METRO – Nel nome di Dio in ogni caso
Il 17 febbraio 2017 Papa Francesco ha parlato a braccio all’Università di Roma Tre senza mai pronunciare la parola Dio; il 17 gennaio 2008 Ratzinger avrebbe dovuto fare un incontro simile all’ Università della Sapienza ma venne contestato e l’incontro venne sospeso. Il discorso mai pronunciato venne letto dal prorettore di allora e chiunque può verificare che nel suo scritto il nome di Dio ritornava per ben sei volte. È meglio parlare di Dio ma solo in ipotesi o è meglio essere presenti davvero rinunciando ad essere “parlatori di Dio” perché si è operatori di pace come il Papa ha dimostrato di essere parlando con gli studenti? Chi lamenta l’assenza del nome di Dio in Bergoglio non accetta che per entrare in dialogo con il mondo bisogna seguire il suo esempio. Il primo comandamento che Dio dà è che, siccome “io sono il Signore Dio tuo”, allora non mi devi nominare invano. Che significa non solo che non lo dobbiamo bestemmiare esplicitamente ma che parlarne senza che la nostra vita rispecchi la sua presenza in noi equivale a bestemmiarlo. Dio vuole con noi un rapporto d’amore: per questo vuole entrare nella nostra vita prima che nelle nostre parole. Dio si è fatto pane perché non dovessimo chiederci di continuo se è o no a tavola: il pane c’è sempre anche se non c’è nel menù.
Questo è l’originale dell’articolo pubblicato oggi da Metro