Giovedì 28 dicembre – Mauro Leonardi

Commento al vangelo di giovedì 28 dicembre 2017, Santi Innocenti, di Mauro Leonardi

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».
Mt 2,13-18

In mezzo al dolore senza ragione, in mezzo alla sofferenza dei profughi, dei perseguitati, Gesù viene non come testimone ma come compartecipe della sofferenza umana che egli prova per intero fin dalla culla. Il grido di dolore senza risposta di Rachele echeggia nel pianto delle donne di Gerusalemme e Gesù porta in sé e con sé tutto questo, fino alla croce e lo redime e lo affida al Padre perché nessuna lacrima venga scordata.