FarodiRoma – Concistoro. Quelle critiche miopi a Francesco che non vuole uniformità ma accordo tra differenze
Tra pochi giorni, il prossimo 28 giugno, con l’ennesima mossa a sorpresa Papa Francesco nominerà cinque nuovi cardinali. Sorprendono i nomi e sorprendono i tempi, dal momento che l’ultimo Concistoro è stato pochi mesi fa: il 16 novembre 2016. Tutte le agenzie raccontano che, con i 5 nuovi cardinali, il totale dei medesimi salirà a 121 e che quindi circa il quaranta per cento di quelli che voterebbero in un ipotetico conclave, avrebbe il sigillo di Francesco. Il papa argentino quindi – ecco la lettura dei più – starebbe procedendo a tappe forzate per assicurare lunga vita a quel processo di riforma della Chiesa e della Curia da lui iniziato solo quattro anni fa non senza scossoni.
È giusta o sbagliata un’interpretazione del genere? Credo sia giusta, se si intende la questione “politica” nel senso alto del termine: non quindi nel senso delle fazioni o delle correnti partitiche ma in quello dei diversi modi di intendere come debba essere la vita dei cristiani. Nella Chiesa l’unità non è uniformità ma accordo tra differenze; ci vuole Pietro ma ci vuole anche Paolo. La Chiesa non è fatta da persone che la pensano tutte allo stesso modo, la Chiesa è fatta dallo Spirito Santo che ha bisogno di persone che abbiano relazioni vere, quindi a volte anche in tensione. “Il Paraclito – ebbe a dire Bergoglio – è Colui che fa l’unità di queste differenze, non nella «ugualità» ma nell’armonia.”
È evidente che il modo di vedere la Chiesa di Papa Francesco è profondamente diverso dal modo di vedere la Chiesa che aveva Giovanni Paolo II (Papa Benedetto, in questo non si discostò molto dal polacco). Ma non coglierebbe nel segno chi pensasse che Bergoglio sta cercando i numeri per potenziare una “corrente ecclesiastica” ai danni di un’altra. Stiamo parlando della Chiesa, non della Democrazia Cristiana e quello che Papa Francesco sta cercando di ottenere è che la Sposa di Cristo respiri con entrambi i polmoni, cioè con tutti i punti di vista: quando Giovanni Paolo II morì, tranne Ratzinger, tutti i cardinali che entrarono in conclave erano stati nominati da lui.
Il 15 febbraio 2015, proprio parlando a dei neo-cardinali, Papa Francesco ebbe a parlare di due “logiche” di pensiero e di fede che a volte paiono lottare le une contro le altre: “La paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti. Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche”.
È semplice notare che molte volte gli interpreti fanno credere che un punto di vista sia “contro” l’altro punto di vista: e ciò avviene semplicemente perché nelle cose umanne l’et-et diventa quasi sempre un aut-aut, ma in quelle divine non è così. Certamente i nuovi cardinali scelti da Papa Francesco nei suoi quattro concistori hanno maggior sensibilità per il “desiderio di salvare i perduti” piuttosto che per “la paura di perdere i salvati” ma questo non significa che il secondo punto di vista debba “vincere” o “eliminare” il primo. La dialettica è la logica di Hegel non quella dello Spirito Santo. Che invece è capace di unire le diversità senza annullare le differenze. E questo sapranno certamente fare i nuovi porporati e i vecchi.
Tratto da FaroDiRoma
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