Articoli / Blog | 23 Gennaio 2018

Blog – Replica a La Nuova Bussola Quotidiana

Qualche amico mi avvisa questa mattina di essere stato catalogato. La Nuova Bussola Quotidiana fa la conta dei buoni e dei cattivi, disegna fazioni all’interno della Chiesa e io sarei, immeritatamente, parte di quella che vuole “smantellare il Catechismo” avendo partecipato a un “conciliabolo top secret”. Così viene definito un incontro nel quale alcuni operatori pastorali si sono posti la domanda di come stare vicino a quei cristiani omosessuali (e alle loro famiglie) che non si sentono aiutati da iniziative, pur lodevoli se non vengono assolutizzate, quali Courage o il gruppo Lot di Luca di Tolve: cioè, se una persona omosessuale ritiene che la sua condizione sia ben accompagnata da Courage, Gruppo Lot e affini, siamo tutti contenti che faccia quella scelta ma come accompagnare gli altri cristiani omosessuali? Il punto di vista, cioè, non era “cambiare il Catechismo” ma era – lo dico con parole mie – come accompagnare quei cristiani che non si riconoscono nei punti 2357, 2358 e 2359 del Catechismo, o che ci si riconoscono solo parzialmente.
Sarebbe facile replicare punto per punto all’articolo di Andrea Zambrano ma in momenti così penso sia più utile rileggere alcune parole dell’allora padre Jorge Mario Bergoglio. Le riporto di seguito perché a me sono utili. Si trovano in Silencio y palabra e sono una serie di appunti «destinati a essere conforto a una comunità religiosa che attraversava momenti difficili» scritti quando dopo 25 anni di insegnamento fu rimosso dal collegio Máximo e inviato nella residenza dei gesuiti di Córdoba. In esso, descrivendo le divisioni, scrive: «Quando questo accade all’interno di un’istituzione, in un “corpo”, parlando in termini sociopolitici, possiamo dire di trovarci in presenza di una lotta tra “fazioni”. Nel caso della vita consacrata, delle tre frontiere che deve tenere d’occhio un consacrato – quella esterna (aggressività apostolica), quella interna (vita spirituale) e quella intermedia (sua appartenenza al corpo) –, è quest’ultima, in queste situazioni, a polarizzare l’attenzione e gli sforzi a spese delle altre due. Noi argentini siamo inclini a questa tentazione. Nella ex Iugoslavia si dice che “con due sloveni si fa un coro, con due croati un parlamento e con due serbi un esercito”. In Argentina possiamo dire che con due argentini organizziamo subito una fazione. Noi argentini siamo molto politicizzati, ma ci manca la cultura politica, ed è questa la ragione per cui siamo così inclini alle “fazioni”. Si può vedere infatti come anche i grandi movimenti popolari argentini cedano alla tentazione di ridursi alla politica del “comitato” o della “cellula base”. Si perde la grandezza del servizio nella meschinità del proprio interesse. E queste “fazioni” entrano anche nella vita religiosa ed ecclesiastica: la fazione che ha origine nel peccato di Babele, nell’assassinio di Caino, nell’autosufficienza del progetto personale. Allora, invece di camminare si finisce per essere «raminghi» come Caino (Gn 4,12); ciò che si sarebbe potuto costruire viene incenerito da un fulmine (Gn 11,7-9); la pretesa di dominio infine affoga nel diluvio della propria sazietà (Gn 7,21). Le “fazioni” ecclesiali sono antiche quanto il Nuovo Testamento. La madre dei figli di Zebedeo fu protagonista di una di esse, e san Paolo per difendere l’unità delle Chiese dovette combattere con le unghie e con i denti contro chi preferiva le divisioni (1Cor 1,11-15; 3,3-15). L’attivista delle “fazioni” è, secondo san Giovanni, uno che pretende di andare al di là della comunità, uno che «”a oltre” la comunità, con il suo progetto personale: è il proagón (2Gv 1,9). E la nascita di una nuova fazione alimenta quelli che verranno, i nuovi, a fare altrettanto, nutrendoli con il pane della discordia che corrompe, fin da giovani, il loro cuore».
Quale sarà il vescovo che potrà spiegare a chi ne ha bisogno che le fazioni e le divisioni sono il vero male della Chiesa e non interrogarsi – solo interrogarsi – su come stare vicino a certi fratelli nella fede e alle loro famiglie?