Blog / Renato Pierri | 04 Novembre 2017

Le Lettere di Renato Pierri – Perché ci s’identifica col carnefice e non con la vittima?

Calmatesi un poco le acque intorno alla misera vicenda del produttore cinematografico statunitense, che approfittava del suo potere per molestare le donne, mi piacerebbe che gli psicologi spiegassero le ragioni che hanno indotto molte persone nel nostro Paese a schierarsi dalla parte del molestatore e non dalla parte delle donne molestate. Perché è vero che viviamo ancora in una società patriarcale, e c’è la tendenza da parte sia di donne sia di uomini a giustificare Adamo e a colpevolizzare Eva, ma mi sembra che ci sia dell’altro, qualcosa che non ha a che fare col maschilismo che, come si sa, appartiene anche alle donne. Mi sembra ci sia una tendenza da parte di alcuni ad identificarsi col carnefice anziché con la vittima e quindi a cercare giustificazioni: se Caino è arrivato ad uccidere Abele, significa che è stato portato all’esasperazione, che è stato provocato, altrimenti non sarebbe arrivato a compiere un’azione così cattiva. Ma quale la ragione che spinge ad identificarsi con il carnefice e non con la vittima?

Renato Pierri

Risposta di Corardo Augias

L’applicazione oscena del potere

Non ho avuto la stessa impressione… ma il signor Pierri ha ragione richiamando – credo – una tradizione che parte addirittura dalla Bibbia. L’idea della donna tentatrice, porta dell’inferno, ha aleggiatio a lungo nei secoli. Nel primo cristianesimo si era arrivati a ipotizzare che il ricorrete fastidio mestruale fosse una sorta di punizione imposta alle donen di tutte le generazioni per aver Eva tentato e corrotto Adama nell’Eden. Lo stesso papa Francesco ha rievocato questa tradizione quando, parlando della famiglia., ha detto che esistono molti luoghi comuni: «a volte perfino offensivi, sulla donna tentatrice che ispira al male. In vece c’è spazio per una teologia della donna che sia all’altezza di questa benedizione di Dio per lei e per la generzione».

Riferimenti che cito per la storia anche se ci portano lontano dal caso Weinstein che, ridotto al nocciolo, è stato solo l’applicazione oscena di chi approfitta di un potere per violare e avvilire la vittima di turno.

Breve replica

Gentile dottor Corrado Augias, il mio pensiero riguardo alla domanda che facevo nella lettera, ma potrei anche sbagliare, è che molta gente sia portata ad identificarsi con Caino e quindi a giustificarlo incolpando Abele, semplicemente perché ha dentro di sé – forse tutti lo abbiamo – un po’ di Caino.