Amoris Laetitia / Blog | 10 Ottobre 2017

Il Timone – Amoris laetitia, i teologi, le autorità e quel bambino poco istruito che osa ricordare: «ma 2+2 fa 4»

«Politics Trumps Theology in Filial Correction Response» di William M. Briggs, da OnePeterFive(traduzione di Chiesa e post concilio

Immaginate un uomo, in una posizione di spicco e con un importante curriculm accademico; un uomo autorevole, un consacrato, un uomo la cui parola è ascoltata dal Papa. Quest’uomo vi dice che, a volte, 2+2=5. L’affermazione di quest’uomo può essere vera in ragione del suo status?

Immaginate ora un bambino, povero e senza i benefici di alcuna istruzione, un orfanello abbandonato, dire a quest’uomo importante: “Signore no, 2+2 fa sempre 4, anche per Dio stesso il quale non cambia la Verità”.

Un momento! Cosa sta facendo questo ragazzino ignorante? Non si rende conto che sbaglia? Non ha alcuna autorità per correggere chicchessia! Perché dovremmo ascoltare un bambino?

Qui ci viene in aiuto Massimo Faggioli, professore al Dipartimento di Teologia e Scienze Religiose della Villanova University, il quale dice che il bambino rappresenta una “marginale frangia di opposizione” al nostro grande personaggio. Il bambino “evidentemente non è un cardinale o un vescovo con un ruolo ufficiale nella Chiesa Cattolica”.

David Gibson, direttore del Centro per le Religioni e Culture della Fordham University concorda. Egli dice che il tentativo di correzione del bambino è “nulla più di una petizione online”. Dice anche che “quanto un religioso viene accusato di errore si riempiono sempre le prime pagine dei giornali. Ma questi bambini, in realtà, sono i soliti noti agitatori di estrema destra che prima di prendersela con questo prete, nel passato, hanno avuto da ridire anche su altri”.

Persino il New York Times –  il New York Times! – ci rammenta che il bambino non è nemmeno cardinale; le sue critiche perciò non possono avere pregio.

Possiamo allora solo concludere che il nostro ragazzino non ha autorità alcuna, quindi non ha alcun diritto di suggerire una correzione; che in realtà sta sbagliando e 2+2 non sempre risulta 4; che a volte, come disse Antonio Spadaro, il risultato può essere 5, oppure 3 o qualsiasi numero si preferisca. Anzi, il risultato reale non è importante purché la soluzione sia misericordiosa.

Giusto?

Se trovate questa spiegazione sensata, così come sembra esserlo a persone come Faggioli, Gibson e tutti gli altri seduti in tribuna e intenti a questionare sui titoli di coloro i quali hanno formulato la correzione filiale, allora vi siete arresi all’idea che la Chiesa sia una faccenda politica; che ogni battaglia sia  una lotta di potere dove la parte più numerosa, o che può contare su una maggiore abilità strategica, può e deve prevalere.

Le citazioni più sopra sono autentiche, ritoccate appena per adattare al nostro bambino immaginario le accuse di eresia nei confronti di alcune affermazioni di Papa Francesco.

Faggioli e Gibson sono tutt’altro che soli. Dall’account twitter della Hope & Life Press sono stati rimproverati i sottoscrittori della correzione filiale: “non avete autorità alcuna per formulare correzioni di alcun tipo.”

Anche il ben noto commentatore Austen Ivereigh non riesce ad andare oltre la prospettiva politica. Scrive: “Il grande errore tattico è stato di includere tra i vescovi solo Fellay. In questo modo i sottoscrittori si sono identificati con un movimento scismatico ostile al Vaticano II”. Sarebbe un po’ come dire: “Il grande errore tattico di questo bambino è stato di non coinvolgere un professore di ruolo che insegna matematica”.

L’affermazione di Ivereigh è sbagliata anche perché la SSPX guidata dal Vescovo Fellay non è scismatica, come riconosciuto dallo stesso Papa Francesco il quale ha decretato valide le confessioni amministrate dai suoi consacrati durante “l’anno della Misericordia”. Ivereigh sicuramente lo sa ma ha scelto ugualmente di gettare sul tavolo la parola “scisma”, perché in politica e in guerra tutto è lecito.

Ma l’errore più grave che commette Ivereigh è quando afferma che i numeri contano. “Teologi peraltro una definizione inappropriata; 62 poi è una minoranza esigua, se consideriamo l’accoglienza ricevuta da Amoris Latetitia; molti di loro sono ben noti tradizionalisti ostili”. Il che equivale a dire: “Solo i matematici tradizionalisti sono ancora attaccati alle formule antiche”.

Se nell’anno 350 fosse esistito Twitter, Ivereigh avrebbe pubblicato: “Atanasio è un uomo solo e quasi nessuno lo appoggia. Lasciatelo perdere. Speriamo che le voci di scomunica da parte di Papa Liberio siano vere”.

Queste reazioni alla correzione filiale, tutte squisitamente politiche, tradiscono un altro aspetto. È come se tutti questi negazionisti non credessero seriamente, o non credessero del tutto, nella componente soprannaturale della fede Cattolica. Cosa alla quale gli autori del documento, invece, evidentemente credono.

Se, al contrario, i negazionisti considerassero il soprannaturale la parte più importante dell’intera questione, si sarebbero avute immediatamente vivaci discussioni nel merito dei sette punti. Sono davvero eresie? Tutte? Perché? Perchè no? Avrebbero detto: “andiamo al fondo di questa importantissima questione”. “La salvezza delle anime è preminente e le eresie non possono essere tollerate. Su questo punto concordiamo ma su quest’altro punto non siamo d’accordo”.

Solo dopo avere elaborato, indagato e infine fatto il punto sulle singole questioni avrebbero potuto rivolgere l’attenzione ai sottoscrittori e alle loro intenzioni. Concentrarsi sulle persone e non sui contenuti è un inversione del corretto procedere. Che rivela molto.

Tratto da IlTimone