Blog / Renato Pierri | 09 Aprile 2018

Le Lettere di Renato Pierri – Pedofilia. Nel Catechismo è meno importante della masturbazione

«Con questa petizione chiedo (insieme a coloro che vorranno sottoscrivere) a Papa Francesco di inserire “pedofilia” nel Catechismo (l’esposizione ufficiale della dottrina e del pensiero della Chiesa Cattolica) per permettere di identificare, descrivere e quindi condannare questo delitto orribile nonché peccato gravissimo. Solo chiamando le cose con il proprio nome, senza timore e senza troppo formalismo, è possibile combatterle, tutti insieme». Parole del prete e scrittore Mauro Leonardi che ha lanciato la petizione il giorno 8 aprile 2018. Ho firmato con piacere. E con piacere voglio ricordare che il sottoscritto è stato il primo in Italia a far notare che nel Catechismo della Chiesa cattolica non compare il termine “pedofilia”. Ed è stato il primo a ripeterlo più volte sui giornali. In una lettera apparsa il 15 aprile 2010 sul quotidiano Liberazione e su Il Sole 24 Ore:  «Considerata la gravità del peccato sarebbe stato giusto dedicare maggiore spazio alla “pedofilia”, voce ignorata dal Catechismo, e che è quindi impresa vana cercare nell’indice tematico». E su diversi siti Internet nell’agosto del 2014: «Sua Santità, dopo lo scandalo dei sacerdoti pedofili, non sarebbe opportuno arrecare una modifica al Catechismo della Chiesa Cattolica? Il Catechismo, alla masturbazione dedica un paragrafo di ben 15 righe. Sono tante. All’omosessualità dedica tre paragrafi (2357; 2358; 2359), complessivamente di oltre 20 righe. Tantissime. Agli abusi sessuali su minori è invece dedicato un solo paragrafo (2389) di quattro righe e mezza, e un paio di righe in altro contesto. Poche. Pochissime. Inoltre: mentre i termini “omosessualità”, “omosessuali”  nel Catechismo compaiono più volte, il termine “pedofilia” è inesistente, e sarebbe quindi impresa vana cercarlo nell’indice tematico. La ragione è che la Chiesa nel passato non ha mai dato eccessiva importanza a questo peccato. Ma oggi le cose sono cambiate».

Renato Pierri