Blog / Valentina Grimaldi | 09 Giugno 2018

Le Lettere di Valentina Grimaldi – Diventare papà

La dott.ssa Grimaldi segnala al blog un articolo scritto per il portale nascere in Italia

Quando con l’arrivo di un figlio la coppia diventa famiglia, insieme all’enorme gioia si vivono anche grandi cambiamenti non solo pratici ed organizzativi ma anche e soprattutto emotivi e nelle relazioni. Durante i nove mesi della gravidanza gli uomini riescono a condividere con la donna molti momenti: da situazioni pratiche come possono essere le visite mediche, i corsi di preparazione al parto (in molti è prevista anche la partecipazione dei papà) o la preparazione della cameretta, a quelle fantasie ad occhi aperti fatte in due su come sarà il bambino, al gioco delle somiglianze, alla scelta del nome. Fantasie importantissime perché soprattutto per il papà, che non vive fisicamente la gravidanza, è un modo molto bello e naturale per iniziare ad immaginare dentro di sé uno spazio emotivo nel quale collocare il proprio figlio. Questo aspetto, che a qualcuno potrebbe apparire un po’ infantile, in realtà è essenziale per la coppia e per i prossimi genitori: aiuta a costruire la futura relazione con il piccolo ma anche ad iniziare ad ampliare la relazione tra i partners che, tra poco, al ruolo di coppia aggiungeranno quello di famiglia. L’uomo e la donna vivono in modo diverso la genitorialità e questa diversità va difesa perché aiuta il bambino a crescereE’ importante ricordarsi che la madre ha una modalità di accudimento ed accoglienza diversa da quella del padre ma non c’è “un primo della classe”: entrambi i modi di essere sono funzionali alla crescita del figlio.

Con la nascita del bambino si vive sempre una rivoluzione, anche la coppia più collaudata o preparata ne risentee non potrebbe essere diversamente perché nasce una nuova vita e nascono altre relazioni familiari: si rompono i vecchi equilibri per crearne di nuovi. Il bambino diventa il centro del mondo. Tutti, sia amici che parenti, si interessano a lui, lo coccolano, danno consigli (… spesso non richiesti), dentro ognuno c’è il desiderio di fare qualcosa di buono o di bello per questa nuova creatura. Spesso i neo-genitori vengono messi da parte, diventano importanti solo in quanto genitori di… Filippo! La madre, che per 9 mesi è stata più o meno vezzeggiata e coccolata, non “interessa più nessuno”. Quando faccio la prima visita ad un neonato, alla domanda come è andato il parto la madre o entrambi i genitori quasi sempre mi rispondono “Tutto bene, il bambino non ha sofferto”, come se il parto avesse riguardato solo il figlio. Allora insisto e chiedo: “Come è andato il parto per lei, signora”? A quel punto spesso la madre cambia volto e racconta che ha avuto un travaglio terribile, un parto difficile o molto di più. E’ importante saperlo e tenerne conto, anche quando si danno consigli pediatrici, perché, se una madre ha avuto un parto doloroso, avrà bisogno di un po’ più di aiuto e comprensione in attesa di rimettersi in forma.
Il papà poi tante volte esce completamente di scena, nel senso che non gli si attribuisce più nessun ruolo, né di padre né di marito! L’uomo sembra non sapere più cosa fare, perché c’è sempre qualcuno che ne sa più di lui e lo riduce al silenzio: qualunque proposta faccia, è sempre quella sbagliata.

Ma cosa deve fare il padre dopo il parto per non diventare il grande escluso? Per prima cosa sostenere la madre nel suo nuovo ruolo, difenderla e prendersi cura della neo mamma, cercando di capire come stanno andando le cose. La donna può trovarsi inaspettatamente in difficoltà di fronte al suo nuovo ruolo, magari in conflitto con l’ideale materno che aveva immaginato e quello che invece si trova a vivere, talvolta potrebbe essere confusa o contraddittoria proprio perché non sa bene cosa vuole veramente in quel momento. E’ normale aspettarsi che la neomamma viva di questi sentimenti oppure che da una parte non voglia mai separarsi dal figlio e dall’altra senta tutto il peso dell’accudimento continuo. In questa fase emotivamente delicata è importante che il marito sostenga la moglie, facendola sentire soprattutto capita; nella maggior parte dei casi non servono soluzioni o consigli, quanto essere lì e offrire una spalla su cui piangere o accogliere uno sfogo in un momento difficile, abbracciarla, ma anche condividere la gioia del primo bagnetto, del primo sorriso o del cambio del pannolino.

E’ importante che il papà non si faccia mettere da parte, uscendo di scena e rifugiandosi nel lavoro perché a “casa sente di non avere più un posto”. Per evitare una tale situazione deve difendere il suo ruolo che in questo momento è quello di condividere con la moglie la nascita del figlio, prendendosi cura della neomamma, aiutandola nella gestione della casa, magari organizzandosi in anticipo così da saper fare delle cose che magari prima non faceva (cucinare, fare la spesa, andare in banca ecc.) e sostenerla emotivamente. Il papà in questo modo diventa un po’ l’ago della bilancia nella coppia/famiglia, quello che mantiene la calma, rassicura e cerca di capire le situazioni. Se la madre sente che il marito si prende cura di lei, ascoltandola e coccolandola in un momento in cui le sue esigenze ed i suoi bisogni sono cambiati e spesso sono confusi, anche il bambino ne trarrà giovamento: se la mamma è serena e si sente amata trasmetterà serenità al piccolo ed il papà prendendosi cura della madre si prenderà cura anche del figlio.

Secondo compito fondamentale del padre, ma di certo non per importanza, è non permettere alla donna di essere completamente inghiottita dal ruolo di madre. A tal fine è importante che l’uomo valorizzi la femminilità della donna, aiutandola a sentirsi bella, desiderabile, magari consigliandola nella scelta di un vestito oppure ritagliandole del tempo per andare dal parrucchiere. Questo significa anche che, appena possibile, la coppia è bene che cominci a riprendersi degli spazi solo per sé, affidando il piccolo a nonni o baby sitter affidabili per ritrovare il piacere di stare insieme da soli, chiacchierando e coccolandosi, magari iniziare andando semplicemente a prendere un gelato, ma facendolo insieme e senza altro scopo se non quello di stare di nuovo un po’ da soli.
Qualche volta le mamme fanno resistenza a ritagliare spazio per la coppia: se sono tornate a lavoro vogliono dedicare tutto il tempo che resta al bambino, ma anche se non lavorano fanno fatica a separarsi dal piccolo. Il legame che ha la madre con il figlio è fortissimo e dà grandissime gratificazioni, difficili da comprendere  per il padre. Proprio per questo l’uomo deve essere molto amorevole ed affettuoso con la donna, facendole arrivare tutto il suo amore, così da aiutarla pian piano a prendere una giusta distanza dal bambino e riattivare la coppia.

Questo passaggio, che ha tempi diversi per ogni persona, è molto importante  perché aiuterà non solo la coppia a mantenere viva la propria identità e a superare insieme  le tante difficoltà e gioie che la vita le metterà davanti,  ma aiuterà anche  il bambino a trovare il suo posto in  famiglia: un posto dove verrà amato, difeso, nutrito e protetto, ma che un giorno lascerà perché realizzerà una sua casa ed una sua famiglia con altri affetti. Se mamma e papà avranno saputo conservare l’unità di coppia e l’amore reciproco, prendendosi cura della coppia e dedicandole del tempo,  per il figlio questo sarà un modello positivo e  meraviglioso al quale ispirarsi, da portare dentro di sé come un’eredità preziosa, molto più efficace di tante parole o discorsi letti e ascoltati.

Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie. Questa rubrica non vuole sostituirsi al medico curante né alimentare il fai da te, al contrario vuole indurre il lettore a riflettere su alcune tematiche comuni ai bambini ed alle famiglie per poi affrontarle nelle giuste sedi con il pediatra di fiducia o lo psicoterapeuta