Blog / Renato Pierri | 31 Luglio 2018

Le Lettere di Renato Pierri – Colazione da nonni in un caffè-pasticceria, a Roma

Con questa letterina, del genere di quelle mie che non fanno arrabbiare nessuno, scritta un paio d’anni fa, lascio per una quindicina di giorni il bel castello di Mauro. Mi allontano per un po’ da Roma e dal computer. Chiedo scusa a Gavina Masala per i “miei toni canzonatori”, dei quali si è lamentata. Riconosco che l’ironia e talvolta il sarcasmo sono un mio brutto difetto. Quando inviai il dattiloscritto del mio primo libro all’editore, questi mi chiese di moderare ironia e sarcasmo. E va bene, pardon, signora Gavina. Prometto di non parlare più, qui nel bel castello, di Chiara Corbella la cui immagine, in verità, con quell’occhio bendato e quel sorriso buono mi fa una gran tenerezza. Buona vacanza a tutti

“Se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”, così dice il “passeggere” al venditore d’almanacchi. E neppure io vorrei rinascere se dovessi avere la stessa identica vita. Però non vorrei neppure entrare negli anni futuri e neppure morire, ovviamente, almeno per il momento. Vorrei che questo periodo, il periodo dei sorrisi e delle cortesie, dei viaggi, delle passeggiate, della salute ancora discretamente buona nonostante i quasi ottant’anni, si prolungasse sino a che, stanco di stare fermo nel tempo, non decidessi io di riprendere il cammino. Il periodo dei sorrisi e delle cortesie. Incrocio lo sguardo di una sconosciuta uscendo dal metrò e ricevo un sorriso, scambio una parola con una sconosciuta al supermercato e ricevo un sorriso. Ma questa mattina il sorriso e la cortesia proprio non me l’aspettavo. Mi avvicino alla cassa del caffè-pasticceria dove mi reco ogni tanto per gustarmi una brioche e un caffè, e la cassiera che ha appena preso servizio: “Caffè e cornetto già pagato, signore”. Meravigliato, chiedo: “Pagato da chi?”. E lei: “Dalla signorina che era prima di me alla cassa”. La signorina è lì al banco, anche lei a far colazione. Graziosissima, fine, gentile, studentessa universitaria, Arianna ha preso a lavorare da pochi mesi nel locale, ho scambiato pochissime parole con lei, le feci gli auguri quando iniziò, e adesso mi offre la colazione. “Perché mi offre la colazione?”. Risposta: “Lei è stato uno dei miei primi clienti… e poi mi ricorda mio nonno”. Tornerei indietro nel tempo, passeggere, parola mia, a patto di nascere solo un paio d’anni prima di Arianna, e trovarmi qui con lei a far colazione. Non come nonno.

Renato Pierri