
Per Novella 2000 intervisto: Marco Predolin
Inizia questa settimana la collaborazione con Novella2000 con la rubrica dal titolo Il confessionale. Il primo incontro è con Marco Predolin, primo espulso del Grande Fratello Vip perché ha bestemmiato (a sua insaputa)
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“Ho capito che sei prete… e che sei qui per darmi la scomunica…”. La mia intervista con Marco Predolin, cacciato dal Grande Fratello Vip perché ha bestemmiato, inizia in salita. Ma io non scomunico nessuno, cerco di capire.
Marco, dici che studi le religioni, che anche da non credente rispetti chi crede e poi… Cosa è successo?
“Purtroppo non sono credente, invidio molte le persone che credono ciecamente, ma non posso bluffare, bloccare il mio raziocinio e dirmi “devi credere perché così, comportandoti bene, forse andrai in paradiso e avrai una chance in più”. Il mio percorso inizia con l’educazione cattolica e continua con la cresima, la comunione e il matrimonio in Chiesa. Poi c’è un’evoluzione mia personale che mi porta prima ad avvicinarmi al buddismo e poi a pensare in altro modo. Ma per me è sempre fondamentale che si percepisca che ho il massimo rispetto per chiunque abbracci o pratichi una religione”.
Hai detto anche di aver voluto partecipare a un reality perché sei una persona vera e volevi che venisse fuori questo elemento, e che forse, tutto sommato, quell’infortunio ha permesso di rivelare anche un aspetto di te più autentico, più vero.
“Guarda che quel “mannaggia alla…” è uscito non come un’imprecazione: il contesto era ludico, quello di una barzelletta. Mi sono scusato pubblicamente: io, da ignorante, non conoscevo il significato vero della parola “mannaggia”.
In molti hanno scoperto con il Gf Vip il significato della parola
“Appunto. Io ho saputo solo dopo che significa “male ne abbia”. Ma, ripeto, non era mia intenzione bestemmiare. Mi dispiace essere diventato “il bestemmiatore”, perché questo non fa parte del mio Dna.”
In effetti, chi bestemmia non può dire di essere anche uno che rispetta chi crede.
“Certo. È assolutamente così. Io ho grande rispetto per chiunque abbia una fede, per chiunque abbia un’anima spirituale, perché vuol dire che è una persona sensibile. Ognuno gestisce la propria fede come vuole, e la stessa cosa vale per l’orientamento sessuale, per i gay. Sono stato accusato anche di omofobia, ma non è vero.”
Si può usare un’espressione sbagliata senza saperlo, senza intenzione. Ti chiedo allora: cos’è il vero male?
“Noi umani siamo dotati di intelletto, abbiamo sempre la consapevolezza di quando facciamo del male. Poi ci mascheriamo e diciamo “no, non l’ho fatto apposta…”, ma la cattiveria l’abbiamo dentro, e al momento giusto sappiamo tirarla fuori. Per me il male è voler colpire con consapevolezza. Ieri sera alla 7.30 con la mia fidanzata guardavamo la Tv. Eravamo in fascia protetta, e a un certo punto parte una scritta: “La visione di questo programma è consigliata a un pubblico adulto”. Questa è ipocrisia, è questo il male. Mandare in onda contenuti violenti, osceni, con la scritta salva coscienza, ecco il male.”
Un’altra mancanza di rispetto, un altro male è parlar male della gente, sei d’accordo?
“Assolutamente sì. Vent’anni fa mi hanno dato malato di Aids… tutte chiacchiere. Il chiacchiericcio è devastante… poi viene ingigantito, sfugge di mano e può portare a qualunque cosa”.
Marco, nella tua vita ti sei pentito di qualcosa che hai fatto?
“Penso di non aver fatto nella vita quello che avrei voluto. Sono sempre in Tv a difendermi, a litigare da Barbara D’Urso: io avrei voluto una vita più spirituale, più in mezzo alla natura, più a contatto con la gente, meno davanti ai riflettori. Non sono fatto per il lavoro della Tv: so farlo perché penso di essere un uomo brillante, con la battuta pronta, però non sono fatto per tutto quello che gira intorno a quel mondo. Non è il mio mondo.”
Sei mai riuscito a perdonare qualcuno che si è pentito di averti fatto del male?
“Normalmente io riesco a perdonare le persone che mi hanno fatto del male. Tendenzialmente sono più portato al perdono che al rancore. E questa è una sfaccettatura del mio carattere che mi piace molto. Mi piace poter dire “io riesco a cambiare, riesco a migliorare con il tempo” e non rimango arroccato a quelle che sono le mie idee di 20-30 anni fa, come invece purtroppo fa molta gente. Pensa che sono stato juventino, e poi intorno ai 20 anni ho cambiato squadra e non me ne vergogno. Amo la facoltà di cambiare idea. Ecco, io penso questo. Per cui, anche nel perdono alla fine dico “sì, non serbo rancore”.
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