Blog / Don Sergio Fumagalli | 16 Giugno 2017

Le Lettere di don Sergio – I sentimenti nell’amore coniugale

Dopo aver cercato di chiarire i termini usati in teologia morale, penso sia giunto il momento di affrontare il commento di alcuni passi di Amoris Laetitia che riguardano l’amore coniugale:

“Il Concilio Vaticano II ha insegnato che questo amore coniugale «abbraccia il bene di tutta la persona; perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e della vita psichica e di nobilitarle come elementi e segni speciali dell’amicizia coniugale». Ci deve essere qualche ragione per il fatto che un amore senza piacere né passione non è sufficiente a simboleggiare l’unione del cuore umano con Dio: «Tutti i mistici hanno affermato che l’amore soprannaturale e l’amore celeste trovano i simboli di cui vanno alla ricerca nell’amore matrimoniale, più che nell’amicizia, più che nel sentimento filiale o nella dedizione a una causa. E il motivo risiede giustamente nella sua totalità». Perché allora non soffermarci a parlare dei sentimenti e della sessualità nel matrimonio?” (Amoris Laetitia, n.142)

“Desideri, sentimenti, emozioni, quello che i classici chiamavano “passioni”, occupano un posto importante nel matrimonio. Si generano quando un “altro” si fa presente e si manifesta nella propria vita. È proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra realtà, e questa tendenza presenta sempre segni affettivi basilari: il piacere o il dolore, la gioia o la pena, la tenerezza o il timore. Sono il presupposto dell’attività psicologica più elementare. L’essere umano è un vivente di questa terra e tutto quello che fa e cerca è carico di passioni.” (AL 143)

“Gesù, come vero uomo, viveva le cose con una carica di emotività. Perciò lo addolorava il rifiuto di Gerusalemme (cfr Mt 23,37) e questa situazione gli faceva versare lacrime (cfr Lc 19,41). Ugualmente provava compassione di fronte alla sofferenza della gente (cfr Mc 6,34). Vedendo piangere gli altri si commuoveva e si turbava (cfr Gv 11,33), ed Egli stesso pianse la morte di un amico (cfr Gv 11,35). Queste manifestazioni della sua sensibilità mostravano fino a che punto il suo cuore umano era aperto agli altri.” (AL 144)

Questi primi punti mostrano l’importanza delle passioni per ogni uomo nei suoi rapporti con gli altri e quanto queste passioni possano favorire, accompagnando ed arricchendo con la sensibilità, le azioni buone compiute nelle relazioni con gli altri; ma non sempre le emozioni e i sentimenti si accordano con il bene. Questo è un dato di fatto che tutti possono sperimentare nella propria vita: talvolta una buona azione non piace o ci lascia indifferenti e, viceversa, un’azione cattiva non ci dispiacerebbe e addirittura ci attrae. Per questo Amoris Laetitia prosegue:

“Provare un’emozione non è qualcosa di moralmente buono o cattivo per sé stesso. Incominciare a provare desiderio o rifiuto non è peccaminoso né riprovevole. Quello che è bene o male è l’atto che uno compie spinto o accompagnato da una passione. Ma se i sentimenti sono alimentati, ricercati e a causa di essi commettiamo cattive azioni, il male sta nella decisione di alimentarli e negli atti cattivi che ne conseguono. Sulla stessa linea, provare piacere per qualcuno non è di per sé un bene. Se con tale piacere io faccio in modo che quella persona diventi mia schiava, il sentimento sarà al servizio del mio egoismo. Credere che siamo buoni solo perché “proviamo dei sentimenti” è un tremendo inganno. Ci sono persone che si sentono capaci di un grande amore solo perché hanno una grande necessità di affetto, però non sono in grado di lottare per la felicità degli altri e vivono rinchiusi nei propri desideri. In tal caso i sentimenti distolgono dai grandi valori e nascondono un egocentrismo che non rende possibile coltivare una vita in famiglia sana e felice.” (AL 145)

Come si vede, Amoris Laetitia non insegna una “nuova morale”, ma nel solco della tradizione bimillenaria della Chiesa, come vedremo anche oltre, mette in risalto la componente umana, sensibile e psicologica dell’amore, ma inquadra comunque l’amore coniugale in una prospettiva reale e completa, come un atto pienamente libero e volontario, alimentato dalle passioni, quando queste ci aiutano a conseguire il vero bene dell’altro, in armonia con la sua dignità di persona.

Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito