Blog / Nuccio Gambacorta | 19 Maggio 2017

Le Lettere di Nuccio Gambacorta – Santi gay?

E’ di questi giorni la notizia che il consulente della  Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, Padre James Martin in occasione d’un incontro tra il Vescovo John Stowe e il gruppo “New Wais Ministry”, ha sostenuto l’ ipotesi che alcuni Santi erano gay. Con la piacevole brezza che soffia nella Chiesa da un pò di tempo in qua, non la vedo come un’ affermazione preoccupante anche perchè ci si muove, in questo caso, nel calcolo delle probabilità che possono far pensare tutto e anche niente. Ne ho lette di cose veramente gravi, come ad esempio che San Giovanni Bosco fosse un pedofilo, dinnanzi a cui l’attuale notizia mi fa sorridere. Però mi chiedo cosa abbia voluto veramente dire Padre Martin al quale  ho mandato su FB una breve missiva privata esternandogli le mie perplessità. Lui dice che una certa parte dell’umanità è gay (e io aggiungo che lo è, lo è stata e lo sarà) e fin qui ci siamo, ma se una persona ha questo orientamento naturale e vuole viverlo non in teoria ma in pratica ovvero non come slancio affettivo ma come pulsione fisica, che salti parabolici dovrebbe fare questa persona per giungere alla santità ? E’ pur vero nondimeno che la Chiesa cattolica annovera tra i suoi santi un buon numero di donne o uomini che hanno avuto una vita coniugale vera e propria con tanto di figli e preoccupazioni quotidiane, vale a dire, la santità in teoria potrebbe non essere preclusa a nessuno/a compresi per logica conclusione gli individui omosessuali. Però le domande in me si accavallano e mi dico: bisogna vedere come si vive questa benedetta omosessualità se in maniera squilibrata, ossessiva, maniacale (a volte indotta ad essere vissuta così) o in modo normale, sottolineando la parola “normale” perchè io così la considero e specifico che in giro c’è tanta gente gay che è malata nei comportamenti nei pensieri nelle relazioni affettive e sociali, mentre un’altra percentuale si dimostra sanamente consapevole del suo orientamento e vive la cosa con dignità, naturalezza, armoniosamente con sè e con gli altri

impegnandosi pure nel sociale e coltivando numerosi interessi culturali. Ma se tanti gridano allo scandalo non appena si accorgono che la Chiesa vuole aprire le braccia a tutti noi, allora siamo fritti poichè se alla persona omosessuale si vieta l’accostamento alla casa di Dio non ci possono essere molte speranze di recupero e il gay (o lesbica o trans) sarà triste, depresso, autolesionista, avvilito, emarginato per una colpa che gli si fa credere di avere, portando avanti catechismi non abbastanza aggiornati e passi rubati alle Scritture (che si dovrebbero leggere nella loro interezza). Le cose che sto vedendo in questo periodo storico, riguardo il tema trattato, mi consolano di decenni vissuti nello sconforto assoluto e nella depressione più nera. Indipendentemente da come andrà la mia vita sono felice d’accorgermi che ora stiamo cominciando ad essere considerati individui veri e propri, non un rifiuto della società da accusare e deridere per cui mi sento di dire: forza uomini e donne, viviamo la nostra diversità con gioia ringraziando Dio di averci voluti così, magari tentando anche di santificare la nostra quotidiana esperienza di vita.Dobbiamo considerarci la “fantasia di Dio”.