Blog / Rassegna stampa | 08 Aprile 2018

L’Isola di Patmos – Sensazionale coming-out : «Il padre Ariel S. Levi di Gualdo e monica bellucci si amano», con la benedizione degli editorialisti di avvenire

Riportiamo, per la sezione rassegna stampa, un articolo di Giovanni Cavalcoli

Mi chiama questa mattina il Padre Ariel S. Levi di Gualdo per sfogare il meglio del suo spirito tosco-romano:

«Buondì fratello carissimo! Tu che sei un pio domenicano di settantasei anni, non leggi la stampa erotica che giunge tutti i giorni per abbonamento al tuo convento?».

Sono rimasto ammutolito e poi replico:

«Ma dimmi un po’, il mattino, nel caffè, tu ci metti lo zucchero o le droghe allucinogene?».

Ribatte lui:

«Macché, sono stato giorni e giorni nel tuo convento e ho visto che avete un famoso giornale erotico che vi arriva per abbonamento. Altroché, l’ho visto io con i miei occhi! Se fosse vivo quel pio uomo di Dio di Cornelio Fabro mi darebbe mille volte ragione, sulla porno-natura di quel giornale che è tutto un brulicare di porno-teologi» [cf. QUI].

Ribatto:

«E tu che invece sei un Sacerdote altrettanto pio, a quale categoria di porno-teologi staresti alludendo?».

Detto fatto:

«Ah, io che pio lo so’ pe’ davero, alludo a quelli che ce pijanoperculoPerò essi nun sanno che pianoperculo, pecché so’  convinti d’esse piie sti c ….! ».

Ora, sapendo quanto il Padre Ariel si diverta con i paradossi, spesso, se non quasi sempre, assurdo-grotteschi, cerco di dargli corda e domando:

«E quale sarebbe questo giornale erotico che a tuo dire giungerebbe al mio convento a spese del mio Ordine, scritto da gente pia che, sempre come come tu dici, ce pijaperculo ?».

Ribatte lui:

«Play Boy futurity». Faccio mente locale e tra di me traduco: allora … Play Boyvuol dire alla lettera gioca ragazzo … futurity vuol dire futuro, avvenire …

Al ché domando:

«Ma che per caso ce l’hai con Avvenire?».

Risponde lui:

«Oh, yes! The newspaper published by the Italian Episcopal Conference ».

Beh, che il Padre Ariel, scherzando in privato tiri fuori dei frasari coloriti, questo noi suoi intimi lo sappiamo, però, che quelli di Avvenire, come lui dice, ce pijno perculo, dobbiamo ammettere che purtroppo è un fatto. E capito a che cosa mirava la sua manfrina dico:

«Adesso vado in sala di lettura a leggere».

Prontamente però mi ferma:

«Aspetta, prima di andare a leggere devo rivelare a te per primo una cosa: sappi che io sono innamorato di Monica, perché di fatto, Monica ed io siamo due innamorati. Era giusto che tu lo sapessi per primo».

Io ci casco come una pera e rispondo:

«Capisco, Santa Monica, madre di Sant’Agostino, è un modello di interessanti ed eroiche virtù. Adesso, posso andare in sala di lettura a vedere questo benedetto giornale?».

E ancora lui ribatte:

«No. Perché non hai capito nulla. E non hai capito perché tu sei un elemento destinato a rivoluzionare l’intero mistero della rivelazione, infatti, oltre al Verbo di Dio e alla Beata Vergine Maria, devo prendere atto che tu sei il terzo nato senza macchia di peccato originale …».

A quel punto taccio, perché capisco che si sta preparando a spararla davvero grossa, infatti prosegue:

« … io che sono nato col peccato originale e poi con tutti gli annessi e connessi, non pensavo affatto a quella Santa Donna di Monica, madre di Aurelio di Tagaste, poi Agostino, io pensavo a Monica Bellucci».

A quel punto cerco di raccapezzarmi e domando:

«Monica Bellucci .. e chi è?».

L’avessi mai detto! Ecco che riparte:

«Te l’ho appena detto: tu sei nato senza peccato originale, per causa tua bisognerà rivedere e poi riscrivere interi capitoli della teologia, capisci?».

Mentre lui sproloquia sempre più divertito, io mi affretto a digitare sul motore di ricerca google il nome Monica Bellucci, ed ecco spuntarmi subito fuori le foto di una donna veramente molto bella. Riprendo il filo del discorso e ribatto:

«Cosa vuoi che ti dica: complimenti, è veramente una donna molto bella questa Monica Bellucci, come avrai capito io non la conoscevo».

E subito riparte il buon Padre Ariel:«Bene. Adesso dimmi ― sempre ammesso che tu fossi nato col peccato originale come me ―, di chi t’innamoreresti, del Santo Padre, di Eugenio Scalfari oppure di Monica Bellucci? Io mi sono innamorato di Monica Bellucci, come lei si è innamorata di me: siamo due innamorati. Pertanto, se per esempio Monica mi dicesse che “il celibato e la castità sono una grande fesseria, a me va bene così e non la correggerei. E se infatti Monica credesse che io, come lei, penso che il celibato e la castità sono una fesseria, a me andrebbe bene così, non la correggerei. Perché essere amici non è fare proselitismo, ma trovare spazi comuni”».

Giungo ridente ma anche curioso nella sala di lettura del convento e leggo incredulo, riga dietro riga, l’articolo del povero Don Mauro Leonardi intitolato: «Perché un’amicizia non è un’intervista» [cf. QUI], dove si commenta in modo assurdo gli echi e il significato del recente colloquio fra il Papa e Scalfari, nel quale Scalfari ha riferito che il Papa avrebbe negato l’esistenza dell’inferno ed affermato la scomparsa finale delle anime malvagie, parole che paiono in qualche modo essere state smentite da un successivo comunicato della sala Stampa del Vaticano. A parte il fatto che l’Inferno è una verità di fede, il Santo Padre in altre occasioni ci ha ricordato questa verità. Il vaticanista Andrea Tornielli si è preso cura di fare un sunto su Vatican Insider ricordando alcune delle numerose menzioni fatte in tal senso dal Sommo Pontefice all’Inferno [«Le parole di Francesco sull’Inferno, eterno abisso di solitudine», vedere articolo QUI].

In questo trafiletto Leonardi si arrampica sugli specchi, anzi vuol menarci per il naso ― o come direbbe il Padre Ariel: vo’ pijacce perculo ―, per sostenere sfrontatamente una tesi assolutamente indifendibile, e cioè che tra il Papa e Scalfari ci sarebbe un’alta, intima, gratuita e libera amicizia, alla presenza dello Spirito Santo, un vero e proprio innamoramento

Vediamo adesso punto per punto.

«Scalfari – dice Leonardi – è un innamorato di Papa Francesco». E calca la mano su questo aggettivo, già qui di per sé di dubbio gusto, paragonando «Jorge Mario ed Eugenio» a «due innamorati». Ma poi, la cosa ributtante, è la sfrontatezza con la quale Leonardi parla di «innamoramento» – anche intendendo opportunamente il senso di questa parola ―, quando è sotto gli occhi di tutti lo sconcio annoso comportamento di Scalfari nei confronti del Santo Padre, col suo disonesto abituale tentativo di strumentalizzarlo per demolire la Chiesa e distruggere il Cristianesimo. Ma ancor più meraviglia e amareggia l’ingenuità o la negligenza del Pontefice regnante nel lasciarsi strumentalizzare in questa vana amicizia per Scalfari.

Partendo dall’ovvia constatazione che un’amicizia non è un’intervista, Leonardi, forse imbarazzato circa il problema di come interpretare plausibilmente lo sconcertante racconto di Scalfari, cerca di scansare l’ostacolo facendo deviare l’attenzione del lettore dalle dichiarazioni di Scalfari, verso il fatto «commovente» dell’amicizia tra il Papa e Scalfari, affermando che è «un’amicizia che riguarda solo loro due».

Ma non si accorge, il povero Leonardi, di aver messo una toppa che è peggiore del buco, giacché subito il lettore di buon senso si pone due domande. Prima: se si tratta di un rapporto a due, intimo e riservato, perché mai allora Scalfari sbandiera ai quattro venti le sue favole sul Papa? Seconda: che tipo di amicizia sarebbe, quella del Papa con Scalfari, che  al Papa procura così tanti guai?

Leonardi si sforza comunque di dare all’accaduto una qualche nobile giustificazione, presentandolo come «relazione libera e alta». In che consisterebbe l’elevatezza di tale relazione? Leonardi mette in scena addirittura lo Spirito Santo: «Il Papa con Scalfari ci parla come fa lo Spirito Santo: il Papa parla e l’amico Scalfari lo comprende nella propria lingua, con i suoi codici». Ma qui, il povero Leonardi, scambia veramente la pneumatologia con i pneumatici delle automobili, dimenticando e non tenendo in alcun conto il fatto che un colloquio nel quale si indulge all’eresia non pare essere però particolarmente elevato.

Inoltre dove sarebbe la «libertà» di questa amicizia? Cristo ci insegna che la libertà si fonda sulla verità. Il che vuol dire, per contrasto, che laddove c’è l’equivoco, la truffa, la menzogna, il rispetto umano e  la slealtà non ci può essere amicizia. E non pago Leonardi aggiunge: «E al Papa va bene così, non lo corregge. Se Eugenio crede che Jorge Mario pensi come lui che l’inferno non esiste, a Jorge Mario va bene, non lo corregge. Perché essere amici non è fare proselitismo, ma trovare spazi comuni».

A questo punto capisco come mai il Padre Ariel, amando ed essendo amato da Monica Bellucci, applicando lo stesso principio non la smentisce affatto, se questa bella donna gli dice che il celibato e la castità sono una gran fesseria.

Ma io mi domando: che amicizia è quella che non corregge l’errore dell’amico? E soprattutto in un campo così importate e delicato come l’esistenza dell’Inferno? Il correggere l’amico che sbaglia, non è forse amore? Non è forse amicizia? Inoltre, è vera amicizia da parte di Francesco permettere a Scalfari di pensare che lui, Francesco, ritenga con Scalfari che l’Inferno non esiste, quando Francesco cattolico ritiene invece l’esistenza dell’inferno verità di fede, necessaria alla sua salvezza eterna?

È chiaro che l’amicizia è un «trovare spazi comuni» è una «cercare l’unità», sapendo accettare inevitabili «distorsioni e contaminazioni» o cattive interpretazioni.  Ma è chiaro anche che quando ciò accade, occorre rimediare. Ed è ancora chiaro che questi spazi comuni e questa unità, per caratterizzare una vera e salutare amicizia, non possono basarsi su errate dottrine, come la negazione dell’esistenza dell’inferno, ma devono fondarsi sulla verità, ossia sulla sua affermazione.

Verificandosi allora questa incresciosa circostanza, questa «distorsione» o «contaminazione», per usare l’espressione di Leonardi, per la quale Scalfari si fa l’idea che il Papa non crede nell’Inferno, e il Papa si accorge ― al dire di Leonardi ― della eresia, lasciando però senza batter ciglio che Scalfari concepisca tale idea blasfema … ebbene mi domando: con quale faccia Leonardi fa le lodi dell’amicizia fra Francesco ed Eugenio, paragonandola a quella che corre tra gli innamorati ― come ad esempio tra il Padre Ariel S. Levi di Gualdo e Monica Belucci ― giacche «agli innamorati par di capire che quanto hanno nel cuore è l’esatto ricalco di quanto hanno nel cuore coloro che hanno dinanzi»? Insomma, questo Sacerdote, incardinato nella prelatura dell’Opus Dei, all’interno della quale non sono mai mancati ottimi Sacerdoti e valenti teologi ― si pensi solo alla qualità della Pontificia Università della Santa Croce ―, non si rende proprio conto che i misteri della fede e la teologia non sono poesia, sentimentalismi ed emotività? Non pare, al buon Leonardi, che in un caso del genere l’amicizia necessiti di essere purificata e liberata da «distorsioni e contaminazioni» o cattive interpretazioni? E non gli pare che i due «amici» non abbiano fatto nulla per rimediare a tali «distorsioni e contaminazioni» o cattive interpretazioni? Dunque, che amici sono?

 

Il comunicato diramato della Sala Stampa della Santa Sede [cf. QUI], chiarisce a sufficienza che il Papa non ha negato l’esistenza dell’Inferno? Rivela che Scalfari ha mentito? Il Papa non ha nulla da dire ai modernisti ed atei che lo glorificano in tutto il mondo brindando al Papa, che finalmente, dopo duemila anni di cosiddetto terrorismo teologico, ha avuto la franchezza di accogliere la moderna esegesi biblica, come per esempio quella del Cardinale Carlo Maria Martini, dicendo che l’inferno non esiste? Eppure, con tutto ciò, è meglio credere che sia stato Scalfari a mentire nel riferire che cosa gli ha detto il Papa, piuttosto che credere che il Papa potrebbe avere mentito nella fede. Tuttavia ci chiediamo: perché il Papa, al quale certo non manca la parola, non ha chiarito personalmente che cosa ha detto a Scalfari riguardo all’esistenza dell’inferno? [vedere nostri precedenti articoli QUI QUI].

E se, come sostiene Leonardi, «Scalfari è innamorato di Papa Francesco», starebbe in questo orribile imbroglio  «l’amicizia libera, gratuita, senza secondi fini», tra Scalfari e il Papa?  Essa, come dice Leonardi, «ci turba proprio per la libertà che sottintende» o ci turba piuttosto, mi domando io, per il torbido e la sporca astuzia che manifesta? Ma non si accorge il buon Leonardi, imbonitore degli allocchi e avvocato di chi è in mala fede, del secondo fine di Scalfari di prendersi gioco del Papa e della stessa fede cattolica? È forse vero amico lo schernitore ed è vero amico quello che permette di essere schernito

Dove sarebbe poi la decantata «libertà»? è quella di dire bestemmie in faccia al Papa? E la «amicizia» con la quale Scalfari aumenta le vendite diRepubblica per mezzo della menzogna sacrilega calunniando l’amico Jorge Mario, sarebbe una «amicizia gratuita»?

Leonardi si rende conto di quello che sta dicendo o getta fuori le parole come quando si svuota il sacchetto della tombola, per non dire quello dell’immondizia? Le sue parole, a giudicarle con benevolenza, mi fanno venire in mente il famoso manifesto dei futuristi di Marinetti Parole in libertà, solo che il buon Marinetti non intendeva bestemmiare, ma solo far poesia.

Leonardi vorrebbe inoltre farci credere che questa supposta sottintesa «libertà» sarebbe «la vera ragione dello scandalo di alcuni personaggi catholically correct», come se si trattasse dello scandalo farisaico di qualche arretrato bacchettone, mentre non si accorge, il povero sprovveduto, che questo incidente gravissimo ha mosso a sdegno tutta la Chiesa. E quando dico Chiesa intendo i cattolici fedeli al magistero petrino, non i modernisti che credono all’Inferno come io potrei credere al lupo mannaro, o come potrei credere al fatto che il Maestro Generale dell’Ordine Domenicano è fuggito ai Caraibi con Gina Lollobrigida vestita da fatina turchina, mentre Pinocchio piangeva disperato perché prima di partire, la fatina, lo aveva trasformato in Walter Kasper. Insomma: Leonardi confonde la libertà dei figli di Dio con la libertà degli irresponsabili.

Un’altra enorme sciocchezza in quanto dice Leonardi sulla «amicizia» Papa-Scalfari è la seguente: «L’amicizia tra Scalfari e il Papa solleva critiche e turbamenti perché non è di parte. Non è laica e non è cattolica. È amicizia e basta». Come se l’amicizia cristiana che si suppone il Papa, come credente, abbia per Scalfari, dovesse essere un atteggiamento di «parte» o fazioso.

Che amicizia è quella che offende la fede? Non si potrebbe oltraggiare di più la nobiltà della vera amicizia, mentre non c’è da dubitare che l’amicizia dell’ateo Scalfari sarà ben lontana da quell’apertura di cuore, che solo la fede in Dio assicura all’animo umano.

Non si tratta inoltre di fare proselitismo, che è un cattivo modo di annunciare il Vangelo. Ma tra l’evitare il proselitismo e il lasciare tranquillamente che l’amico Scalfari neghi l’esistenza dell’Inferno ― se è vero quanto racconta Leonardi ―, senza fare la minima obiezione, non sarebbe certo segno di autentica amicizia da parte del Papa, ma semplicemente di meschino rispetto umano, per non contrariare l’interlocutore, anche se possiamo credere che Papa Francesco non abbia voluto mettere in quell’occasione in gioco il suo ministero petrino.

Vorrei infine domandare all’arguto Don Mauro Leonardi: che razza di amicizia è questa tra il Papa e Scalfari, che ogni volta che si incontrano, Scalfari fa poi una relazione dell’incontro infangando la dignità pontificia ed obbligando la Santa Sede a smentire, mentre egli, gongolante e commosso per l’amicizia che lo lega al Papa, dà corda ai modernisti ed ai nemici della Chiesa, facendo ridere tutti gli atei del mondo? E tutto ciò proprio a poche settimane di distanza dalla solenne condanna papale delle fake-news !

E un’altra domanda me la pongo io, insieme con tutti i cattolici e gli uomini di buon senso: come mai il Papa si presta a un gioco così sporco? Che prudenza è la sua ad insistere nell’incontrare questo personaggio, che non si propone altro che di distruggere la fede cristiana e di bestemmiare il nome di Dio?

Perlomeno, il Padre Ariel S. Levi di Gualdo, essendo un uomo con tutte le debolezze e le tentazioni che possono assalire un uomo, si è innamorato ed è amato da Monica Bellucci. E da questo loro amore non sono state mai lanciate sulla stampa internazionale delle clamorose eresie attribuite poi al Sommo Pontefice. Per questo, quello tra il Padre Ariel e la bella Monica, è un amore sul quale volendo si potrebbe discutere, visto lo stato ecclesiastico di questo presbitero innamorato che ha scelto e promesso solennemente di rimanere celibe e casto, ma di sicuro non è un «innamoramento» pericoloso come quello tra il Regnante pontefice ed Eugenio Scalfari.

Tratto da IsoladiPatmos