Articoli / Blog | 04 Aprile 2017

FaroDiRoma – Un derby finalmente senza barriere

Questa sera dopo tre anni, il derby di Roma si tornerà a giocare senza barriere nelle due curve, sud e nord. Il merito è di tanti: dei tifosi, delle società e dei politici, tra tutti il ministro dello sport Liotti. A partire dall’apertura dei cancelli alle 18.00, si può essere certi che un Olimpico gremito premierà il coraggio e la tenacia di chi ha voluto e ottenuto questo successo che è di grande significato simbolico. Perché in un paese sempre più multiculturale, multi raziale e multi religioso è da salutare con una standing ovation chi riesce a distinguere tra tifosi e delinquenti. Infatti chi pianifica di attaccare la polizia non è in primo luogo un tifoso ma semplicemente un delinquente: così, senza aggettivi. Un puro delinquente. Capirlo, dirlo, prenderne le distanza, allontanarlo, isolarlo, denunciarlo sono altrettanti verbi che raccontano passi, step, che sono di maturazione personale, culturale e sociale.
Chi ha deciso la rimozione delle barriere non ha operato semplicemente una scelta buonista ma ha lavorato con le parti in causa e si obbligherà a rimanere entro regole rigide: niente fumogeni, niente bengala, niente striscioni offensivi, niente minacce alle squadre. E ci saranno misure di sicurezza imponenti.
Sono le conseguenze che si è felici di assumere quando si diventa consapevoli che il bene da difendere è prezioso. In questo caso si tratta della celebrazione di una festa. Perché questo deve tornare ad essere il calcio allo stadio: una festa. Che, come tutte le feste, va vissuta con le persone care, gli amici, i familiari. Proprio questa separazione era stata la cosa più fastidiosa allorché, tre anni fa, si era deciso il provvedimento delle barriere. Gli amici, i familiari assieme ai quali era stato acquistato l’abbonamento, risultavano, con l’introduzione delle barriere, distanti, lontani, separati. E così la festa non c’era più, era rovinata: ecco il motivo della decisione dei tifosi romanisti di disertare le partite della propria squadra all’Olimpico. Perché una festa non si può celebrare da soli. Una festa senza le persone care è davvero una festa morta, o per lo meno dimezzata. Aver riconosciuto il valore di questo bene ha permesso di assumersi l’onere di norme rigorose. E a nessuno sfugge come, in questo caso, il calcio sia andato avanti su una strada che altre parti della nostra società civile devono ancora percorrere. Perché, per fare un esempio, non offendere i tifosi avversari è una norma civile che a volte non riescono a ottemperare neppure i nostri parlamentari. Loro che in realtà dovrebbero essere per definizione non “tifosi” di una parte del paese ma dovrebbero guardare al bene dell’intera nostra società. Fantascienza? Da questa sera all’Olimpico di Roma, sarà una realtà. E, una volta tanto saranno i salotti televisivi e il parlamento, a dover prendere lezioni dallo stadio.

Tratto da FaroDiRoma