Blog / Luciano Sesta | 07 Agosto 2018

Le Lettere di Luciano Sesta – L’omosessualità è “innaturale”? Un pensiero di Tommaso D’Aquino (e di Goethe)

Solitamente si ritiene che l’omosessualità sia moralmente inaccettabile perché è “innaturale”. E’ significativo che un autore a cui spesso ci si appella per giustificare questa affermazione, e cioè Tommaso d’Aquino, abbia invece un punto di vista più sfumato e meno sbrigativo, che coglie più efficacemente la complessità dell’argomento.

In Summa theologiae I-II, q. 31, a. 7, Tommaso scrive che “naturale”, nell’uomo, si dice in due sensi:

1) è naturale ciò che è conforme alla natura razionale dell’uomo, e dunque per esempio la contemplazione della verità. “Naturale” diventa qui sinonimo di “razionale”;
2) è naturale, per l’uomo, ciò che si distingue dalla ragione e che lo accomuna agli altri esseri viventi, come l’istinto di autoconservazione, il piacere del cibo, del coito, del sonno ecc.

Ora, può accadere, aggiunge Tommaso, che alcune cose che sono “innaturali” nel primo e nel secondo senso, divengano “naturali” per via di una “corruzione” della natura o per via di abitudini contratte. E cita, come esempio, proprio il caso dell’omosessualità, in cui l’inclinazione naturale di specie, che orienta l’uomo verso la donna al fine della procreazione, è avvertita dal singolo individuo omosessuale come qualcosa di “innaturale” .

Tommaso ammette dunque che, dal punto di vista della persona omosessuale, unirsi a una donna è “innaturale”. E come nel caso del febbricitante per il quale la pietanza dolce è amara non ha senso cercare di convincerlo del contrario, così la denuncia dell’omosessualità come pratica “innaturale” è un’arma spuntata nei confronti di chi, a causa di una “corruzione” della natura, dice Tommaso (S. th. I-II, q. 31, a. 7), è “naturalmente incline” a ciò che è “innaturale”. Un paradosso, questo, presente anche in Goethe, il quale ha scritto che poiché l’omosessualità è antica quanto l’umanità, “fa parte della natura pur essendo contro natura”.

Per quanto rimanga discutibile e soggetta a critiche, mi pare che quella di Tommaso-Goethe sia una prospettiva antropologicamente interessante, non solo perché non liquida un fenomeno complesso con una soluzione semplice, ma anche perché tiene conto sia delle giuste proteste di chi si rifiuta di ridurre l’omosessualità a una semplice perversione contro natura, sia delle perplessità di chi non la considera un fenomeno tanto “naturale” quanto l’eterosessualità.

 

Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica