La Dott.ssa Grimaldi risponde – Videogiochi: quando diventa “troppo”?
Pubblicheremo ogni settimana la rubrica della Dott.ssa Grimaldi. Oggi la seconda puntata. Per inviare le tue domande puoi scrivere una mail a [email protected]
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Ho 49 anni e sono una madre single di un ragazzo di 12 anni, Alfonso, che frequenta la seconda media. Sono preoccupata perché mio figlio passa molto tempo davanti ai videogiochi (anche 3 ore al giorno). Ho sentito che ci sono ragazzi che finiscono per non uscire più di casa tanto è il coinvolgimento che hanno, ma non so cosa fare, devo preoccuparmi? I professori mi dicono che è bravo e socievole, ha una buona media scolastica, una volta a settimana va a anche calcio. È figlio unico e sono una madre lavoratrice e temo sempre di non essere abbastanza presente e di sbagliare in qualcosa, ma soprattutto mi spaventano queste nuove dipendenze. Rosa (Rovigo)
Cara Rosa, la tua premura ed i tuoi dubbi dicono chiaramente quanto tu sia una mamma attenta. Quando si tratta dei nostri figli pensiamo sempre di non fare abbastanza. Se il tuo ragazzo da come mi scrivi va bene a scuola, è socievole, fa sport, non mi preoccuperei troppo del suo interesse per i videogiochi. Nel mondo attuale i social ed i videogiochi sono una nuova realtà da integrare nella vita di tutti i giorni. Importante è mantenere viva una vita di relazione al di fuori dei momenti di gioco. Se Alfonso va a scuola, esce con i coetanei, fa attività fisica, fa i compiti e poi a fine giornata o nei momenti liberi gioca ai videogiochi non fa niente. Se, è così, occasionalmente trascorrerà 3 ore a giocare ai video, ma mediamente saranno massimo 1-2 ore al giorno. Quello che voglio dire è che per arrivare alle dipendenze di cui parli bisogna che il ragazzo man mano dedichi sempre più tempo al gioco virtuale e sempre meno alla relazione con i coetanei e la famiglia, finendo per isolarsi completamente, ma se al di fuori dei momenti di gioco lui ha amici, studia, va a scuola e fa sport starei tranquilla, se poi gioca ai videogiochi insieme ad un compagno ancora meglio.
Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie. Questa rubrica non vuole sostituirsi al medico curante né alimentare il fai da te, al contrario vuole indurre il lettore a riflettere su alcune tematiche comuni ai bambini ed alle famiglie per poi affrontarle nelle giuste sedi con il pediatra di fiducia o lo psicoterapeuta