Repubblica.it – La famiglia arcobaleno: “Ministro si aggiorni: ormai esistiamo anche per la Chiesa”

Alessandra Bialetti segnala al blog questo articolo e lo introduce così: Questa storia che che le famiglie arcobaleno non esistono è di una tristezza infinita. Stiamo tornando indietro. Segnalo al blog perché immagino come possano sentirsi: impauriti, arrabbiati, non riconosciuti, inesistenti

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Costanza, Monia e i loro due figli: “Non ci sentiamo più delle marziane”

Una bella foto di famiglia: Costanza, Monia, Beatrice e Ludovico, accanto a un tricolore che sventola.
«Cari ministri Salvini e Fontana, la mia famiglia esiste ed è una famiglia come tutte le altre…».
Ha scelto così di rispondere al nuovo ministro Fontana, con una grande foto su Facebook, Costanza Tantillo, mamma insieme a Monia Di Giuseppe di Beatrice e Ludovico, 12 e 6 anni, figli di una storia d’amore iniziata oltre due decenni fa.
«Volevo ricordare al nuovo governo che noi famiglie omogenitoriali facciamo parte della società italiana, il tricolore appartiene anche a noi, lavoriamo, paghiamo le tasse, i nostri bambini vanno a scuola, crescono, sono accettati e integrati. Come si può affermare la nostra non-esistenza? E non soltanto ci siamo, ma siamo anche “legali”. Io, ad esempio, non sono la madre biologica di Beatrice e Ludovico, ma li ho adottati legalmente, perché un giudice e un tribunale dei minori hanno deciso che noi siamo una famiglia».
Costanza ha 52 anni, Monia 42, si sono sposate a Barcellona e presto il loro matrimonio verrà trascritto in Italia come unione civile. «Facciamo la vita di tutti i genitori: i figli, la spesa, la scuola, le visite mediche, il parco, le feste di classe, i compiti, le paure per il loro futuro, la gioia di vederli crescere, la felicità quando sono felici, il pranzo, la cena, le torte, le corse per non fare tardi al lavoro. In questi 12 anni, da quando è nata Beatrice, abbiamo visto il mondo intorno a noi cambiare giorno dopo giorno, all’inizio ci guardavano come marziane, la burocrazia era un ostacolo quotidiano, oggi siamo una famiglia tra le famiglie».
Costanza lavora alla direzione generale della Bnl, Monia al ministero dell’Interno. «Quando ho avuto l’adozione dei bambini – racconta – in ufficio mi hanno fatto una bellissima festa, ho sempre avuto una grande solidarietà. Anche i genitori dei compagni dei nostri figli, dopo averci conosciute, hanno fatto cadere pregiudizi e diffidenze.
Ma il cammino è stato ed è ancora lungo. L’anno scorso, a scuola di Ludovico, le maestre hanno preteso che tutti i bambini imparassero la canzone per la festa del papà, pur sapendo che Ludo ha due mamme. È stata soltanto una mancanza di attenzione, ma per lui non è stato facile».
Per questo le parole del ministro Fontana, secondo Costanza e Monia, sono pericolose. Perché se è vero che la società è cambiata, l’omofobia è dietro l’angolo. «Un altro ministro di questo governo, Gian Marco Centinaio, sempre della Lega, dopo l’approvazione delle unioni civili aveva detto: adesso i gay vorranno sposarsi anche con il cane… Le nostre famiglie fanno paura perché quando hai dei figli esci dal guscio della “minoranza”, getti dei semi e i semi germogliano, accettare noi vuol dire aprirsi anche a tutte le differenze, di razza, di orientamento sessuale, di religione, di provenienza. E questo ai leghisti certo non piace». Per fortuna c’è la vita normale, tutto si stempera, i saggi alla fine della scuola, le vacanze da organizzare, gli amici, i campi estivi.
Beatrice frequenta una scuola cattolica e ha fatto la prima comunione. «Il sacerdote che l’ha seguita sapeva bene com’è composta la nostra famiglia, non ha avuto alcun problema.
Capite? Per questo le grida del ministro Fontana sono assurde.
Quando i bambini erano al nido, non ero ancora la loro madre legale, eppure essendo sullo stesso stato di famiglia Monia e io pagavamo le rette più alte, quelle riservate alle coppie con figli.
Dunque per il fisco esistiamo e per lo Stato dovremmo restare fantasmi?». Costanza però è fiduciosa. «Siamo socie fondatrici dell’associazione Famiglie Arcobaleno, nata nel 2005. Oggi vediamo che la scelta di essere visibili paga, ci ha reso più forti. So che gli attacchi non mancheranno, so che con questo governo dovremo difenderci e lottare. Ma ho sentito anche una immensa solidarietà. Vuol dire che abbiamo seminato bene».
 
Tratto da Repubblica (domenica 3 giugno 2018)