La Lettera di MaryWhite – Madre Antonia Brenner
Ci sono tante meditazioni molto belle sul Venerdì Santo e la Pasqua. Ma quella che da un po’ di tempo a questa parte mi piace di più è quella presentata da una figura femminile straordinaria. Si tratta di una donna conosciuta come Mother Antonia, o Madre Antonia Brenner, nata Mary Clarke nel 1926 in California, e morta il 17 ottobre del 2013 a 86 anni nel carcere di Tijuana, in Messico, dove prestava servizio materiale e spirituale ai prigionieri da più di 30 anni. La storia di questa donna è davvero incredibile ed è mirabilmente raccontata nel libro vincitore del premio Pulitzer “The Prison Angel” dei coniugi giornalisti Mary Jordan & Kevin Sullivan. Purtroppo il libro non è disponibile in una traduzione italiana. Cercherò pertanto di sintetizzare la storia proponendo poi una mia traduzione (non ufficiale) del bellissimo racconto della vocazione che la stessa Madre Antonia fornì a partire da un sogno che fece nel 1966 e che la spinse a cambiare radicalmente vita (e che si ritrova in lingua inglese nel sito della Congregazione da ella fondata: Gli Eudisti servi dell’undicesima ora).
Nata nel 1926 da una famiglia irlandese emigrata in California, Mary Clarke crebbe e trascorse gran parte della sua vita nell’ambiente esclusivo di Beverly Hills. Suo padre, da povero emigrato rimasto giovanissimo vedovo con 4 figli da accudire, riuscì a trasformarsi in un uomo d’affari di successo, ma, nonostante la sorte gli fosse diventata favorevole, da buon irlandese, non si dimenticò mai dei poveri e di prendersi cura di loro. Mary ereditò da lui questo contagioso altruismo, e alla morte del padre portò avanti per anni l’impresa da lui iniziata, vivendo una vita intensa e ricca, sulle colline di Beverly Hills, la cui casa veniva regolarmente frequentata da stelle dello star system di Hollywood. Questo fino al 1977, l’anno della svolta.
Mary si sposò due volte, la prima unione la contrasse giovanissima, a 18 anni, e da essa nacquero tre figli, ma il matrimonio non durò molto. La seconda volta fu con Carl Brenner, un affascinante uomo d’affari da cui ebbe altri 5 figli, sposato in una rocambolesca fuga a Las Vegas. Purtroppo dopo 25 anni anche il matrimonio con Carl naufragò e Mary si ritrovò di nuovo sola. Il fallimento dei suoi matrimoni furono ferite che la Madre portò sempre nel cuore facendo fatica a parlarne. Mentre anche il suo secondo matrimonio era già in crisi Mary era diventata sempre più impegnata a servire come volontaria i detenuti del carcere di La Mesa in Messico, con cui era entrata in contatto grazie al suo amico gesuita Monsignor Anthony Browers (che morì nel 1964 di cancro e di cui Mary prese il nome quando divenne suora). Nel 1977, quando i suoi figli erano già tutti sistemati e il più piccolo andò a vivere con il padre, Mary si trasferì definitivamente nel carcere di La Mesa vestendo l’abito religioso e prendendo il nome di Madre Antonia. Vi rimarrà fino alla morte, nell’ottobre 2013, vivendo sempre in una cella di 10m x 10m, con solo una rete e un materasso per dormire, un crocifisso alla parete, e una Bibbia e un dizionario di spagnolo sul suo comodino. Malgrado fosse affetta da una malattia cronica e da altri vari problemi di salute, portò avanti per più di 30 anni la sua missione con incredibile energia. Questa la storia della sua vocazione che ebbe per origine un toccante sogno nel 1966, e della croce che portò sempre legata al collo, realizzata per lei da un detenuto.
LA CROCE DI MADRE ANTONIA
La croce fu un’ispirazione che Madre Antonia ebbe anni fa. Essa combina il Vecchio e il Nuovo Testamento, la Stella di Davide e la Croce. La croce comprende tre chiodi, uno verticale e due orizzontali, e rappresentano i chiodi che tennero Gesù sulla Croce e la sua sofferenza e distruzione della carne. I chiodi sono legati insieme perché anche Gesù fu legato. La Stella di David è il simbolo del regno di Davide e l’eredità di suo figlio, il lungamente atteso Messiah, il Re dei Re e il Signore dei Signori. La Stella di Davide deve anche assicurarci di non dimenticare mai la Shoa, lo sterminio degli ebrei.
LA MIA CHIAMATA ALLA PRIGIONE
(dal racconto di Madre Antonia)
“Molti anni fa feci un sogno. Ero una prigioniera sul Golgotha, la “collina dei crani”, il Calvario.
Mi ricordo come apparivo, il modesto vestito che indossavo, le immagini del sogno mi sono così chiare come potrebbe esserlo una fotografia familiare. Dovevo essere un’ebrea, poiché ero vestita come una di loro, ma non conoscevo Gesù. E ricordo ancora il terrore che mi fece sobbalzare quando una guardia romana pronunciò la mia sentenza: “Donna, preparati a morire-morte per crocifissione!”. Poi girò le spalle e se ne andò.
Corsi da una persona all’altra implorando di dirmi perché dovevo essere crocifissa. Ma uno dietro l’altro, tutti mi giravano le spalle. Caddi sulle ginocchia e implorai Dio di farmi morire immediatamente. “Non ho paura di venire da Te, ma ti prego, non lasciare che mi crocifiggano. Voglio morire, ma non in questo modo. Non posso sopportarlo, lo so! Prendimi adesso”. La guardia romana ritornò e disse: “Non devi pregare. C’è un uomo qui che vuole prendere il tuo posto…quell’uomo.”. I miei occhi seguirono la direzione del suo dito e vidi Cristo, che indossava una bianca veste e stava su di un carro, il suo Volto sereno. Mi mandava un messaggio con gli occhi: “morirò per te”. Puro amore sgorgava da Lui. Voleva dare la sua stessa vita per me e in cambio non mi chiedeva….nulla! Il senso di colpa mi assalì e i miei occhi si girarono. Non era mio desiderio che quest’innocente e santo uomo dovesse morire per me, ma ero così debole. A differenza mia Egli era così forte e coraggioso…e lo voleva. E io volevo -lasciare che Egli morisse della morte che era stata pensata per me!
“Vuole che tu stia vicino a Lui. Sono pronti per inchiodarLo alla croce” disse la guardia. “Oh no! Non posso!” risposi. “Io non riesco a sopportare la violenza! Come potrei guardare un uomo essere inchiodato a una croce?”. La guardia severamente mi ricordò: “Donna, Egli è lì al tuo posto”!
Mi girai e guardai di nuovo. C’era il mio Signore, spogliato e disteso su una croce. L’intera azione era sospesa. Lui e i soldati stavano aspettando me.
Amore improvviso, così intenso che vaporizzò il mio timore trasportandolo nella nebbia circostante, si riversò su di me.
Corsi velocemente e mi inginocchiai al suo capo. Strinsi il suo dolce volto tra le mie mani, ma non era più il volto di Cristo, la faccia era bianca, ed era la faccia di nessuno -e di ciascuno. Io non parlai, ma Egli poté leggere i miei pensieri: “Io starò con Te, ti stringerò con me. Non farà così male finché io ti stringerò”. Sapevo che non avrei più potuto separarmi da Lui, da quanto Lo amavo, e pronunciai forte queste parole, così che tutti potessero sentire: “Io non ti lascerò mai! Mai! Assolutamente mai!”
Appena ebbi pronunciato queste parole, aspettando il colpo del martello che avrebbe fissato i chiodi…mi svegliai. Andai in cucina e guardai l’orologio: erano esattamente le 3 della notte.
Mi sedetti e scrissi questa poesia:
Sulla collina dei crani, io dovevo morire
La sentenza era per crocifissione
E “perché?” fu tutto quello che potei dire
Ma nessuno voleva replicare
Lanciai a Lui un’accorato appello
“Mio Dio risparmiami, ti prego,
Non lasciare che mi inchiodino all’albero
e appendere là fino alle ore tre”
La guardia romana allora mi venne a dire
“Donna non hai più da pregare
Quell’uomo, Lui vuole prendere il tuo posto
del peccato degli uomini pagare il costo”.
Io mi girai e guardai il suo Volto
E un volto simile non avevo mai visto
In ore di veglia e nemmeno in sogno
Eppure -oh- quale amore da Lui sgorgava
perché fosse disposto a morir per me.
Vestito di bianco stava su di un carro
La sua innocenza mi straziava il cuore
Eppure così debole era il mio carattere
Che nemmeno avevo il coraggio di parlare
“Così è più facile per Lui che per me
è molto coraggioso, ognuno l’ha notato”
“Lui vuole TE, che tu stia al suo fianco
Lui sta pagando, donna, per il tuo peccato”
“Non posso! Non posso!” e il mio corpo tremò
Ma in qualche modo mi girai a guardarlo
E Lui che tra tutti era l’unico buono
Fu spogliato e disteso sopra il legno
E appena il cuore cominciò a martellare
Mi inginocchiai accanto a Lui sul suolo
“Oh Salvatore, che stai prendendo il mio posto
Tra le mie mani stringerò il Tuo volto”
“O amore che sei così divino
la tua agonia ora è anche mia”
E appena queste parole pronunciai.
Ebbi un sobbalzo e grazie a Dio, mi svegliai.
Quando giunsi al carcere di La Mesa, ogni volta che i prigionieri venivano colpiti, o picchiati, o le prigioniere donne dovevano partorire, sapevo che sarebbero stati sdraiati in un letto nell’infermeria. I prigionieri sarebbero stati circondati da dottori, guardie, infermieri. Ogni volta, io avrei stretto i loro volti e li avrei confortati. Essi avrebbero detto “no tevais, no tevais!”, “Non lasciarmi! Non andare!”
E io avrei risposto: “Lasciarti? Io non ti lascerò MAI!”
Poi avrei detto: “guarda Signore, sto stringendo il tuo volto di nuovo”. Allora sapevo perché la sua faccia era bianca nel sogno….perché sarebbe stata riempita da ogni persona che avrei incontrato.
Madre Antonia Brenner
MaryWhite dice di sé
Nata circa 40 anni fa, di formazione musicista, appassionata di spiritualità oltre che di musica, nella vita, fino ad ora, mi sono mantenuta insegnando. Mi piace fare esperienze diverse, amo molto leggere, e qualche volta scrivo su tematiche che mi interessano, spesso di carattere religioso o spirituale. Ho un particolare amore per la musica e la spiritualità francese, e anche per il cinema e la cultura di questo paese in generale, le cui storie spesso si intrecciano in tante trame caleidoscopiche multiformi. Faccio volontariato in una associazione che si occupa di bambini malati e mi piace in generale occuparmi di ciò che mi fa sentire, tramite il contatto con il prossimo, vicina a Dio. Se dovessi definirmi in qualche modo mi descriverei come una “tradizionalista dallo spirito artistico”.