Blog / Renato Pierri | 15 Marzo 2018

Le Lettere di Renato Pierri – L’ingiustizia di precludere il sacerdozio alle donne, e un’interessante obiezione

“Caro Papa, oggi negare il sacerdozio alle donne è una palese ingiustizia”. E’ il titolo di un mio articolo pubblicato qualche giorno fa sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. Di norma prima di pubblicare qualsiasi cosa cerco d’immaginare tutte le obiezioni possibili per verificare se possa aver sbagliato in qualcosa. All’obiezione, però, che mi è stata rivolta da un lettore, devo ammettere sinceramente di non aver pensato. Il lettore scrive:  «Non capisco la frase: “Oggi negare il sacerdozio alle donne è una palese ingiustizia”. La Giustizia dipende dalla Verità, e per definizione essa non può certo cambiata tra ieri, oggi, o domani! Ne deduco che se lei ha ragione, allora questa è sempre stata un’ingiustizia, e che la Chiesa si è sempre sbagliata».

Nella sostanza, se non sbaglio, l’obiezione è la seguente: se precludere il sacerdozio alle donne è un’ingiustizia oggi, significa che è sempre stata un’ingiustizia, e sia Gesù sia la Chiesa hanno commesso un errore.

Rispondo con un breve racconto che si svolge nel nostro tempo. Sono a letto con la febbre alta, bisogna andare in farmacia ad acquistare un antipiretico. Entrambi i figlioli, femmina e maschio esprimono il desiderio di fare la commissione. E’ sera tardi, le strade sono deserte, il quartiere non è tranquillo. La figliola correrebbe rischi assai maggiori del maschio. Decido di affidare l’incarico al figlio.  Se avessi fatto uscire entrambi, avrei fatto correre rischi ad entrambi, dovendo il fratello, in caso di pericolo, difendere la sorella. Ho commesso un’ingiustizia? Se si vuole considerarla tale, bisogna ammettere che sono stato costretto a commetterla.

Nell’articolo avevo scritto: «Le difficoltà, già insormontabili per un uomo, sarebbero state impossibili da superare per una donna. Chi mai avrebbe dato ascolto ad una predicatrice? Chi le avrebbe mai dato benché la minima importanza? Nella Palestina al tempo di Gesù “la posizione che la società riconosceva alla donna era, da qualsiasi punto di vista, inferiore…Legalmente, la donna era considerata minorenne, e quindi irresponsabile: gli impegni che prendeva potevano essere sconfessati dal marito, e chi li aveva accettati non aveva scampo” (Henri Daniel – Rops, La vita quotidiana in Palestina al tempo di Gesù, Mondadori, pagg. 147 e 148) Come si può pensare, considerato quel tipo di società, che Gesù potesse mandare delle donne “come pecore in mezzo ai lupi” (Mt 10, 16)?».

La risposta è qui. In qualche modo Gesù fu costretto a scegliere uomini da inviare “come pecore in mezzo ai lupi”, sia per non far correre inutili rischi alle donne, sia per non compromettere la già difficile evangelizzazione del mondo.

Si consideri ancora che mentre oggi l’ingiustizia è palese, come ho scritto, allora palese non era. Per le donne della Palestina contare meno degli uomini era cosa normalissima. Nessuno in quel periodo e in quella società avrebbe visto un’ingiustizia nella scelta di Gesù.

Ma vedete, la Chiesa spiega che si comporta così perché anche Gesù si comportò così, ma non sa spiegare perché Gesù si comportò così.

Renato Pierri

Politicamentecorretto