Blog / Rassegna stampa | 01 Maggio 2018

FarodiRoma – “Ci vediamo a Ostia”. Scambio di battute tra Francesco e il vescovo Lojudice al Divino Amore

Tra Papa Francesco e Ostia è amore vero. Oggi al Santuario del Divino Amore il Papa ha incontrato il vescovo ausiliare della zona pastorale Sud e della diocesi di Roma, monsignor Paolo Lojudice, e dallo scambio di battute si è capito chiaramente che parlavano della località del Litorale dove Francesco tornerà per la terza volta il 3 giugno in occasione del Corpus Domini. “Ci vediamo a Ostia”, si sono detti il vescovo di Roma e il “suo” ausiliare.

Il ritorno di Francesco nella bella e maledetta Ostia (possiamo dire così perchè la sua architettura è incantevole come lo è il lungomare, ma la mafia inquina tutto) è una decisione annunciata quasi in sordina nei giorni scorsi che spiega molto bene quale visione di Chiesa stia proponendo Francesco. Il Papa quest’anno, seguendo le orme di Paolo VI ha deciso di spostare a Ostia, località balneare di Roma, una volta ridente, oggi carica di problemi e sotto lo schiaffo della mafia, i riti del Corpus Domini che tradizionalmente Bergoglio presiedeva come i suoi predecessori a San Giovanni in Laterano.

Quella processione fino a Santa Marria Maggiore vedeva una fila ininterrotta di fedeli precedere l’altare con il Santissimo posto sul pianale di un autocarro sul quale prendeva posto Giovanni Paolo II prima e Benedetto. XVI poi, seguito da cardinali, arcivescovi e prelati della Curia Romana, ciascuno con le proprie insegne e da sacerdoti e religiosi con gli abiti corali loro propri.

Francesco, che nel 2013 la percorse a piedi cagionandosi una terribile sciatica, ha poi preferito accoglierla alla Basilica Liberiana per imporre la Benedizione Eucaristica alla folla.

Ebbene, inevitabilmente, quella coreografia trasferiva l’idea di una Chiesa trionfante, forte dei grandi numeri della partecipazione ottenuta. Qualcosa forse di troppo vicino al Family Day di ruiniana memoria perchè possa esprimere in effetti il volto di “una Chiesa povera e per i poveri” come quella che sogna Francesco.

“Il Corpus Domini a Ostia perchè la processione non è una marcia”, titola infatti un quotidiano on line romano nella sua pagina per il Litorale. “Papa Francesco prosegue nel suo lavoro di togliere importanza a Roma come ‘capitale’ (in senso temporale) del cristianesimo per sottolinearne sì il primato ma solo strettamente spirituale, come Gesù che raccomanda a Pietro: ‘e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli’”, commenta don Mauro Leonardi, sacerdote e scrittore. “Il processo – spiega – viene da lontano visto che, da subito, Bergoglio, diversamente da quanto fatto prima da Giovanni Paolo II e poi da Papa Bendetto XVI, non volle stare sul camion accanto al Santissimo ma volle camminare a piedi come tutti e poi attendere a Santa Maria Maggiore. L’anno scorso ci fu lo spostamento della Processione dal giovedì alla domenica successiva in ossequio al grande rispetto di Papa Francesco per la società civile e il mondo laico. Quest’anno – se ancora ci fosse qualcuno capace di credere che le azioni di Francesco siano dovute all’improvvisazione e non alla messa in pratica di una logica rigorosa – si va ad Ostia, cioè nella periferia della diocesi di Roma (intesa nel senso di comprendere anche le diocesi suburbicarie)”.

Sulle orme di Paolo VI che si tolse il Triregno

Lo fece, cinquant’anni anni fa, anche Paolo VI. Era il 13 giugno del 1968 e fu un giorno bellissimo. Secondo don Leonardi “non pare ci fosse un motivo preciso, se non l’intento di celebrare la processione del Corpus Domini nelle parrocchie di Roma. Il senso quindi è chiaro: la processione va fatta ma nelle parrocchie che, secondo la logica Bergogliana, sono la cellula principale della Chiesa, come dimostrano le scarsissime convocazioni rivolte a membri di movimenti ed associazione all’ora dei sinodi”.

“Noi – spiegava Paolo VI – togliamo dal segreto silenzio dei nostri Tabernacoli, al quale solo gli iniziati, vogliamo dire i fedeli credenti e devoti, educati ai misteri della nostra religione, possono accedere coscientemente, la santissima Eucaristia; e la portiamo fuori, in faccia alla società laica e profana, in mezzo alle piazze, alle vie, alle case, dove si svolge la vita terrena, affannata nelle sue faccende temporali”.

Tra l’altro Paolo VI fu l’ultimo Papa ad essere “incoronato” il 30 giugno 1963, con la Tiara papale formata da tre corone simboleggianti il triplice potere del Papa: padre dei re, rettore del mondo, Vicario di Cristo). Il Triregno risale al XVIII secolo, e con esso viene incoronato nella Basilica Vaticana il San Pietro bronzeo il 29 giugno, festa del santo. Papa Montini, ricorda il vaticanista Andrea Tornielli, la mise poi all’asta per donarne il ricavato ai poveri e oggi è conservata nel museo del Santuario Nazionale della «Immaculate Conception» a Washington. Da allora nessuno dei suoi quattro successori l’ha mai più usata e Benedetto XVI l’ha anche abolita dallo stemma papale, sostituendola con la mitria vescovile.

Esattamente su questa scia si pone Francesco.

Tratto da FarodiRoma