Martedì 24 aprile – Mauro Leonardi

Commento al vangelo (Gv 10, 22-30) del 24 aprile 2018, martedì della IV settimana di Pasqua, di Mauro Leonardi. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti al vangelo, audio o scritti, a [email protected]

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

I Giudei si fanno intorno a Gesù in un’occasione istituzionale, in un momento liturgico, in un luogo sacro, come se il Figlio di Dio si dovesse rivelare secondo schemi predestinati di magnificenza, meraviglia, straordinarietà: e invece Gesù dice che il suo essere Dio sta nella sua vita, nelle sue parole, nelle sue azioni e soprattutto in quell’intima appartenenza e relazionalità con il Padre che li rende due persone ma una cosa sola con lo Spirito.