Agi – Caro Adinolfi, bisogna “scindere” sempre, non solo su Cristiano Ronaldo
Il presidente del Popolo della Famiglia è felice dell’arrivo di CR7 sebbene abbia avuto figli attraverso la gestazione per altri. Ma sulla vittoria della Croazia contro l’Inghilterra non mostra la stessa capacità di “scindere”
Ha destato sorpresa che Mario Adinolfi, a quanto pare juventino sfegatato, si sia detto felice dell’arrivo di Cristiano Ronaldo nonostante abbia avuto due (o forse tre) figli attraverso la gestazione per altri. Aveva scritto il 6 luglio sul suo profilo Facebook “Mamma mia: arriva davvero. Ronaldo alla Juve, punta centrale Marione mio Mandzukic, cediamo Higuain e Rugani, il titolo è schizzato in borsa, ce lo siamo già ripagato e ci stiamo guadagnando. La genialità veste bianconero.”
A queste parole cominciano le proteste della gente del Pdf rispetto al loro Presidente e quindi Adinolfi si vede costretto, dapprima a un lapidario “scindiamo per favore, scindiamo” e poi successivamente a un discorso che argomenta così: “sarebbe come smettere di ammirare Caravaggio perché era un assassino o di ascoltare gli U2 perché ora sono gay friendly. Scindiamo, scindiamo. La mia scrittrice preferita è una lesbica (Marguerite Yourcenar) e il mio attore preferito è un gay (Jim Parsons). Tra gli artisti che ammiro ci sono drogati e assassini. Poi resto contro l’omicidio, il consumo di droghe e l’utero in affitto. Scindiamo, scindiamo…” tornando nei giorni successivi sullo stesso argomento con altri post ribadendo lo stesso concetto. Che, mi affretto a sottolineare, io condivido assolutamente.
Perché lavorare con coscienza è una delle più importanti risorse attualmente presenti nella nostro tempo per tentare di rinsaldare una società altrimenti destinata ad una frammentazione sempre più spinta. Siamo abitati da una popolazione con molte religioni, nessuna religione, molte etnie. Razze diverse, diversi orientamenti sessuali, figli ottenuti attraverso procedure un tempo impensabili. E il lavoro, invece, supera tutto ciò, è al di là della frammentazione perché è buono o no per l’oggetto proprio, non per le scelte etiche del lavoratore nel suo privato. “Sei un lavoratore? – ha recentemente scritto Papa Francesco – Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli.” (Gaudete et Exsultate n. 14) Cioè, un torturatore delle SS o un mafioso o un rapinatore di banche non possono arrivare a Dio attraverso il loro lavoro perché quel “lavoro” è in se stesso immorale. Invece un pizzaiolo, un calciatore, un dirigente d’impresa, un operatore ecologico, persone cioè che svolgono una professione con un oggetto in se stesso buono se svolgono quel lavoro in maniera eticamente corretta, sono sulla “strada della santità” cioè si “avvicinano a Dio” partendo ciascuno dal punto dove si trova. Non ha nessuna importanza, rispetto alla pizza, o a un quadro, o a un rigore ben tirato, che l’autore sia musulmano, omosessuale o cattolico praticante sposato in Chiesa.
Certo, se poi Adinolfi, alla vittoria della Croazia sull’Inghilterra scrive: “Vediamo se Mario fa l’ultimo miracolo: dai Mandzukic, stendi chi non ha avuto pietà di Alfie, di Charlie, di Isaiah” – cioè, “non scinde … “- diventa tutto più complicato perché bisognerebbe “scindere” sempre. Però, in fin dei conti, è un problema suo e del Pdf. A me basta, di tutto cuore che, per esempio, un transessuale possa trovare un lavoro onesto come chiunque altro, o che, come chiunque altro, possa affittare una casa o un bed and breakfast senza avere, come unica possibilità per vivere, la strada e, come unico lavoro possibile, “la prostituzione”.
Tratto da Agi