Le Lettere di Renato Pierri – L’omosessualità e la sconcertante pretesa di un prete
La notizia: “Il 17 maggio in tutto il mondo si ricordano le vittime dell’omotransfobia. Secondo il rapporto ILGA 2017, sono ancora 72 gli stati al mondo dove orientamento omosessuale e identità di genere transessuale sono un crimine. In 13 di questi è addirittura prevista la pena di morte. Venendo a noi, Arcigay ha pubblicato i risultati del suo osservatorio sua omotransfobia in cui evidenzia ben 196 episodi di cronaca… legati a questa forma di odio. In crescita preoccupante gli episodi di cyberbullismo e babygang in cui adolescenti vengono perseguitati, da coetanei e non, per essere omosessuali. Noi cristiani LGBTI da 10 anni per ricordare questa giornata organizziamo delle veglie di preghiera. Pensiamo sia la modalità più giusta per sensibilizzare la comunità dei credenti” (Blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi).
Una notizia come questa, delle veglie di preghiera per sensibilizzare la comunità dei credenti, dovrebbe essere ben accolta da credenti e non credenti. Ed invece proprio sul blog “Come Gesù”, frequentato per lo più da persone religiose, si possono leggere commenti a dir poco sconcertanti. Ne trascrivo alcuni. Prima però premetto le sagge parole del titolare del blog. Scrive don Mauro Leonardi: “Siamo l’unico blog non di settore che accoglie serenamente le persone omosessuali: chiedo a tutti un particolare sforzo di accoglienza e di rispetto”. Ed ecco l’accoglienza e il rispetto.
Una signora scrive: “Io farei una veglia anche per le vittime dei bulli attivisti lgbt nonché di tutte le cose blasfeme che vengono perpetrate ai gay pride”, e poi: “Io sono consapevole di essere omofoba, in particolare quando vedo due uomini scambiarsi effusioni il mio sistema endocrino va in tilt… e sì, il paragone di chi ama gli animali ma magari è allergico al pelo è molto calzante!”. Elegante, raffinata, la signora, un po’ come il ministro Carlo Giovanardi, quando ebbe a dire: “Vedere due donne che si baciano è come veder fare la pipì in pubblico” (12 febbraio 2012).
Ma sono più interessanti i commenti di un prete che è tutto l’opposto del titolare del blog. Il prete scrive: “Ho già detto che la mia “avversione” è al peccato, non alla persona, ma ci sono persone che se anche glielo dici mille volte, non lo capiscono e continuano a dire che ce l’ho con le persone. Queste persone, alcune, non tutte, non accettano che si parli di peccati perché lo ritengono un’offesa. Che ci posso fare?”.
Ragionamento che non fa una piega. Sicuro? Lui, il prete, dà per scontato che l’amore tra persone omosessuali sia peccato (glielo ha comunicato Dio). E poi afferma che certe persone non accettano che si parli di peccati perché la ritengono un’offesa. Avete mai visto qualcuno offendersi perché ha sentito dire che l’omicidio è un peccato, che lo stupro è un peccato, che la violenza in genere è peccato? Non si sta parlando di peccati, ma di amore omosessuale, che è peccato, un male, secondo il prete, ma non secondo moltissime degnissime persone.
Il buon prete insiste: “Il problema non è quello di condannare la violenza che va condannata, il problema è quello di voler chiudere la bocca a chi non la pensa come loro, perché non pensarla come loro, lo ritengono un’offesa”. Non si capisce se finge di non capire o davvero non capisce che non si tratta semplicemente di pensarla in maniera diversa. Lei, prete, sta parlando ad una persona omosessuale. La persona omosessuale non critica il suo modo di vivere, non viene a guardare che cosa lei fa a letto. Lei, prete, dichiarando pubblicamente che l’amore omosessuale è peccato, sta criticando il modo di vivere della persona omosessuale, le sta dicendo che non deve fare l’amore con la persona che ama. Prete, perché non s’impiccia dei fatti suoi? Considerato anche il fatto che la persona omosessuale conosce la posizione della Chiesa? Che glielo ripete a fare? Le ha chiesto lui un parere? E’ venuto al suo confessionale? Prete, perché non s’impiccia degli affari suoi?
Renato Pierri
IlDialogo
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