Le Lettere di Renato Pierri – Curato D’Ars. Un altro che del vangelo aveva capito poco
Sicuramente una bravissima persona, Jean-Marie Baptiste Vianney, noto come Curato D’Ars per la sua intensa attività di parroco nel piccolo villaggio dell’Ain. Sicuramente un santo, giacché tale fu proclamato da papa Pio XI nel 1925. Ma non aveva capito bene il vangelo, il Curato D’Ars. Tanti santi non hanno capito bene il vangelo. Trascrivo alcuni pensieri del Curato D’Ars.
«Se il buon Dio ci invia delle croci, ci scoraggiamo, ci lamentiamo, mormoriamo, siamo talmente nemici di tutto quello che ci contraria, che vorremmo sempre essere in una scatola di bambagia.
Se qualcuno vi dicesse: «Vorrei volentieri diventar ricco, cosa devo fare? », gli rispondereste: «Bisogna lavorare ». Ebbene!, per andare in cielo, bisogna soffrire.
Non bisogna mai guardare da dove vengono le croci: vengono da Dio. E’ sempre Dio che ci dà questo mezzo per provargli il nostro amore.
Per andare in Cielo, amico? Sono necessarie la grazia e la croce.
Le persone del mondo si affliggono quando hanno delle croci, i cristiani veri si affliggono soltanto quando non ne hanno».
Ora, nel vangelo, per fortuna, non esiste non dico un versetto ma una sola parola che possa far pensare anche lontanamente che Dio mandi croci ai suoi figli. Del resto, avete mai visto una madre amorevole terrena, un padre amorevole terreno causare volontariamente disgrazie, malanni, sventure alle proprie creature? Avete mai visto una madre far patire fame e sete ad un figlio per metterlo alla prova? O magari, non so, mettergli un po’ di veleno nella minestra, gettargli acqua bollente addosso mentre dorme tranquillo nel suo letto? Sempre per metterlo alla prova, ovviamente. Bene, il Curato D’Ars s’immaginava un Dio fatto suppergiù così. Un Dio che fa concepire un bambino con gravissime malformazioni e lo fa morire pochi giorni dopo la nascita o ancora nel grembo materno. Per metterlo alla prova ovviamente. Oppure solo le disgrazie degli adulti sono mandate dal Signore per mettere alla prova? E ai bambini perché le manderebbe il Signore, le disgrazie? Il Curato D’Ars immaginava un Dio che strappa genitori ai figli anzi tempo e figli ai genitori. Un Signore un po’ sadico, un po’ matto che dice: era così bello soffrire sulla croce che voglio far provare anche a te la stessa gioia. Era contento, infatti, Gesù sulla croce. Contento come una pasqua.
Il Curato D’Ars non aveva capito che non è la sofferenza in sé che fa somigliare a Cristo in croce. Se così fosse anche il peggior malfattore soffrendo somiglierebbe a Cristo. La somiglianza con Cristo in croce si realizza qualora la sofferenza sia conseguenza inevitabile dell’amore per il prossimo. Un esempio è la sofferenza e la morte cui andò incontro Massimiliano Kolbe quando ad Auschwitz offrì la sua vita in sostituzione di un padre di famiglia. Ma per imitare Cristo, stando al vangelo, non bisogna cercare croci, bisogna seguire il comandamento dell’amore. Se a Padre Kolbe, dopo il suo gesto, fosse stata offerta la salvezza e l’avesse rifiutata al solo scopo di somigliare a Cristo, non sarebbe stato un santo ma solo uno sciocco.
Renato Pierri