Le Lettere di Renato Pierri – Bisogna spremere le meningi per capire il matrimonio cristiano
Papa Francesco, durante l’udienza per i partecipanti al corso di formazione sul nuovo processo matrimoniale, ha detto ai parroci: “Fatevi prossimi nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi”. Emblematico il commento di una religiosa signora sul noto blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi: “La chiarezza di questo Papa è meravigliosa. Faccio parte degli ex giovani che si sono sposati in chiesa senza capire e che ora intraprenderanno, se Dio vuole, il difficile percorso della nullità. Ci sono voluti anni di frequentazione in chiesa con sacerdoti molto in gamba per arrivare a capire cos’è il matrimonio cristiano”.
Anni di frequentazione in chiesa e sacerdoti in gamba per far comprendere alla religiosa signora il senso del matrimonio cristiano. Che cosa significa ciò? Significa che milioni di persone, non avendo avuto la fortuna e il tempo di frequentare per anni sacerdoti in gamba, si sono sposate senza aver capito un’acca del matrimonio cristiano. E allora viene fatto di chiedersi: non sarà che il matrimonio cristiano un senso non ce l’ha? O magari che avrà il senso di tutti i matrimoni cristiani e non cristiani? Perché due persone che si amano e decidono di vivere insieme tutta la vita, dovrebbero essere “immagine di Dio, icona dell’amore di Dio” (Udienza Generale del 2 aprile 2014), solo se si sposano in chiesa? E ancora: “La relazione tra due persone che si amano, non sarà icona dell’amore di Dio, così come la relazione tra madre e figlio, tra padre e figlio, tra fratelli, tra due amici che si vogliono un bene dell’anima? Non sono spesso queste relazioni più intense e più durature della relazione tra gli sposi? Oppure a fare la differenza è l’amplesso? Oppure la possibilità di procreare? E se ci si sposa in età avanzata, quando la donna è ormai sterile, non si è ugualmente icona dell’amore di Dio?
Talmente incomprensibile ciò che distingue il matrimonio cristiano da qualsiasi altro matrimonio, compreso quello tra persone omosessuali, che pure potrebbe essere icona dell’amore di Dio (perché no?), da indurre Papa Francesco a dire: «Io mi domando quanti di questi giovani che vengono ai corsi prematrimoniali capiscono cosa significa “matrimonio”, il segno dell’unione di Cristo e della Chiesa. “Sì, sì” – dicono di sì, ma capiscono questo?». E ancora: «Sono convinto che ci voglia un vero catecumenato per il Sacramento del matrimonio, e non fare la preparazione con due o tre riunioni e poi andare avanti». Futuri sposi in chiesa, spremete le meningi!
Renato Pierri