Blog / Nuccio Gambacorta | 07 Novembre 2017

Le Lettere di Nuccio Gambacorta – Amor sacro e amor profano

Voglio fare il punto su un tema che ha sempre posto in me (e forse anche in altri) grandi interrogativi. Molto spesso si accosta l’Amore di Dio verso l’uomo all’amore dell’uomo verso il suo simile. Io posso tendenzialmente amare il mio prossimo e comunque mai come lo ama Dio, a meno che  non sia chiamato alla santità assoluta. Dall’amore al prossimo opero un particolare criterio e passo all’amore specifico verso una persona di cui m’innamoro (si dice solitamente così). Anche in questo caso però mica amo il mio compagno o compagna così come Dio ama la creatura umana. Il mio amore è legato alle sensazioni alle emozioni al desiderio di possesso al bisogno di sicurezza alla necessità di sentirmi forte e a tante altre piccole grandi sciocchezze che fanno parte della mia umanità, povera misera fragile umanità. Tutti quei discorsi che tirano in ballo quel famoso libro del Cantico dei Cantici paragonando l’amore coniugale all’Amore di Dio per la sua Sposa (la Chiesa) sinceramente oggi non li capisco più, li vedo come riflessioni belle sì ma utopistiche, irraggiungibili per niente realizzabili. Quei casi rari di amori profani che inglobano in sè la sacralità dell’Amor Sacro sono la classica eccezione che conferma la regola. Forse sono in piena crisi, può darsi, ma è che nell’amore tra due persone che formano una coppia mi riesce difficile, in questa odierna società “usa e getta”,  intravedere sia pur un minimo riflesso dell’Amore di Dio. Oggi la coppia non ha radici, nasce e scompare in un batter d’occhio e neanche la presenza di figli pone un rimedio a questo fenomeno così dilagante. Due persone che stanno insieme (eterosessuali oppure omosessuali) non capiscono l’importanza di assumersi un impegno, delle responsabilità, di affrontare eventuali sacrifici. L’amore sembra non bastare all’amore e la noia è sempre dietro l’angolo, così come lo “stress” e l’incapacità di rinnovare ogni giorno quella promessa di fedeltà mai sancita del tutto. Paradossalmente si rincorre la tradizionale messa in scena del matrimonio! PERCHE’? Perché è d’effetto, fa spettacolo, è divertente, allegro fa tanta festa e tanto “glamour”. E allora sposiamoci per allegria, lasciamoci con allegria, risposiamoci, facciamo figli (in qualsiasi modo) per esibirli e…così sia. Forse l’unica soluzione sarebbe sposarsi con se stessi riconciliandoci con quella parte nebulosa che abita in noi, riconoscendola e trasformandola in chiarezza d’intenti.