Le Lettere di Alessandra Bialetti – Intorno alla vicenda Sanguineti
Alessandra Bialetti segnala al blog questi due articoli e un video finale sulla vicenda Sanguineti
***
Ho voluto segnalare al blog questi articoli come spunti di riflessione su posizioni diverse che possano aiutarci a soffermare l’attenzione sulle svariate possibilità di incontro e dialogo, di contaminazione con il sentire dell’altro, con le sue motivazioni e con le sue esperienze di vita. Un guardare un aspetto della vita da più punti di vista e trovare modo di incontrarsi e interrogarsi a vicenda. In ultimo ho inserito un video che riassume l’intento di questo intervento: percorrere una terza via. Una via che parta e finisca nel rispetto, nel confronto sincero, nella possibilità di trovarsi al di là delle diversità, che sono sempre ricchezza, e poter percorrere un tratto di cammino insieme. Perché, come si afferma nel video, l’intento non è quello di sovvertire alcun elemento della dottrina, di convincere a cambiare posizione o di indottrinare ma di costruire un’apertura al dialogo, un’accoglienza della multiforme e complessa esperienza umana, un incontro con modi di vedere, sentire e pensare che ci aiutino a integrare le differenze facendo dialogare le nostre vite. E attraverso la contaminazione scoprire più ciò che ci unisce che ciò che ci divide.
“Unioni gay contro natura e infelici”. Bufera contro il vescovo di Pavia (adista.it)
Sommerso dalle polemiche il vescovo di Pavia, Corrado Sanguineti, dopo le parole pronunciate durante un incontro con un centinaio di studenti dell’Ipsia Cremona. L’incontro – in una scuola pubblica e in orario scolastico – risale al 7 marzo scorso, ma l’audio, registrato in quell’occasione, è stato consegnato solo di recente all’Arcigay locale.
Le parole del vescovo
Durante la conferenza, una studentessa ha chiesto al prelato la sua opinione sulle coppie omosessuali e lui così le ha risposto: «La tendenza omosessuale non è peccato, ma qualcosa di disordinato rispetto all’ordine della natura. Non sarà quella la strada che ti fa felice. Però a questo punto la libertà è tua, giocatela tu. Sappi che ci sono degli omosessuali cristiani che, magari con fatica, accettano di dire: sono in questa condizione, non la voglio, accetto di non assecondare questo orientamento, di viverlo come un affetto, un’amicizia, di non dargli una stabilità sessuale. Questa è una fatica, certo, la vita è fatta anche di fatica, ma c’è una situazione di omosessuali cristiani che fanno delle scelte che alla fine li rendono contenti». «Io dico, non violentiamo la realtà, perché poi se la realtà la violenti crea sofferenza. Pensa ad un bambino che nasce da una coppia omosessuale (nasce per modo di dire)…».
Pietre scagliate contro adolescenti indifesi
Un affondo impietoso, quello di Sanguineti, che ha suscitato la reazione indignata di molti. Tra i primi a puntare il dito contro il vescovo omofobo Barbara Bassani, presidente di Arcigay Pavia: «Parole come pietre scagliate contro adolescenti da parte del massimo rappresentante della Chiesa pavese. Il vescovo Sanguineti ha superato il limite della decenza. Non soltanto è entrato dentro una scuola pubblica per scagliare odio contro una minoranza, la minoranza Lgbti, ma l’ha fatto senza alcun contraddittorio, senza che ci fosse qualcuno che potesse proporre un altro messaggio, un messaggio di inclusione, di autodeterminazione, di amore. Come si può parlare davanti a cento adolescenti, senza aver cura del fatto che tra quei giovani ci possano essere persone Lgbti, ragazzi e ragazze che stanno vivendo anni cruciali, complessi, spesso dolorosi, per l’accettazione del proprio orientamento e l’amore per se stessi e per ciò che sono? A nome di Arcigay Pavia, voglio esprimere solidarietà ai ragazzi e alle ragazze dell’IPSIA “Cremona”, costretti (si trattava di un’attività obbligatoria durante l’orario scolastico) a sentire parole d’odio. A quei ragazzi voglio dire che la nostra società sa essere inclusiva, aperta, plurale, sa dare spazio a ciascuno e sa accogliere tutti, senza imporre su nessuno un giudizio dall’alto».
Lontano dall’esempio di papa Francesco
Ieri, 26 marzo, ha preso la parola anche “Cammini di Speranza”, associazione italiana di cristiani, non solo Lgbt, che si occupano di approfondire il rapporto fede-omosessualità per promuovere accoglienza, rispetto, dignità e uguaglianza delle persone Lgbti nelle Chiese e nella società. Cammini cita le parole pronunciate da papa Francesco durante l’Angelus del 31 gennaio 2016: «Proprio in questo consiste il ministero profetico di Gesù: nell’annunciare che nessuna condizione umana può costituire motivo di esclusione». È proprio questo l’atteggiamento che vescovi e sacerdoti dovrebbero adottare soprattutto con i giovani, «ricordando loro che ciascuno è chiamato a realizzare il progetto che Dio ha previsto per lui, a partire dalla sua condizione esistenziale che mai può essere barriera alla prospettiva della felicità. Al vescovo Sanguineti vogliamo ricordare che noi, persone omosessuali possiamo essere felici o infelici come e quanto chiunque altro. Il nostro orientamento sessuale e la nostra affettività non ci escludono dal poter aspirare allo sviluppo di un’esistenza piena e ricca di feconda progettualità. Siamo sempre disponibili a momenti di incontro, anche con il vescovo di Pavia, perché siamo convinti di poter contribuire ad una corretta informazione su temi, come l’omosessualità e l’identità di genere, su cui all’interno della Chiesa cattolica ci si deve poter parlare e confrontarsi liberamente, anche per poter concretamente essere di aiuto a chi ascolta le nostre parole».
Sanguineti: «All’Ipsia nessuna parola di odio» (La Provincia Pavese)
«La tendenza omosessuale è qualche cosa di disordinato rispetto all’opera di Dio».
La risposta data dal vescovo di Pavia Corrado Sanguineti alla domanda formulata da una studentessa durante un incontro organizzato all’interno della scuola superiore di Pavia Ipsia Cremona («vescovo, cosa pensa delle coppie omosessuali?», il quesito della giovane), ha provocato la dura reazione dell’Arcigay di Pavia.
E Barbara Bassani, presidentessa del circolo “Coming out” è intervenuta così sul caso: «Sanguineti diffonde odio: ha proposto a degli adolescenti la rappresentazione dell’omosessuale condannato all’infelicità. (…) Dal suo insediamento il vescovo si è adoperato per proporre cure per gli omosessuali, ha chiarito che le persone Lgbti sono disordinate e devono essere corrette. La nostra comunità, che accoglie anche molte persone credenti, è stanca». Sanguineti che in un primo momento aveva preferito non replicare alle parole di Barbara Bassani, il giorno seguente lo ha fatto attraverso la lettera che pubblichiamo di seguito.
Gentile Direttore,
avendo letto sulla Provincia Pavese di domenica 25 marzo le affermazioni del presidente dell’Arcigay di Pavia, Barbara Bassani, che mi attribuisce di aver pronunciato parole d’odio contro le persone con orientamento omosessuale davanti agli studenti delle classi dell’Ipsia Cremona di Pavia, sono tenuto, in coscienza e per rispetto della verità, a offrire alcune precisazioni.
L’incontro non è stato richiesto da me, ma proposto dall’istituto ed era l’ultimo di una serie di incontri tra la scuola e rappresentanti delle diverse istituzioni pavesi: mi era stato chiesto di spiegare, in modo sintetico, l’identità e la missione della Chiesa, come comunità visibile di credenti, nella società e quale sia il compito del vescovo.
Davanti alle classi terze, quarte e quinte, che mi hanno ascoltato con attenzione, dopo avermi accolto con due canti di saluto, ho parlato per circa venti minuti e dopo e ho dato possibilità, come gli altri relatori, di rivolgermi domande, preparate e spontanee. Ne ho ascoltate diverse, anche circa la mia esperienza personale: tra queste, una chiedeva che pensiero avesse la Chiesa sul tema dell’omosessualità e delle persone che hanno e vivono questo orientamento.
La prima cosa che ho sottolineato è che ovviamente si tratta di “persone”, che in quanto tali vanno rispettate, e che ogni persona, sia omosessuale, che eterosessuale, è molto di più del suo orientamento sessuale: ogni persona è mistero e non può essere ridotta a un solo aspetto della sua vita. Non mi sembrano espressione di “odio transfobico”!
Poi ho affermato che in una società laica e pluralista, è giusto che lo Stato garantisca i diritti delle persone che vivono un’unione omosessuale, anche con leggi specifiche, e che tuttavia non mi pare corretto equiparare un’unione omosessuale al matrimonio, in quanto, sul piano dell’esperienza umana e storica, il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna, aperta alla generazione dei figli. “Matrimonio” deriva dal latino “matris munus”, e indica il compito e il dono della maternità generatrice di vita; in natura, la differenza sessuale uomo-donna è un dato originario, e un figlio non nasce per via naturale, se non da un uomo e una donna.
Le altre vie, utilizzate per far avere dei figli a coppie omosessuali, richiedono un intervento artificiale, che si realizza o con la fecondazione eterologa o con la maternità surrogata.
Circa queste due pratiche, ho espresso la mia preoccupazione per il soggetto più debole, che è il bambino che dovrà vedere la luce: nel caso della fecondazione eterologa, si crea uno sdoppiamento tra maternità/paternità biologica e maternità/paternità legale, giuridica; si rischia di porre un soggetto in una situazione in cui, crescendo, potrà sorgere la domanda sulla sua “origine” anche biologica: chi ha figli adottivi, sa benissimo come questa domanda a volte sia dirompente e sia fonte di sofferenze o comunque di fatiche per elaborare la propria identità e la propria genealogia.
Circa la maternità surrogata, ho manifestato la mia opinione contraria, in quanto è una pratica lesiva della dignità della donna, che rende la generazione di una persona oggetto di mercato, e non tiene conto dell’evidenza, offerta oggi dalla medicina e dalla scienza, del reale e reciproco rapporto che si stabilisce tra la gestante e il feto ancora nel grembo; inoltre priva il futuro bambino, per quanto accolto e amato dalla coppia omogenitoriale, del “diritto” di conoscere e di avere una madre naturale, e della ricchezza di crescere in una coppia ben differenziata dal punto di vista psicologico e sessuale.
Infine, ho precisato che la Chiesa, nella sua riflessione che nasce dalla Sacra Scrittura, accolta come parola ispirata da Dio, considera l’orientamento omosesssuale una “tendenza disordinata” in rapporto alla natura della creazione, rivelata da Dio. Ovviamente la dottrina della Chiesa non è imposta a nessuno, è proposta e chiede di essere accolta con la luce della ragione, illuminata dalla fede: alle persone che hanno orientamento omosessuale e che sono credenti, la Chiesa propone un cammino in cui non assecondare questo orientamento, ma viverlo solo come amicizia solidale, e vi sono omosessuali cristiani che, pur con fatiche e cadute, – come tutti – riescono a realizzare una forma di vita che li rende contenti.
Ora, con questo non ho mai detto che tutti gli omosessuali sono destinati all’infelicità, e non credo che l’insegnamento della Chiesa su questo tema e l’accompagnamento che offre alla libertà delle persone cristiane omosessuali possa essere inteso come violenza, come “pietre scagliate” contro qualcuno, come disprezzo e discriminazione. Come esempio del mio personale atteggiamento, ho raccontato ai ragazzi di un mio carissimo amico che, da alcuni anni, ha scoperto di avere questa tendenza omosessuale e ha iniziato a convivere con un compagno: nel dialogo amicale e fraterno con lui – siamo tuttora amici – gli ho detto che non condivido la sua scelta e che non credo sarà questa la via per la sua piena felicità e per il suo bene. Allo stesso tempo, gli ho chiaramente detto che per me lui rimane un grande amico, e che non vengono meno il mio affetto e la mia stima per lui. Se questa è omofobia, lascio giudicare a lei e ai suoi lettori.
Concludo, sottolineando che il clima dell’incontro, come possono testimoniare i docenti presenti e gli stessi ragazzi, era molto sereno e positivo, anche se emergevano differenze di pensiero tra me e alcuni studenti: al termine ho ricevuto alcuni doni preparati dagli alunni dell’istituto.
Corrado Sanguineti
Il video di Francesca Pardi