MIO Anno II n. 8/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – La curia contro la pedofilia
Mauro Leonardi (Como 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù. Il compenso di questo numero va a una ragazza di una famiglia numerosa che ha bisogno di cure mediche.
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Caro don Mauro, ho visto il suo intervento lunedì sera su La7 e devo dire che secondo me il Papa e lei state esagerando nel parlare della pedofilia dei preti. Poi succede come al nostro Sepe, una bravissima persona, ti essere calunniato per una presunta storia di trent’anni fa. Sappiamo tutti che, molto prima che nelle chiese, la vera pedofilia avviene in famiglia, nei circoli sportivi, nelle scuole. Così facendo Francesco infanga un sacco di preti bravissimi. (Antonio, Torre del Greco)
La durezza sacrosanta del Papa contro la pedofilia nella Chiesa nasce dall’esaltazione della Misericordia. Se l’amore di Cristo è dono e gratuità, nella pedofilia la parola amore diventa la più lurida espressione del potere violento e subdolo di un adulto verso un bimbo. Un adulto che, per giunta, vestendo l’abito sacerdotale, ha sul bambino un particolare potere di convinzione e di attrazione. Che, in questo caso, diventa gretta e torbida coercizione. La pedofilia è veramente demoniaca perché attrae un innocente in una rete relazionale malata e squilibrata dove, alla fine, la piccola vittima finirà per sentirsi colpevole. Perché la cosa più brutta di questa violenza è che chi la subisce spesso finisce per credere di meritarla e di essere una persona indegna. Sono sentimenti che ti porti dietro tutta la vita: e allora è una fatica enorme riuscire a fidarsi ancora. Perciò, anche se è vero che non è l’unico posto dove c’è la pedofilia, è vero che la Chiesa ha un particolare dovere di cambiare. Oltretutto perché ha il compito, poi, di innescare il medesimo cambiamento nel resto della società.