Avvenire – Ma in multitasking non si può pregare
La liturgia delle ore? Mai con lo smartphone
Nello zaino che preti, suore e laici “impegnati” stanno preparando per l’estate, troverà posto il libro della Liturgia delle ore o, per risparmiare spazio, decideremo che va bene il breviario elettronico sullo smartphone?
Io ho deciso per il cartaceo ma è cosa recente e, diciamolo pomposamente, è frutto di un lungo processo di maturazione. La copertina di plastica verde, le linguette di stoffa, le pagine da sfogliare e non da scorrere più o meno a “polliciate”, sono più scomode, più pesanti da tenere in mano, e, se si celebra la Liturgia all’aperto, sono soggette a quei colpi di vento che dopo un po’ ti costringono a rientrare in casa.
Ho dovuto riconoscere però – con fatica – che la Liturgia delle ore non si può celebrare in multitasking: è impossibile avere davvero attenzione a un salmo o a una lettura mentre arrivano, o potrebbero arrivare, notifiche di email, whatsapp, facebook e social vari. Impossibile, o difficilissimo, anche se si mette lo smartphone in modalità vibrazione o silenzioso. Perché comunque la testa rimane aperta alla convinzione che quanto stiamo per ricevere o abbiamo appena ricevuto, sia importante. E che quindi va controllato. Ma, appunto, non si può pregare in multitasking così come non posso parlare in multitasking con qualcuno a cui tengo davvero.
Cos’è il multitasking? Un tempo l’attività svolta in un ufficio era quello di scrivere un testo, o di rispondere a una lettera, o di telefonare, o di parlare con qualcuno, o di tenere una riunione. Ora tutto questo viene fatto contemporaneamente: ecco il multitasking. Anzi si aggiungono anche altre funzioni: come la gestione dei social media o del dare un’occhiata alla serie su Netflix (così importante per la predica di domenica ai giovani). Un altro semplice esempio di multitasking è pensare a quando guidiamo: cambiamo marcia, giriamo all’incrocio mentre, allo stesso tempo, stiamo ascoltando la radio. Questo è il multitasking. Solo che, se da una parte il subconscio può contemporaneamente fare tutto questo perché “addestrato”, in realtà solo uno – e uno solo – dei compiti che svolgiamo può avere l’attenzione della nostra mente conscia. Il subconscio, perché ha imparato, può compiere delle operazioni di routine ma non la nostra mente conscia che infatti è solo attenta alla radio. Ci ricordiamo di quando abbiamo guidato per la prima volta? Ecco, allora la mente era presente solo alla guida, a una singola attività. Eravamo in “monotasking” non in multitasking. È così perché la nostra attenzione può essere solo su una cosa per volta. Per questo ci dà tanto fastidio quando la persona con cui stiamo parlando dà un’occhiata all’iphone. La Liturgia delle ore richiede attenzione e farla con lo smartphone significa in realtà trasformarla in routine, non prestarle attenzione: cioè dare ai salmi la stessa attenzione che concediamo al pedale della frizione mentre parliamo con qualcuno che è in macchina con noi. Forse l’estate può essere l’occasione per dare attenzione a Chi vogliamo noi.
Tratto da Avvenire
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