Blog / Valentina Grimaldi | 17 Agosto 2018

La Dott.ssa Grimaldi risponde – Lasciare i figli soli a casa: giusto o sbagliato?

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Cara Valentina, sono una collega e ti scrivo per parlare di quell’episodio recente di cronaca accaduto a Savona nel quale 2 ragazzini di 14 e 13 anni lasciati da soli a casa hanno incendiato l’abitazione. I genitori sono stati denunciati per aver lasciato i minori incustoditi, naturalmente, ma quello che mi chiedo è se sia così “strano” lasciare per qualche ora ragazzini delle scuole medie soli a casa. I miei figli ora sono più che maggiorenni, ma spesso li ho lasciati a casa da soli per qualche ora credendo che fosse anche questo un modo per responsabilizzarli. Vorrei conoscere la tua opinione. Grazie (Francesca, da Trieste)

Cara Francesca,
sull’episodio specifico non conosco molti dettagli, ho capito dalla stampa che i ragazzini erano stati lasciati da soli poche ore e i familiari con una zia siano andati a fare una passeggiata.
Che i genitori siano stati denunciati non ci piove, i figli hanno incendiato un’abitazione – per altro in affitto – e la legge non può fare altro. Sul discorso di responsabilizzare i figli invece credo tu abbia toccato un tasto molto importante; penso sia necessario farlo a piccoli passi, gradualmente e soprattutto progressivamente; cominciare a lasciarli da soli a casa per una o due ore alle scuole medie mi sembra una cosa normale. Il problema è che spesso i genitori pretendono che i figli diventino “autonomi all’improvviso” quando decidono loro, pensando che l’autonomia si sviluppi da sé dalla sera alla mattina, legata all’età anagrafica. Ecco io credo che su questo punto ci sia bisogno di  lavorare. L’autonomia e la responsabilizzazione di un individuo crescono pian piano: iniziando da quando è piccolo e per piccole cose (ad esempio riordinare i giochi, mangiare o vestirsi da solo) per poi arrivare a stare a casa da solo qualche ora. A volte mi capita di vedere in studio delle mamme che allacciano ancora le scarpe a figli (più spesso maschi, ahimè) di 7-8 anni, ma non per fare prima in quella particolare situazione, ma perché lo fanno di abitudine.
Per non parlare poi di bambini che a 5-6 anni ancora fanno colazione con il biberon “perché così fanno prima e non saltano la colazione”! È ovvio che se tu ad un bambino di 5-6 anni lo tratti ancora come un lattante non puoi pensare poi che improvvisamente sia capace di stare da solo e badare a se stesso. 
Ecco, io credo che proprio in questo momento storico sia molto importante, aiutare i genitori ad educare i figli all’autonomia, a diventare adulti, creando luoghi di formazione e scambio tra famiglie e professionisti che possano sostenere la genitorialità nei momenti difficili. Purtroppo oggi molto spesso incontro famiglie insicure, piene di dubbi, con una genitorialità fragile che ha perso autorevolezza e che di conseguenza non è più un riferimento per i figli. Le famiglie non vanno lasciate da sole a consultare internet o a leggere su Facebook “i dieci errori da non fare quando educhi tuo figlio” (tanto per dire) hanno bisogno di avere riferimenti concreti in persone ed istituzioni qualificate.

 

Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie. Questa rubrica non vuole sostituirsi al medico curante né alimentare il fai da te, al contrario vuole indurre il lettore a riflettere su alcune tematiche comuni ai bambini ed alle famiglie per poi affrontarle nelle giuste sedi con il pediatra di fiducia o lo psicoterapeuta