Blog / Rassegna stampa | 11 Giugno 2017

LNBQ – Gesù e l’omofobia. L’ultima invenzione

Da qualche tempo quel gruppetto di cattolici che non condivide la linea pastorale del Papa ma desidera non esplicitare formalmente tale dissenso in attesa di “tempi migliori”, ha scoperto di avere in me un facile bersaglio.
È molto semplice rispondere agli appunti che Crescimanno mi muove. In primo luogo – come spiego ampiamente nel libro “Come Gesù” – lo scandalo di cui parlo era quello di rimanere celibe continuandolo una normale vita familiare, di lavoro e di amicizia a Nazareth. Cioè di essere celibe ma non di essere eremita, come erano il Battista e gli altri esempi (tipo esseni) che Crescimanno è costretto ad addurre. In secondo luogo il motivo per cui Gesù non viene condannato per sodomia è che non era sodomita: non c’erano quindi evidentemente fatti e prove. Si trattava di mormorazioni, dicerie. Quella che oggi chiameremmo discriminazione, emarginazione, fastidio, mobbing.
Credo sia molto bello che le persone che anche oggi subiscono tali persecuzioni possano trovare in Cristo qualcuno che li accompagna perché li ha preceduti

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Ancora una volta la vicenda, vera o presunta, di un ragazzino, Ivan, maltrattato dai compagni perché manifesta tendenze omosessuali, prontamente rilanciata da Repubblica per montare l’ennesimo caso con ricaduta gay-friendly, non poteva non essere immediatamente raccolta dall’immancabile chierico d’avanguardia, il quale si inerpica in una traballante teoria, puntellata sulle elucubrazioni dell’altrettanto immancabile esegeta-teologo d’oltralpe, secondo la quale anche Gesù è stato vittima di omofobia ante litteram.

Sapevamo che Gesù era stato rifiutato dal sinedrio del suo tempo perché da semplice uomo (quale essi credevano fosse) aveva l’ardire di farsi uguale a Dio (quale egli realmente era); questo, insieme ad una serie di circostanze collaterali, lo porterà alla morte di croce.

Non sapevamo invece – ma ci viene prontamente spiegato – che Gesù era stato ingiustamente perseguitato anche con l’accusa di omosessualità. L’ipotesi – che per lui è una certezza – si fonda sulla spiegazione esegetica data alla scelta da parte di Gesù di utilizzare il termine ‘eunuco’ per indicare il consiglio evangelico della verginità per il regno dei Cieli.

Al di là delle elucubrazioni esegetiche più o meno credibili, la ragione sostanziale portata a supporto di tutto il discorso sarebbe questa: Gesù è vissuto tutta la vita da celibe in una società che considerava inammissibile e scandaloso il fatto che un uomo non avesse una moglie e dei figli; dunque Gesù è stato ‘certamente’ vittima di scherno omofobico.

Il sostenitore di tale tesi e il suo referente teologico d’oltralpe riconoscono – bontà loro – che l’accusa era ingiustificata, e direi che questo riconoscimento è d’obbligo per non esporsi ad una querela da parte del buon Dan Brown, il quale, come è noto, ha fatto la sua immensa fortuna narrando dell’amore tra Gesù e la Maddalena …

Resta il fatto che Gesù sarebbe stato vittima di omofobia perché vive una vita celibataria, cosa inaudita e incomprensibile per quel contesto. Ma sarà vero? Già qualche dubbio viene se si considera che, se di eccezione si tratta, bisogna ammettere che è strano che la sua sola famiglia ne contempli già due: sappiamo infatti che anche il cugino di Gesù, Giovanni il Battista, vivrà da celibe la sua breve vita.

Ma non si tratta solo di eccezioni alla regola; già da decenni la visione religiosa del giudaismo più fervente stava mutando, e la società ebraica del tempo di Gesù stava assistendo ad una fenomeno, certamente minoritario ma non irrilevante: centinaia di giovani lasciavano le famiglie e i villaggi e si ritiravano a vivere nel deserto, in comunità rigorosamente dedite all’astinenza sessuale: si tratta del movimento essenico, che tanto influsso religioso e culturale ha avuto sulla storia dell’epoca.

In ogni caso, al di là degli esempi riportati, abbiamo una prova indiretta e, direi, conclusiva riguardo alla fantasiosità di tali teorie, e ci viene dal Vangelo: secondo la legge mosaica il reato di sodomia era punito con la morte; sappiamo bene che durante il processo religioso che porterà il Signore Gesù alla croce, i sacerdoti del sinedrio che lo volevano morto a tutti i costi, erano alla disperata ricerca di testimoni pronti a giurare il falso pur di trovare un appiglio per la sua condanna; possiamo ben immaginare che se quei sacerdoti avessero avuto la possibilità di far leva sulla ben che minima illazione, per quanto inconsistente, derivante dalla sua vita celibataria, l’avrebbero colta immediatamente.

È dunque chiaramente insostenibile e infondato asserire che, nella società giudaica di quel tempo, il celibato potesse dare immediatamente adito a sospetti di omosessualità. E allora – ci domandiamo – perché costruire dal nulla e sul nulla l’ennesimo teorema?

Ecco il fatto davvero inquietante: il processo a tappe forzate in corso nella Chiesa, da parte di uomini di Chiesa a tutti i livelli, per sdoganare la pratica omosessuale (processo di cui La Bussola Quotidiana ha già dato notizia più volte) non si fa scrupolo di fronte a nulla. E cosa c’è di meglio per la ‘causa’ che insinuare che Ivan, vittima di omofobia, è come Gesù?!

di Claudio Crescimanno