Le Lettere di Luciano Sesta – Oltre la paura del migrante… e del fascismo

Se, per prendere le distanze dalle politiche dell’attuale governo in materia di immigrazione, abbiamo ancora bisogno di appellarci all’anti-fascismo, allora forse aveva ragione Leo Longanesi, a soli dieci anni dalla morte di Mussolini, a dire che la nostra democrazia non ha altra giustificazione che quella di combattere contro un cadavere.

Come se, rimanendo sul terreno della democrazia che essa non ha formalmente violato, la Lega non avesse limiti “specifici”, e potesse essere criticata soltanto riconducendola a un fascismo che, dopo essere stato privato del suo carattere storico-politico, si trasforma in un’inconscia seconda natura del popolo italiano. Quasi una categoria metafisica, che solo una minoranza illuminata, oltre la stupidità media di un elettorato privo di memoria storica, sarebbe capace di individuare, di denunziare e di combattere.

In questo modo, lo si sappia, si fa il gioco di Salvini, che può a buon diritto contrapporre al fantasma dell’uomo nero che viene dall’Africa per toglierci il lavoro e violentare le nostre donne, il fantasma dell’uomo nero che viene dal passato per toglierci la democrazia e restaurare il fascismo (M. Veneziani).

Basta con la retorica della paura, sia essa quella del migrante o del fascista. È ora di impegnarsi a dimostrare, con argomentazioni politiche mirate, che l’Italia può regolare i flussi migratori senza dover lasciar annegare nessuno. Altrimenti rimaniamo prigionieri della nostra storia, privi degli strumenti critici per capire la novità del presente, che non è mai soltanto ripetizione del “nostro” passato.

Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica