Blog / Renato Pierri | 04 Marzo 2017

Le Lettere di Renato Pierri – Il mondo va così: c’è chi ama la domenica e chi ama il venerdì

(dialogo immaginario tra due monache)
Veronica: “A me pare che il teologo, sul blog «Come Gesù», faccia un po’ di confusione parlando di penitenza”
Teresa: “Perché confusione?”
Veronica: “Scrive: «Alcune persone hanno posto in dubbio che la mortificazione volontaria non si trovi nelle parole di Gesù dei Vangeli», e poco più avanti: «Gesù stesso parla di penitenza e si lamenta che le città dove ha predicato non l’abbiano fatta (Cfr Mt 11, 21).
Teresa: “E allora, mia cara?”
Veronica: “E allora sembra che per lui mortificazione e penitenza siano la stessa cosa. “Penitenza è l’atteggiamento del peccatore che desidera tornare a Dio mediante un intimo cambiamento del cuore, la detestazione dell’errore e la conversione al Signore… I segni esterni della penitenza sono il digiuno, le lacrime, la preghiera, il portare vesti di lutto”, così si legge nella Bibbia, Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni Paoline, e questo è il significato del termine nelle Scritture”
Teresa: “Sì, in realtà, Gesù in quel passo del Vangelo inveisce contro le città in cui aveva compiuto la maggior parte dei miracoli e che non si erano convertite. Gesù si lamenta che non abbiano fatto la conversione”
Veronica: “Ma sì, cara, Gesù chiede la conversione, il ritorno a Dio. La mortificazione è una conseguenza del pentimento. Ma chi non si allontana da Dio, perché dovrebbe mortificarsi? E che piacere può avere un buon padre nel vedere i figli mortificarsi senza un serio motivo?”
Teresa: “Già il pentimento in sé, il dolore per aver peccato, sono una mortificazione. Il pubblicano nella parabola di Luca, si batte il petto dicendo: «O Dio, sii benigno con me, peccatore» (Lc 18,13). E questo basta per farlo tornare a casa giustificato”
Veronica: “Io credo che questa mania di mortificarsi anche senza motivo, la preoccupazione eccessiva soprattutto di alcuni santi che si tormentavano senza ragione, non possa far piacere a Dio. Del resto, non fu Gesù a dire in quel meraviglioso brano del Vangelo: «Non vi angustiate dunque per il domani, poiché il domani avrà già le sue inquietudini. Basta a ciascun giorno la sua pena» (Mt 6, 34). Vogliamo vivere tranquilli e sereni, visto che di pene già ne abbiamo abbastanza? Oppure dobbiamo tormentarci con chiodi, spilli, corde, come faceva quella sciocchina di Gemma Galgani?”
Teresa: “Meno male che il nostro teologo precisa che «le mortificazioni volontarie non sono un fine, ma sono un mezzo necessario che richiede una giusta moderazione». A parte il fatto che io vedo la necessità della conversione, ma non delle mortificazioni, certi santi, con le mortificazioni, esageravano fino quasi a suicidarsi pian piano, altro che moderazione! Evidentemente nostro teologo conosce poco la vita dei santi”
Veronica: “Si illudevano di imitare Cristo, quasi come se Gesù si fosse inflitto tormenti da solo. A parte i quaranta giorni nel deserto, non sembra che Gesù si infliggesse patimenti. Aveva estrema cura del suo corpo. A Betania, mentre consumava il pranzo servito da Marta, lasciò che Maria gli ungesse i piedi con prezioso profumo di nardo e che glieli asciugasse con i suoi capelli. Non sembra si facesse mancare il cibo, giacché fu lui stesso a dire: «E’ venuto Giovanni che non mangiava né beveva, e si diceva: – E’ indemoniato -. E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e si dice: – E’ un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori! – » (Mt 11, 18 – 19)”
Veronica: “Per concludere, la penitenza è richiesta agli uomini che si sono allontanati da Dio, ma, ripeto, non significa darsi tormenti, significa pentirsi per tornare a Dio: « – Che cosa dobbiamo fare fratelli? -. Pietro rispose loro: – Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo per ottenere il perdono dei vostri peccati… – … Essi allora accolsero la sua parola e furono battezzati… »“ (At 2, 38 – 41).
Teresa: “Perché alcuni hanno questa passione per la sofferenza? Non capisco”
Veronica: “Amore mio, c’è chi ama la gioia e chi la malinconia, chi la minestrina e chi la pasta asciutta, chi il riso in bianco e chi le lasagne al forno. Il mondo va così: c’è chi ama la domenica e chi ama il venerdì”.
Veronica Tussi

Il Dialogo

Politicamente corretto