Blog / Terry | 25 Febbraio 2018

Le Lettere di Terry – Rendere grazie: fonte di salvezza

E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie, sempre e in ogni luogo,
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno

E’ tramite queste parole, sentite centinaia di volte, ma evidentemente mai ascoltate che ho ripreso a fare amicizia con le mie radici, e ho ricominciato a guardare il tabernacolo con rinnovata simpatia e curiosità.

Dopo un gran terremoto nella mia vita personale, ho mandato a quel paese tutto ciò che mi era stato insegnato: non importa “dove”, o in “chi”, o in “cosa” di ciò che mi è stato trasmesso sta l’errore, quel che conta è che il risultato, ciò che aveva preso posto nel mio cuore, non stava in piedi. Da “brava figliola”, non dico tutta “casa e chiesa” perché in realtà c’erano anche un sacco di amici, feste, montagne, sci, musica, viaggi e altre amenità, l’idea di Dio e di religione che vivevo è letteralmente saltate per aria. Un errore macroscopico di valutazione nel merito del quale ora non entro, mi ha portato verso un matrimonio disastroso e ha condizionato il resto della mia vita. Secondo gli antichi schemi, separata e con un figlio, ovunque mi girassi, vedevo troneggiare il cartello “The end”, ma il richiamo alla Vita dei miei ruspanti 28 anni non ci sentiva proprio. Ho iniziato quindi a rifiutare quel tipo di pensiero che portava avanti quel cartello, e mi sono aperta a tutti gli altri pensieri, fino a quel momento ignorati, censurati, non approfonditi….perchè evitarli era cosa buona e giusta.

E’ iniziato quindi un viaggio alla ricerca di ciò che avrebbe dato nuovamente senso alla mia vita e mi avrebbe consentito di essere felice, nonostante il dramma che stavo vivendo. Sotto il campanile non trovavo risposte, ma giudizi, compassione, solitudine, che a loro volta suscitavano in me rabbia e ribellione.

Evvai allora con buddismo, scritti indiani, new age, bioenergetica, shakra, “Segreti” più o meno rivelati, brodi caldi per l’anima, leggi di attrazione: tutte cose interessanti e curiose. Non posso dire che qualcuna di esse mi abbia conquistato veramente, ma qualche spunto buono lo trovavo e certamente facevano viaggiare le mie rotelline. Qualcosa mi porto avanti pure oggi, ma in chiave diversa.

Ora sorrido, ma ricordo che non trovavo la quadra tra quello che, se anche in forma embrionale, era stato il mio rapporto con Gesù e la Madonna e “il mio legame con l’Universo”: ci provavo a connettermi con l’universo, ma aveva così troppo il sapore di niente, era impersonale! Però andavo avanti: non litigavo con i santi in paradiso, semplicemente li ignoravo volutamente.

Tra tutti i vari segreti più o meno rivelati, ve n’era uno che ero riuscita a mettere in pratica e che mi aveva anche portato benefici: quei libri mi avevano insegnato l’importanza della gratitudine. Non entro nel merito dei suggerimenti che davano e delle argomentazioni a sostegno, dico solo che mi sembrava che avessero più senso di altri, soprattutto perché aiutavano ad evitare la “sindrome del lamento”, che per quanto io detestassi, a volte mi coglieva comunque vittima.

Sentendomi un po’ pazzerella, in quelle mattine in cui ero molto incavolata per il fatto di essermi svegliata, e dover ancora vivere una vita che era diventato un peso, mi sono sforzata – controvoglia – a trovare motivi per ringraziare: il destinatario dei ringraziamenti era non pervenuto. I libri dicevano di ringraziare un’entità non ben definita che molti chiamavano Dio, altri dialogavano con l’Universo: io non so bene a chi mi rivolgessi, ma penso che parlassi con il Dio che un tempo era stato amico, ma che facevo finta di non riconoscere.

Comunque: iniziai a ringraziare per le cose più banali, per le giornate di sole, i profumi che sentivo nell’aria, la possibilità di camminare e muovermi, l’opportunità di godere della vista, la telefonata della persona simpatica, la salute, gli amici…. Letteralmente, camminavo per la strada e il cervello viaggiava alla ricerca delle cose per cui essere grata: ça vas sans dire che impegnare il cervello in questo modo piuttosto che alla contemplazione delle proprie disgrazie e preoccupazioni fa bene, a prescindere. Quindi ero triste e vivere mi pesava, ma in un esercizio sgradito di fitness dello spirito, flettevo il mio cervello in contro-tendenza, da pensieri bui a pensieri luminosi. Le flessioni dello spirito. A volte mi sembrava di avere due cervelli in testa e mi domandavo se stavo facendo una cosa sana, ma dopo qualche giorno, le flessioni che tanto stridevano col mio animo, iniziano a diventare un’abitudine e quindi al mattino, all’apertura degli occhi, osservavo il cervello tendere sempre più spontaneamente alla luce, anziché al baratro. Mica male!

Mi sentivo la profetessa del new age! Gagliarda e tronfia come pochi! Il fatidico “segreto” cominciavo a possederlo pure io! E allora vai, in rotta per diventare la body builder della gratitudine! Mi sentivo davvero vittoriosa: altro che Bibbia e Vangelo! Altro che “The end”! Un par di ciufoli! Ora sì che avevo imbroccato la strada giusta! Ovviamente tutte le altre massime di quei libri diventavano il mio pane quotidiano. Stavo bene e m’impegnavo sul serio, però i conti non mi tornavano. L’impersonalità di quel mondo mi pesava, l’idea che dipingeva l’essere umano come se fosse dio, faceva acqua da tutte le parti; l’esperienza mi diceva che noi facciamo acqua da tutte le parti, e che appoggiati solo a noi stessi, non c’erano frasi magiche, auto-suggestioni, trucchetti o altro che tenevano. La loro filosofia costruiva dei bei castelli, ma la sensazione che bastasse poco per farli cadere era netta e invadente. A parte questo, cui non trovavo risposte andavo avanti.

Sullo sfondo di tutto questo c’era sempre il mio mitico padre spirituale che mi lasciava razzolare nei campi vicini senza mai perdermi d’occhio. Lui con me è stato “sacerdote”: ministro del culto, ovvero colui che svolge un compito, una missione in nome di un’entità superiore, nella religione è il tramite di Dio”. Un giorno forse racconterò un aneddoto di quanto lui fu per me “sacerdote”, certamente era il mio unico vero contatto con Dio. Quando parlavo con lui e parlavamo di Dio, non negavo che era “quel brutto tipo lassù che mi aveva fatto tanto arrabbiare e col quale non parlavo più, quel brutto tipo che diceva di amare la croce e la sofferenza”, non negavo il Suo esserci e la Sua esistenza. In presenza del direttore spirituale Dio c’era: non mi piaceva, ma c’era! A parte lui, ad un certo punto ho deciso di rimettere piede in chiesa per proteggere la creatura di pochi anni che mi guardava aspettandosi tutto il meglio del mondo: volevo proteggerlo dai miei casini interiori. Meglio l’illusione di un Dio che la totale mancanza di Dio: questo era il mio ragionamento. Quindi ho ricominciato a frequentare la SMessa domenicale, fino a quando….

E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie, sempre e in ogni luogo,
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno

E’ veramente cosa buona e giusta rendere grazie!
Sempre e in ogni luogo!
Nostro dovere e fonte di salvezza!

AMEN! Accidenti! AMEN! Amen! Amen! E COSì SIA!!!

Ma cavoli!!! Erano 30 anni che lo sentivo tutte le settimane e, in certi periodi, pure più volte in una settimana e non avevo inteso! Non avevo mai ascoltato! Non avevo mai capito!

Non so se mi sentivo più idiota o più contenta! So solo che mi sono sentita esplodere il cuore in petto! Anche il mio Dio lo diceva, e pure prima di tutti gli altri strani profeti!

Ma allora…..chissà quali e quante altre cose erano nascoste nel vangelo e nella Bibbia, o negli scritti dei santi e che io non avevo inteso! Ma allora…forse potevo ri-conoscere la mia strada, anche sotto il campanile! Ma allora tutto ciò che comunque io avevo nel mio cuore….non era tutto da buttare via! Allora c’era qualcosa da salvare! Allora dovevo cercare, e volevo trovare!

E lo dico e lo ripeto: E’ veramente cosa buona e giusta rendere grazie! Sì lo è, l’ho provato sulla mia pelle! Sempre e in ogni luogo! Sì ovunque: in cucina, in macchina, in metropolitana, in qualunque momento, qualsiasi cosa tu stia facendo, dalla più bella, alla più triste! Nostro dovere e fonte di salvezza! La parola “dovere” non mi piace, ma va bene, conoscendo gli effetti, al di là delle flessioni di ginnastica che possono far bene al corpo, esistono le flessioni dello spirito, che aiutano a sentirsi vivi e a reggere le fatiche della vita. “Fonte di salvezza”! Sì, una grande, grandissima salvezza: ci permette di emergere dal grigiume di tutto ciò che ci abbatte e ci appesantisce. E di certo è stata la mia di salvezza! Anche se l’ispirazione proveniva da altri lidi!

Rendere grazie salva: sempre e in ogni luogo!

Credo proprio che siano state queste parole a farmi ri-sentire “a casa” quando entravo in una chiesa ed è da lì, da un cammino di gratitudine, nonostante tutto, che è iniziato il mio ritorno a casa, e ancora sono in viaggio.

Veramente Dio usa “la qualunque” per riprendersi le sue pecorelle: pure gli scritti new age!

Deo gratias!


Radicata a Milano, ma cittadina del mondo. Prima di tutto sono mamma, purtroppo single da quasi subito. Contrariamente al mio sogno di essere moglie e madre di una famiglia numerosa, la vita mi ha costretta a diventare capo-famiglia single, una professionista e ora pure imprenditrice. Da sempre svolgo lavori di “servizio alla persona” e, al di là dei più diversi ambiti professionali così attraversati, il comun denominatore è che mi appassiono al cuore delle persone che incontro, alla loro storia e al loro vissuto. Per me la scrittura è introspezione e il confronto è crescita. Amo definirmi devota miscredente perché il mio cammino è strano: a gambero, a zig-zag, non scontato, non sempre ligio, in ricerca, nel quale però cerco sempre di avere onestà intellettuale.