Blog / Scritti segnalati dal blog | 05 Febbraio 2018

La Stampa – Don Robert Gahl: “I corsi di fedeltà per i gay? I loro non sono matrimoni”

Poiché il tema è lo stesso dell’articolo Costanza Miriano – Come può la Chiesa chiedere fedeltà al peccato?” i commenti qui sono chiusi. Chi desidera può commentare all’altro post

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«La fedeltà è un valore «che non va strumentalizzato». Tra due persone dello stesso sesso il rapporto può essere di amicizia e «di benevolenza», ma «mai assomigliare al matrimonio, perché la differenza e la complementarietà sono necessari per una famiglia». È la riflessione di don Robert Gahl, professore di Etica fondamentale alla Facoltà di Filosofia dell’Università Santa Croce, ateneo dell’Opus Dei, dopo la notizia del ritiro organizzato dalla Diocesi di Torino per single e coppie gay, sul tema «Degni di fedeltà».  

Come si comporta la Chiesa con gli omosessuali?  

«Non ingabbia le persone dentro categorie artificiali che riducono le persone a un loro aspetto particolare. Ogni essere umano è creato a immagine di Dio. Dato ciò, la Chiesa cerca di aiutare tutti a camminare verso Dio per poter vivere felici. Perciò, evita di applicare le etichette di “omosessuale” o di “gay”. E aiuta tutti ad ambire alla santità personale». 

 

Ma che cosa significa «accompagnare le coppie gay»?  

«La Chiesa accompagna tutti e le famiglie in modo speciale. Oltre alle coppie di coniugi, aiuta anche i fidanzati a prepararsi al matrimonio che è sempre tra un uomo e una donna ed è aperto a una nuova vita. Gesù ha predicato la purezza di cuore con la promessa di vedere Dio. La purezza è vissuta nella fedeltà matrimoniale e nell’astensione da ogni rapporto sessuale non matrimoniale».  

 

Che cos’è la sessualità per la Chiesa?  

«La Chiesa onora il corpo umano e vede nella sessualità una capacità di trascendenza in quanto capace di unire e procreare. Dato ciò, accompagna chi sperimenta attrazioni sessuali come accompagna tutti, e li aiuta a rispettare se stessi e gli altri mentre cerca di non cedere a qualsiasi tentazione».  

 

Dove si deve cercare l’equilibrio tra rispetto dei diritti e l’importanza di portare la fede nella convivenza omosessuale?  

«La Chiesa difende la democrazia e lo stato di diritto, mentre promuove il riconoscimento dell’istituzione civile millenaria del matrimonio indissolubile. Così difende i diritti di tutti. Le diverse forme di unioni civili non equiparabili al matrimonio potrebbero salvaguardare diritti legittimi». 

 

Che significato ha promuovere la fedeltà nelle coppie gay? Un passo del genere come si colloca rispetto all’insegnamento della Chiesa?  

«La fedeltà e l’amicizia sono valori, ma non devono essere confuse con occasioni di strumentalizzazione. La Chiesa chiede a tutte le coppie non sposate di astenersi dai rapporti sessuali, perlomeno finché la loro unione non sia saldata nel matrimonio. Se le due persone sono dello stesso sesso, il rapporto può essere di amicizia e di benevolenza, ma mai assomigliare al matrimonio. La differenza e la complementarietà sono necessari per fondare una famiglia».  

 

Se una persona omosessuale ha rapporti occasionali può confessarsi e ricevere i sacramenti. Se vive un’unione stabile e non platonica c’è chiusura. È così?  

«Tutti siamo peccatori e tutti i cristiani siamo chiamati a confessare i nostri peccati per ricevere l’assoluzione e la grazia di ricominciare con aiuto divino, anche quando può sembrare umanamente impossibile. Confessarsi è un’espressione di pentimento e il pentimento indica la decisione di non peccare più. Chi si confessa cerca un rimedio, non l’approvazione».  

Tratto da La Stampa