Lettere di Andrea Rubera – Omogenitore, credente, innamorato
Andrea Rubera è intervenuto come “Andrea” nella discussione aperta sul blog da Rocco Buttiglione con l’articolo Un bambino con due padri… e la madre? Il post di Andrea si trova il 1° marzo 2017 alle 23.08 .
Eccolo: Mi permetto di commentare l’articolo del professor Buttiglione partendo dalla nostra storia. Anche noi siamo due papà di 3 bambini, anche loro nati in Canada grazie alla gestazione per altri. In Canada ci siano sposati nel 2009 e in quel momento abbiamo conosciuto un paese straordinario dove l’inclusione e la valorizzazione Delle diversità sono un asset strategico. Non a caso il Canada e’ un no dei paesi a più alto tasso di sviluppo e con la più alta qualità della vita è un sistema di welfare che vi sogniamo e che garantisce sostegno reale alle famiglie tutte le famiglie anche quelle omogenitoriali. Colgo l’occasione per parlare meglio di cosa prevede la legge canadese, visto che il presupposto dell’articolo ritengo sia errato a causa di una non conoscenza di cosa ha previsto in quel paese il legislatore. Premetto che trovo comunque strano che si parli di gestazione per altri solo in riferimento a coppie di papà quando nel 95% dei casi è una tecnica utilizzata da coppie etero. I dubbi che ha il professor Buttiglione dovrebbero essere altrettanto evocabili in quel 95% dei casi. Veniamo al punto cruciale dell’articolo che prefigura una mamma a cui è stato strappato il suo bambino o che decide di venderlo (queste le parole usate). La legge canadese ha voluto prevedere un sistema che va a tutela di tutti, in primis del nascituro ma anche delle altre persone coinvolte in questa nascita (che ricordo e’ una nascita che senza questa tecnica di fecondazione assistita non sarebbe avvenuta). E vediamo i punti cardine della legge: 1) la gestazione per altri avviene solamente su base altruistica, ovvero e’ vietato remunerare la gestante che deve essere motivata ad aiutare un tra coppia solamentr per spirito di dono. 2) non deve esserci alcun legame genetico tra la gestante e il bambino che deve essere concepito grazie ad una ovodonazione di una seconda donna (nel nostro caso anonima perché gli ovuli sono stati prelevati dalla banca di ovociti della clinica a cui ci siamo rivolti. 3) le gestanti devono avere già loro figli, essere indipendenti economicsmrntr. 4) gli aspiranti genitori devono avere un nulla osta dallo stato canadese per accedere alla tecnica. Il nulla osta avviene dopo un assestment medico, psichiatrico, patrimoniale e sociale, molto simile a quello che avviene per le adozioni internazionali. Lo stesso percorso devono farlo anche le aspiranti gestanti 5) una volta avuto il nulla osta, il profilo e la storia della coppia vengono pubblicato in un data base che può essere consultato dalle aspiranti gestanti che possono contattare la coppia che desiderano aiutare. L’inverso in Canada non è previsto. Nel nostro caso dopo circa 3 anni e mezzo siamo stati contattati da una donna lesbica, sposata con una donna e con due figli loro. Aveva letto la nostra storia e le era piaciuta. Voleva aiutare una coppia gay e così aveva pensato a noi. 6) quindi si parte con l’avventura che viene tracciata passo per passo dall’amministrazione preposta ai controlli. La gestante entra in ospedale e già è noto all’autorità sanitaria che lei partorirà un bambino non legato a lei geneticamente ma che lei aiuterà a nascere. 7) il riconoscimento formale della genitorialità della coppia dei cosiddetti “intended parents” avviene solo dopo una sentenza del tribunale che, dopo aver esaminato che il percorso si è svolto nel rispetto della legge (e quindi di tutti i punti precedentemente elencati), sentenzia che si può emettere il certificato di nascita indicando come genitori gli “intended parents” (ed infatti nel certificato canadese dei nostri figli ci siamo noi due come genitori). Ecco. Ho voluto essere molto dettagliato perché penso fermamente che la legge canadese sia una buona legge che non prefigura madri a cui vengono sottratti bambini ma donne che volontariamente e gratuitamente donano la possibilità a dei bambini (che non sono loro figli) di venire al mondo. bambini che, senza questa legge, non sarebbero mai nati.
In questo video lui e Dario De Gregorio raccontano la loro vita. Intorno al minuto 24′ parlano anche del loro essere cattolici. Andrea è stato colpito dai toni quasi sempre rispettosi con cui le persone del blog intervengono su argomenti spinosi avendo convinzioni radicate a volte anche molto diverse. Avrà anche lui – come chiunque – lo spazio per dire la sua.
Credo sia davvero una bella possibilità conoscere da vicino, non attraverso i media, la vita reale di Andrea Dario e dei loro tre figli. Io mi accorgo di non saperne nulla: per esempio come si chiamano in famiglia, entrambi papà? Quale parrocchia li ha accolti per il battesimo e per il catechismo?