Le lettere di Nuccio Gambacorta – Vanità
Stavolta voglio parlare di vanità forse perché m’ha colpito la canzone recente di Giorgia che per l’appunto tratta questo tema così controverso. L’argomento è stato trattato anche nella pittura e nelle arti in genere ed esiste tutto un repertorio di immagini che indica la bellezza della vita accanto alla sua inevitabile caducità. Opulenza e voluttà spesso sono accostate a quello che è il simbolo tipico del destino umano : un freddo teschio. Ma mettiamoci d’accordo sul significato della parola “vanità” mettendo da parte stavolta il risvolto morale o religioso che tale termine può contenere. Socialmente parlando l’esistenza del comportamento futile e superficiale potrebbe avere qualcosa di positivo se pensiamo a quel settore dell’economia che affonda le sue radici nel campo della cosmesi o della moda, “beni” vanitosi per eccellenza ma utili al bilancio economico del paese. Non voglio immaginare le conseguenze di un mondo dove le donne decidessero di andarsene in giro vestite di stracci e gli uomini non usassero più raffinati dopobarba o pregiati bagnoschiuma dalle fragranze rare. Per non parlare poi di prodotti che, a torto o a ragione, mantengono la pelle tonica e prevengono la calvizie. Ma c’è pure l’ industria automobilistica che sollecita il bisogno di possedere l’ultima fuoriserie sfornando nuovi modelli di macchine in continuazione l’ultima delle quali potrebbe anche volare trasformandosi in elicottero ! Essendo artista è chiaro che per me la vanità può aver attecchito nel mio personale culto della bellezza, ovvero nella ricerca estenuante di un qualcosa che soddisfi il mio gusto estetico a scapito dei contenuti insiti nell’essere umano e voler essere “belli” indica chiaramente il bisogno di sentirsi bene con sé stessi e anche il desiderio più o meno cosciente di essere ammirati, di attirare l’attenzione. Alla base ci può essere insicurezza poiché l’uomo o la donna sicuri di sè non ricorrono agli svariati mezzi che il consumismo mette a disposizione per apparire sempre al “top” al massimo; perlomeno utilizzano ciò che è essenziale con il giusto criterio e con sano equilibrio. Ma torniamo alla relazione che può esistere tra vanità e bellezza. A che serve curare il proprio corpo fisico visto che tutti siamo destinati a morire? e aggiungo, a che pro studiare tenersi informati, aggiornarsi se poi con l’età spesso arriva l’arteriosclerosi o nella peggiore delle ipotesi la demenza senile?
Allora pervengo ad una affermazione: una moderata dose di vanità è necessaria per vivere qui, ora , adesso, pena l’angoscia e il tormento di sprofondare nella depressione esistenziale di chi abita un corpo di carne con sofferenza o addirittura col desiderio di sbarazzarsene al più presto. E poi ricordiamoci che c’è un tipo di vanità “culturale” tipica di chi fa sfoggio di belle parole, oratori impeccabili, trascinatori di folle, persuasori occulti, gente “tutto fumo e niente arrosto” che ama esibirsi per puro autocompiacimento, questa sì che rappresenta un pericolo vero e proprio perchè può mietere molte vittime tra gente fragile, povera, bisognosa d’aiuto, che si fa ammaliare dal richiamo per le allodole. Nel campo della politica e non solo, ce ne stanno di questi personaggi vanitosi e…pericolosi da cui bisogna scansarsi con forza e decisione. Dunque la vanità ha diversi aspetti e bisognerebbe studiarli tutti separatamente.
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