnamenti di Gesù sull’argomento, un’opposizione pacifica e silenziosa.
L’Imperatore Teodosio, infatti, con l’Editto di Tessalonica che proclamava il Cristianesimo come religione di Stato dell’ impero romano, si portò molto oltre l’editto di Costantino del 313 che equiparava la religione cristiana alle altre religioni esistenti nell’Impero.
Teodosio, quindi, trasformò l’appartenenza alla religione cristiana in un obbligo di Stato per poter accedere alle magistrature e agli incarichi dell’esercito. Egli iniziò inoltre anche una metodica opera di distruzione dell’antica religione politeista romana: in questo modo il Cristianesimo è stato trasformato dall’Imperatore Teodosio da una religione che propugnava un Regno di Dio alternativo ai poteri temporali (fondato sulla Verità) in una religione-cultura di Stato. Il vescovo dei fedeli di Roma divenne il nuovo Pontefice Massimo, la carica affidata fino ad allora al vertice della Religione politeista prona ai voleri politici dell’Imperatore di turno.
L’editto di Tessalonica è, dunque, uno spartiacque fondamentale per comprende la storia cristiana. Si assiste in questo periodo al nascere di una nuova casta sacerdotale, chiamata a gestire un nuovo e immenso potere temporale, che presto abbandonerà le famiglie (dove il “pater familias” era anche il sacerdote della chiesa domestica).
Si cominciano a realizzare grandi Cattedrali per il culto sui grandi templi pagani. Si forma quindi un Clero organizzato e gerarchizzato in cui il celibato sacerdotale (fino ad allora non presente) assicurava da un lato la totale disponibilità al servizio e dall’altra di evitare la dispersione dei beni della Chiesa con le eventuali dispute sull’eredità dei beni parrocchiali con i figli dei Sacerdoti.
Dopo l’editto di Tessalonica, battezzarsi diventa un obbligo sociale e politico, necessario per rimanere all’interno della politica dell’Impero. Per battezzarsi non è più necessario credere realmente agli insegnamenti della dottrina né entrare in un catecumenato. Non ci si battezza per entrare in un Regno di Dio diverso dai Regni umani, ma ci si battezza, al contrario, per poter fare carriera nelle magistrature o nell’esercito dell’Impero. L’eredità drammatica dell’editto di Tessalonica è un immenso oceano di battezzati in forza di legge e la premessa per il potere temporale dei Papi, che si concretizzerà dopo il crollo dell’Impero d’Occidente.
Con i secoli, il clericalismo pervaderà tutta la società e si creerà, in nome di Dio, una struttura sociale sottomessa agli interessi del clero e della nobiltà a danno dei laici e dei poveri: in tutti questi secoli i santi, a partire da Benedetto, ricostruiranno ogni volta la Chiesa richiamando l’originaria volontà della Chiesa Primitiva, fino ai giorni nostri.
Dopo la caduta dell’Impero di occidente e l’avvento del cosiddetto medio evo si è assistito a una serie di eventi imperniati tutti sulle necessità, diretta o indiretta, di gestire, oltre al depositum fidei, anche un potere politico ed economico.
Il celibato sacerdotale ha origine in questo periodo (con Papa Gregorio VII). Da quel momento in poi nella Chiesa latina vengono ordinati Presbiteri solo uomini non sposati, mentre i Diaconi e i Sacerdoti cattolici di rito orientale possono aver ricevuto il sacramento del Matrimonio prima del sacramento dell’Ordine sacro.
Ma è nel dialogo con Pilato, avvenuto in greco, che Gesù detta una dottrina politica propria che sembra faticare ad essere compresa dal pensiero politico cristiano dopo Tessalonica. Per un meraviglioso commento di questo vedi Benedetto XVI nel terzo punto del settimo capitolo del secondo tomo di “Gesù di Nazareth”, intitolato “Il processo a Gesù” cui senz’altro rimando. Il problema fondamentale della Chiesa oggi è dunque questo: come poter conciliare la gestione di una struttura politica ed economica con la necessità di dover assicurare a ogni uomo il diritto di ricevere la buona notizia? Questo è, ovviamente, un problema formidabile che non ammette risposte semplicistiche o demagogiche.
Mi sembra di poter dire, con assoluta modestia e senza clamore, che una rinnovata ispirazione alla Chiesa Primitiva e ai modi coi quali, ceteris paribus, si possa tornare oggi ai quei principi. Da un punto di vista pratico direi che da un lato è importante la formazione dei cristiani in generale (quindi il Battesimo dato solo a seguito di un cammino di iniziazione) ma anche nella preparazione all’ Ordine Sacerdotale e al Matrimonio.
Torniamo quindi a una seria formazione delle vocazioni e verifichiamo bene chi è veramente portato al celibato nell’Ordine Sacro. Per chi si sospetta anche il minimo dubbio su questo, si conceda solo l’Ordine Diaconale, nella sua forma permanente, cui è consentito il Matrimonio.
Nicola Sparvieri (Roma, 1959), sposato, nove figli, vive e lavora a Roma. Laurea in Fisica. Per interesse ed esperienze personali segue le vicende del cattolicesimo nelle sue relazioni con la Scienza e la Società.