Blog / Gavina Masala | 03 Luglio 2018

Le Lettere di Gavina Masala – Alexandria: l’anormalità del normale

Ancora una volta, sembra uno stereotipo ma tant’è, la rivoluzione arriva dagli States. Mi riferisco alla inaspettata e roboante vittoria della socialista Alexandria Ocasio-Cortez alle primarie democratiche a New York City.

La giovanissima, bella e super-istruita latino-americana che aveva collaborato alla campagna di Bernie Sanders, ha sconfitto il navigato rivale Joe Crowley con il 57.5% di consensi, ottenuti in larga misura al Queens e nel Bronx. Viene da chiedersi “come mai?”.

La ricetta mi sembra chiara e semplice, di quelle che funzionano ma che ci vuole coraggio per applicare: ha radicalizzato posizioni democratiche fino a renderle chiarissime e ha puntato su una biografia tanto comune quanto dolorosa.

Alexandria si è occupata di immigrazione, lei che è figlia di madre portoricana e di padre nativo del Bronx, recandosi al confine col Messico per mostrare i risultati delle chiusure dell’attuale presidente Trump, ovvero bambini separati dai genitori.

Ha stigmatizzato il legame con Wall Street dell’insigne avversario, lei che sta finendo di pagare il debito che gli studenti americani non abbienti contraggono per studiare all’università, facendo la cameriera.

Ha fatto una campagna virale in cui inizia la giornata truccandosi e portandosi dietro le scarpe di ricambio, perchè lei gira in metro, democraticamente e come tutti.

Ha parlato con le donne incinte, per capirne le difficoltà e le gioie, lei che dell’essere donna fa una bandiera intelligente.

Ha iniziato a sostenere una migliore istruzione infantile, avviando una casa editrice di libri per bambini che ha cercato di ritrarre NYC in una luce positiva, lei che da bambina ha frequentato la scuola in Yorktown nella Contea di Westchester, a causa della penuria di scuole di qualità nel Bronx, segno che genitori poveri vedevano lontano.

Ha protestato contro la Riserva Sioux che si estende per 7 milioni di ettari nel South Dakota, territorio in cui i discendenti di Toro Seduto vivono come in un Gulag, con un reddito annuo di 2.000 dollari in condizioni inenarrabili. Lei che è esponente di una minoranza etnica, cosa che ostenta con grande sagacia.

Ha puntato sulla Medicare for all, lei che è orfana di un padre morto giovane di tumore, ma su questo non dice nulla di più, segno della ferita ancora aperta.

Allora, cosa ha fatto Alexandria? E’ stata coerente. Ha combattuto, sostenuta dalla neofita Brand New Congress, una società progressista, e ha fatto il suo dovere fino in fondo, tornando a fare politica nel locale sotto casa e nelle chiese, come una volta.

Credo che essere progressisti al giorno d’oggi significhi essere coerenti, incarnare senza veli e cosmetici la propria storia, mostrandosi per quello che si è, con l’umiltà di chi dice: “io mi impegno, come te, tutti i giorni”. Così ha vinto questa ragazza normale, con la sua significativa “banalità” così fuori dal comune negli ambienti politici (non credo Hillary Clinton abbia mai preso una metropolitana).

Il mio rammarico in una domanda: perché in Italia non funziona così? Forse, forse,perché siamo ancora troppo impantanati in una logica del compromesso, che ci impedisce di fare nascere promettenti virgulti come questo e ci teniamo Di Maio e Salvini, finti “uomini nuovi”. Ahi noi, ancora una volta dobbiamo guardare oltreoceano, a quella positiva audacia che cambia davvero la storia.

 

Giovane mamma e moglie, scrivo per capire. Ho una formazione internazionale, da settembre 2015 ho intrapreso un secondo corso di studi in filosofia, presso un ateneo pontificio. Parlo tre lingue, mi interesso soprattutto di relazioni internazionali e di religioni: cerco di vedere come la prospettiva cristiano – cattolica possa aiutare a convivere pacificamente. Ha un suo blog personale