Le Lettere di Maddalena – Gaudete et Exsultate. La rivoluzione dell’Amore
E’ stato un fulmine di commozione. L’ho divorata subito, chissà perché. Di solito non sono così diligente nella lettura dei documenti del magistero.
Le considerazioni teologiche e le dissertazioni le lascio alle persone competenti, ma “lo sprone” alla santità per tutti mi ha portato a riflessioni e considerazioni molto personali.
I Santi in Cielo sono delle Stelle cui rivolgere lo sguardo nelle notti buie, cui parlare a tu per tu nell’intimità del cuore.
Santa Maria Maddalena è quella che mi appassiona (e garantisco che non è per il nome), quella da cui Gesù ha scacciato sette demoni, che poi si fa travolgere dall’Amore. Non la tieni zitta, se vuole parlare, ed è talmente innamorata di Cristo che se lo tiene stretto anche e soprattutto da Risorto; non le importa nulla del giudizio altrui, se c’è da stare con il Signore. Quando si pente, lo fa senza mezzi termini, prendendo il suo cuore e porgendolo a Gesù. Sta sotto la Croce, accanto a Maria, consapevole che a volte è la presenza silenziosa ciò che serve, anche se apparentemente inutile. Corre “al” sepolcro e “dal” sepolcro, per annunciare la Resurrezione con il cuore che le scoppia: si è fatta “inondare” da Cristo, tutta.
Ci sono altri santi che amo molto. San Josemaria, Santa Teresina del Bambin Gesù, il Curato d’Ars, e molti altri.
E poi…
Poi ci sono i Santi della vita quotidiana. Incrociano la tua via, il tuo cammino, semplicemente perché il Signore te li a messi lì, per illuminarti, farti capire, farti
intuire l’amore.
L’amore lo intuisci, lo cogli, lo percepisci, lo assaggi, lo respiri. Non è il risultato di una dimostrazione razionale: è capace di frastornarti e disarmarti con una carezza. E’ capace di spiazzare e sbaragliare ogni difesa. Con una lacrima condivisa, con uno sguardo mite, con un sorriso. Con una sovrabbondanza inaspettata in risposta ad un gesto gentile. Si può, certo, rocambolescamente cercare di resistere, per poi stare male.
I Santi “normali” sorridono con il cuore in frantumi, mentre fanno il loro lavoro o stanno con gli amici e la famiglia. Hanno sempre una parola buona per tutti, e si spezzano per gli altri senza risparmiarsi mai. Magari tornano a casa e vivono situazioni difficili senza farle pesare a nessuno, nemmeno agli amici più cari. Sono capaci di vivere il proprio dolore nel silenzio dell’intimità con Dio. Sono consapevoli che il silenzio è il non rispondere alle offese, o semplicemente è il lasciare emergere gli altri; abbracciano la Croce senza chiedere il motivo, senza urlare, senza lamentarsi. Ridono solo per rendere felici gli altri, e dentro si sentono morire. Ringraziano per ogni cosa, anche quando non c’è da ringraziare.
“La rivoluzione dell’Amore”: potrei chiamarla così, questa Esortazione Apostolica.
Chi mi conosce sa che ho un debole per questo Papa . Forse per la sua capacità di dire cose profondissime in modo semplice. Il che fa capire quanto sia stato intenso il suo lavoro di pastore in mezzo alle pecore. E’ il pastore che si porta addosso l’odore delle sue pecore. Che non si scandalizza di niente, perché conosce le fragilità umane. Proprio come Gesù, che invece di scandalizzarsi, scandalizzava. Forse perché insiste sul fatto che non bisogna scoraggiarsi, anche di fronte a fulgidi esempi che mai potremo raggiungere (“Non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili…ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci, ma non perché cerchiamo di copiarle, in quanto ciò potrebbe perfino allontanarci dalla via unica e specifica che il Signore ha in serbo per noi”).
Il Signore ha pensato ad un cammino, ad una strada per ciascuno di noi: anche per il più fragile , il più debole, il più peccatore. E’ incredibile questa cosa. Perché siamo sue creature, e ci ama così, per quello che siamo. Ogni tanto mi sorprendo a riflettere sul fatto che abbia deciso di avere bisogno di noi, correndo il rischio ogni giorno, di fronte ai nostri peccati e alle nostre miserie.
Il Papa non esita a ricordare che l’essenza della santità è la carità, quindi. L’amore. L’amore “ lo si fa” se si riesce a riconoscere la voce di Gesù, che man mano ci accompagna, ci fa capire anche in ogni scelta di vita concreta quello che vuole da noi. Lasciarlo fare, lasciare che sia Lui ad agire… Senza paura. “In definitiva, è Cristo che ama in noi (…)” .
Una volta una persona a cui voglio molto bene mi disse: “E’ difficile lasciarsi andare…”
Lo è, cara amica. Fidarsi dell’Amore non è facile.
Per anni non ho capito quasi niente: meno male che Gesù ha pazienza da vendere, con me. Che sorpresa è stata lo sperimentare che il Signore non è un giudice pronto a bacchettarti, freddo e arcigno, ma è pronto ad abbracciarti! Che commozione scoprire che è lì che aspetta, come “un fidanzato timido” (direbbe l’autrice di un libro che ho apprezzato molto) ogni cenno, ogni lacrima di nostalgia, ogni sguardo rivolto al Cielo, ogni sospiro! E’ Colui che conosce il tuo cuore meglio di chiunque altro, e sa, capisce la difficoltà di ciascuno, la sofferenza provocata anche dagli altri, dalla vita, dai rapporti. Per questo aspetta che nel cuore si manifesti anche solo timidamente il desiderio, e attende, rispettoso della nostra libertà.
Anche solo una piccola finestra, un pertugio…può fare filtrare la Luce. Ed il resto viene dopo. Quella forza inarrestabile che ti trascina verso il Confessionale dopo tanto tempo… è Lui che la procura. Attraverso la fessura del cuore agisce, e da lì inizia cammino, che spesso può essere doloroso (non è mai piacevole prendere coscienza sempre di più di quello che si combina e si è combinato) ma anche pieno di gioia. Uno svelamento, operato da Cristo stesso su noi stessi. Noi siamo nulla senza di Lui.
Ogni tanto mi soffermo a riflettere proprio sul fatto che grandissimi peccatori siano diventati santi. Questo deve dare speranza, anche a una come me.
Fidarsi dell’Amore non è facile anche quando si è intrapreso il cammino, perché Gesù è fantasioso, e rompe gli schemi. Quando siamo convinti di “avere il controllo” della nostra vita, convinti di quello che è giusto fare, quello a cui dare la priorità, ecco che arriva a rivoluzionare tutto. “Il Signore sorprende sempre”, mi disse una persona tempo fa. Questo ci fa stare coi piedi per terra, ci obbliga ad alzare lo sguardo, distogliendolo da noi stessi. .
Il Papa esorta ad andare in mezzo al mondo, a testimoniare, con la propria vita. Non per fare proselitismo. Ma per “essere”. O meglio, “per lasciare che Cristo sia” in noi. Nella vita quotidiana e normale, come consacrato, mamma, nonna, lavoratore, studente, in qualunque stato o condizione.
Gaudete et Exsultate… che se c’è il Signore e gli lasciamo spazio, che ci importa del resto?
Maddalena Fabbri è nata a Milano, il 5 settembre 1971. È sposata e ha tre figli. Laureata in giurisprudenza, ha svolto la pratica professionale per poco tempo. Ha preferito iscriversi all’albo delle “mamme”. Vive a Milano.