Blog / Una donna nel Vangelo | 16 Maggio 2017

Mercoledì 17 Maggio – Rimanere è il verbo della vita

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Gv 15, 1-8

Lo hai ripetuto sette volte.
Rimanere.
Rimanete.
Sette volte.
Rimanere è il verbo dell’amore.
Rimanere è il verbo della vita.
Rimanere è il nostro verbo.
Il mio.
Il tuo.

Rimanere.
Anche se la vita taglia.
Pota.
E fa male.

Rimanere.
E attendere il tempo dei frutti.
E attendere il tempo.
Fidarsi.

Rimanere in te.
E tu in me.
Perché tralcio e vite sono vivi se uniti.

Rimanere per poter vivere.
Senza te nulla.
Senza me nulla.

Rimanere in te per non seccare.
Vita mia.

Rimanere in te.
Colma di parole.
Pura.
Esaudita.

Rimanere in te.
Ed essere la gloria di Dio.

Senza te, solo morte, fuoco, aridità.
Senza te, niente vita.

Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).

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