Blog / Renato Pierri | 08 Ottobre 2018

Le Lettere di Renato Pierri – Dio è come le stelle, sta a guardare… o forse piange?

Tom Howells, direttore operativo di Save the Children in Indonesia ha dichiarato: «Stiamo ricevendo – afferma – sempre più segnalazioni di bambini che sono rimasti separati dai loro genitori nel caos della fuga, mentre gli edifici crollavano e le onde dello tsunami spazzavano via case e negozi. Purtroppo, molti bambini hanno perso i genitori nel disastro. Tutto ciò è straziante. Questi bambini stanno subendo traumi e angosce inimmaginabili, che nessun bambino dovrebbe mai provare… I bambini sono spesso i più colpiti da disastri come questo e dalle gravi conseguenze che ne derivano». E quanti ne sono morti di bambini nella immane catastrofe?

A Lamezia Terme a causa dei violenti nubifragi una donna di 30 anni e il suo bimbo di 7 sono morti, travolti dall’acqua. Disperso il secondo figlio di 2 anni che era con loro. Sono stati sorpresi dalla furia della pioggia ieri sera, mentre erano in auto nella zona di San Pietro Lametino. Riferiscono che è disperso il bimbo di due anni, ma difficile che si sia salvato se è morta la mamma che lo teneva con sé e se è morto il fratellino, sempre che Dio non abbia pensato ad inviare una schiera di angeli per salvarlo. Ma Dio è come le stelle, sta a guardare, non interviene nelle vicende umane. Forse piange, a differenza delle stelle. 

Tranne qualche ingenuo, la maggior parte dei credenti si rende conto che è assurda l’idea di un dio intento tutti i giorni a porre rimedio ai capricci della natura e agli errori degli uomini, placando uragani e terremoti, spegnendo incendi e vulcani, domando venti e torrenti.  Molti credenti, però, non riescono a rinunciare all’idea che Dio intervenga ogni tanto nelle vicende umane per operare guarigioni miracolose. Non possono rinunciare all’idea che pregando un santo o la Madonna o Gesù, l’intervento di Dio possa esserci, e una gamba amputata (Vergine del Pilar) possa ricrescere, una malattia incurabile possa guarire. Non si rendono conto, questi credenti, che nella sostanza è la stessa cosa, si tratterebbe sempre di un intervento di Dio per modificare il corso degli eventi.

Gesù, nel vangelo, non fa capire che avrebbe continuato dal cielo ad operare miracoli di guarigione. Dice, però, che avrebbero potuto farli i suoi discepoli. In Giovanni troviamo: “Chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io, e ne farà di maggiori…” (Gv 14,12). E in Marco: “Questi poi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se avranno bevuto qualcosa di mortifero, non nuocerà loro, imporranno le mani agli infermi, e questi saranno risanati” (Mc 16, 17). Dobbiamo pensare che, imponendo le mani agli infermi, i seguaci di Cristo li risaneranno? Potremmo credere che sia vero, solo se si riuscisse a dimostrare che i seguaci di Cristo possano tranquillamente stringere tra le mani serpenti velenosi,  e sopravvivere, ad esempio, ad una dose letale di cianuro. Evidentemente quei versetti non possono essere presi alla lettera.

Renato Pierri